Dalla parte di Biden
Molti opinion makers nonché vari esponenti del Partito democratico (recentemente si è aggiunto anche Barack Obama) si stanno dando da fare per convincere Joe Biden a desistere dalla intenzione di partecipare alle elezioni che si terranno a Novembre prossimo per la nomina del 47esimo presidente degli Stati Uniti. Considerano Biden, l’attuale presidente, inadeguato per ricoprire un secondo incarico.
Sorprende il fatto che non venga avanzata alcuna motivazione di carattere politico per sostenere l’inadeguatezza di Joe Biden. Non sarebbe del resto facile, considerato che Joe Biden ha più volte dato prova si possedere alcune delle qualità fondamentali richieste ad un presidente: competenza e saggezza. Raramente gli Stati Uniti hanno registrato una crescita economica pari a quella che si è verificata durante la presidenza Biden