Covid -19. Superstizione e fede

L’Osservatore Romano del 13 maggio scorso, in un articolo di Giulio Albanese “Quando la superstizione sostituisce la fede”, mette in evidenza una pericolosa deriva religiosa – e culturale – che non è solo africana. Gruppi di ispirazione pentecostale del Kenya, Zimbabwe, Sudafrica, sostengono tra i propri fedeli che il covid-19 sia una forza spirituale del male. Nel nostro mondo si sta svolgendo quindi una vera e propria guerra tra le forze del bene e quelle del Maligno (il corona virus è infatti un demonio). Chiudere i luoghi di culto e applicare le misure di sicurezza diventa una operazione non solo ingiusta ma contraddittoria perché, secondo costoro, proprio nelle assemblee dei fedeli si raggiunge la “guarigione” sia delle anime che dei corpi.

Queste farneticazioni hanno influenzato anche comunità cattoliche africane, che hanno usato lo stesso linguaggio di “guerra spirituale”. Riporta il giornalista:

”… è stato lo stesso presidente della Tanzania John Pombe Magufuli, che si dichiara fervente cattolico: mutuando espressioni comuni nel linguaggio pentecostale, ha spiegato che il covid-19, «non può sopravvivere nel Corpo di Gesù (e) sarà bruciato». Nonostante che il suo governo abbia raccomandato di rispettare le norme igieniche più rigorose per contrastare la pandemia, il presidente tanzaniano ha pubblicamente dichiarato che le chiese o le moschee non sarebbero state chiuse perché è qui che è possibile incontrare Dio e la «vera guarigione» (uponyaji wa kweli).”  

Ecco che allora il coronavirus è un demone (shetani) e la frequentazione in massa dei luoghi di culto la contro risposta ad esso più incisiva e radicale.

Questo modo di ragionare non è limitato né al continente africano né alla galassia protestante ma riguarda da vicino anche il tradizionalismo cattolico europeo ed americano, che più volte ha sostenuto come il nostro pianeta sia oggi il terreno di scontro tra il Bene ed il Male, di cui il virus è una inquietante espressione.

Una lucida manifestazione di questo modo di intendere la malattia si ritrova nell’intervista rilasciata dal vescovo Viganò (La pandemia del coronavirus secondo i tradizionalisti). Questa intervista ricalca sostanzialmente la posizione religiosa di Samuel, ministro di una comunità nigeriana, il quale ha inviato un messaggio ai suoi seguaci confermando loro che la punizione divina, attraverso l’azione nefasta del virus, era indirizzata nei confronti del peccato e dei peccatori.
Samuel, come monsignor Viganò e i tradizionalisti cattolici, conduce una lettura della Bibbia “letterale” e invita a leggere Levitico 26, 14-16, e Isaia 26, 20-21. In questi – ed in altri brani- viene data la parola ad un dio che maledice delle più terribili disgrazie chi ”non obbedirà alla voce del Signore suo Dio e non cercherà di eseguire tutti i suoi comandi  e tutte le sue leggi che Io oggi vi prescrivo” Deuteronomio 28,15.

Dall’irrazionalismo di una fede viene negata qualsiasi ricerca scientifica e, probabilmente, l’unico dialogo possibile resta la  crescita e la diffusione progressive di competenze critiche e metodologie interpretative tolleranti, che prendano spazio e sostanza nella società civile, in modo da restringere la possibilità di manipolazione e l’indottrinamento cieco.

In conclusioni facciamo nostra la parte finale dell’articolo:

 “Rimane il fatto che di fronte a fenomeni pandemici come il coronavirus, il deficit di conoscenze teologiche può sortire effetti molto negativi. Se da una parte è vero che non tutte le chiese pentecostali hanno assunto un atteggiamento fideistico rispetto al dilagare del virus in Africa, dall’altra, quando un cristiano attribuisce a una punizione divina la diffusione di un’epidemia o il verificarsi di qualsiasi altra calamità, di fatto declassa la propria fede ad una sorta di pratica superstiziosa con un dio che evoca le capricciose divinità pagane. A scanso di equivoci è bene rammentare l’insegnamento di Gesù di Nazaret in riferimento a Dio Padre che «fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 45).”

L’immagine in evidenza è tratta da iltascabile.com

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