A 100 anni dalla nascita di Giovanni Paolo II /1

A ricordo dell’evento Ferdinando Adornato, scrittore e opinionista, e Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Evangelizzazione, vengono intervistati dal Foglio (17 maggio), in un dialogo a due voci. Karol Woytila, morto nel 2005 e canonizzato nel 2014, diventa papa nel 1978, il primo papa non italiano dal 1523 ed il primo proveniente dai paesi dell’Est Europa. Per 27 anni, un lunghissimo pontificato, governa la Chiesa cattolica, attraverso 14 encicliche e memorabili discorsi.

La due pagine intere del giornale dedicate all’intervista sono state assai deludenti perché hanno fornito, prevalentemente, idee soltanto generiche su quali fossero gli aspetti specifici del pensiero di Giovanni Paolo II in merito alla teologia, alla filosofia, alla visione del mondo. E’ stata proposta una ricostruzione penosamente apologetica, priva di approfondimenti, infarcita di slogan indefiniti e ambigui, carente di una qualsiasi analisi critica sugli aspetti (noti e assodati anche nella pubblicistica cattolica) dell’operato di questo papa, ma tralasciati totalmente nel ricordo dei due interpreti, tra l’altro in sintonia quasi totale (al punto tale che sarebbe bastata una sola voce).

Con fatica, alcuni sprazzi di concretezza narrativa non idealizzata si intravedono qua e là, per esempio quando monsignor Fisichella ricorda l’entusiasmo delirante dei fedeli ed il papa, con la croce in mano, sul sagrato di San Pietro, che grida: “Non abbiate paura!  Aprite la porta a Cristo” (1981). Oppure quando, sempre nel 1981, il giovane sacerdote Fisichella, professore alla Università Gregoriana, nel suo primo incontro col papa, a domanda risponde di insegnare Teologia Fondamentale: ”Ah, Teologia Fondamentale! – e poi col pugno chiuso cominciò a dire: “Devi combattere, devi combattere”. Aveva ancora una visione apologetica della Teologia Fondamentale, vista come una grande difesaricordo che è stato un attore ed i grandi gesti, quasi teatrali, che lui compiva di fronte alle folle…la Croce era da lui ghermita quasi fosse un’arma tra le sue mani.”

Suo malgrado, monsignore ci propone due aspetti di Woytila, il rapporto viscerale, ma studiato, con le grandi folle (spesso caratterizzate dal culto antievangelico della persona) e la religione intesa come battaglia e crociata, aspetti che entrambi gli interlocutori guardano con benevolenza e simpatia. Su quanto superficialmente il messaggio religioso di Woytila sia stata recepito in queste manifestazioni oceaniche e quanto invece più incisiva e coinvolgente sia stata la sua effimera “immagine” segnaliamo il parere di un fervente credente, cattolico romano e tradizionalista, John Waters che è uno dei giornalisti e commentatori più apprezzati in Irlanda, editorialista del The Irish:

Sebbene non ci fossero dubbi sulla sua determinazione a riportare la Chiesa ai fondamenti, Papa Giovanni Paolo II è stato una figura molto carismatica, il cui moralismo senza compromessi era in gran parte compensato dalla sua immagine populista e dal suo essere un viaggiatore globale. Anche se la maggior parte dei commentatori di affari ecclesiastici ha respinto il suo messaggio, ne ha accolto il populismo, celebrato il carisma, e lo ha abbracciato come una vecchia rockstar, il cui dogmatismo occasionale poteva essere trascurato in virtù del suo successo al botteghino.”

E’ emblematica la risposta data alla domanda centrale posta dalla redazione: “Il pensiero di Giovanni Paolo II è oggi storia o attualità?”. Monsignor Fisichella, dopo aver avvertito che ha scritto un libro sulla teologia del papa (purtroppo non ne accenna alcun concetto), risponde che il pontefice deve essere ricordato soprattutto per le sue encicliche, in cui ebbe “grandi intuizioni” (quali?) a cui cercò di stare dietro con i fatti e “…fin dall’inizio del suo pontificato ebbe chiaro di voler condurre la Chiesa nel Terzo millennio della sua storia ed a questo erano orientati i suoi pensieri e le sue azioni.” I lettori ne sanno quanto prima. “Partiva dalle sue intuizioni a cui cercava di dare un programma attuativo per dare alla Chiesa una nuova presenza nel mondo, una identità forte, un rinnovato anelito di speranza.”: ci resterà la curiosità di sapere in che cosa consisteva questa “identità forte”.

Monsignor Fisichella conclude: “Per capire in profondità (Giovanni Paolo II) non bisogna dimenticare che Woytila era un poeta. Questa è la vera chiave interpretativaWoytila è stato capace di esprimere la ricchezza della liberazione cristiana col linguaggio poetico. Questo è un dato fondamentale…Woytila è stato filosofo e teologo ma è stato il suo essere poeta a fornirgli la grande dote di leggere in profondità l’Uomo…” Testuale, compreso l” l’Uomo “ con la maiuscola, che solo un modo di pensare metafisico può credere che esista nella realtà. Adornato segue a ruota con: “…di un filosofo si può chiedere se è attuale o meno, il poeta invece per definizione è eterno.” Colpisce come in due, un laico e un membro del clero, non siano riusciti a definire in maniera chiara e comprensibile qualcuno dei tratti caratteristici della teologia di Woytila, teologia che possiede una sua identità precisa, evidenziata soprattutto se confrontata con testi e innovazioni emersi dal Vaticano II e col successivo sviluppo della ricerca teologica contemporanea, non allineata al tradizionalismo.

La parte finale del dialogo-monologo riguarda due dei temi su cui Woytila si è confrontato nel rapporto col mondo, la questione dell’identità dell’Occidente e la necessità di governare la globalizzazione. Commentiamo solo il primo in cui Adornato riconosce al Pontefice polacco di “…aver posto la domanda chiave: l’homo europeus è in grado ancora di far riferimento ai valori della propria civiltà per camminare nel Terzo Millennio oppure i totalitarismi che hanno dominato il Novecento li hanno resi inagibili?”. La domanda è tendenziosa perché non vengono identificati i valori a cui ci si riferisce, ma, poi, Adornato aggiunge che l’Europa ha risposto negativamente, rifiutando di inserire le “radici cristiani” nella Convenzione. Solo a questo punto capiamo che i “valori della propria civiltà” sono quelli della religione cristiana, ma, furbescamente (o per ignoranza) Adornato non specifica a quale radice valoriale lui si stia riferendo. A quella del messaggio di Gesù, trasmesso dai Vangeli? Oppure delle prime comunità ebraico cristiane? Si tratta della Chiesa ellenistico-romana dei martiri? Oppure dell’Impero ecclesiale di Costantino, il Tredicesimo Apostolo? Oppure del Papato autocentrato e guerrafondaio dell’anno Mille? Oppure, ancora, della Chiesa purificata e rinnovata dalla Riforma?

Ci fermiamo qui per non parlare dei successivi sviluppi del cristianesimo, il quale, da una radice comune, ha proliferato in alberi diversi ed in parte distanti. Ricordandoci dell’interlocutore, cioè Monsignor Fisichella, con cui si è identificato così bene, supponiamo che si dia per scontato, da parte di Adornato, che esista un solo Cristianesimo e che sia quello della Chiesa cattolica romana, rappresentata da Giovanni Paolo II. Quelle di Giovanni Paolo II restano radici cristiane ma non sono affatto le uniche dell’Europa, anzi. Per quanto riguarda la formazione degli stati nazionali prima, e del concetto di Unità Europea poi, i valori di civiltà a cui fare riferimento sono ben altri rispetto a quelli indicati dai cattolici tradizionalisti, in primo luogo quelli dell’Illuminismo.

Accenniamo succintamente al fatto che, nel singolo individuo, l’Illuminismo antico e moderno ha convissuto e può convivere fraternamente col Cristianesimo di Gesù, fino a poter costituire il tessuto connettivo etico di una intera società, ma si tratta del connubio con il cristianesimo autentico, depurato da fanatismi e superstizioni. L’illuminista Kant per noi resta l’esempio di colui che è riuscito a conciliare razionalmente il doveroso laicismo civile con l’essenza del cristianesimo, ed a fondare un’etica che tiene conto di entrambi. La fede di Kant riguarda un Dio che è Bene, senza orpelli di chiese contrapposte e di superfetazioni teologiche.

Non ci sono problemi di condivisione e addirittura di amalgama tra la Ragione illuminista e la Fede cristiana, se non con quella fede che è diventata l’ideologia di coloro che, detentori dell’unica Verità, la vogliono imporre a tutti gli altri.

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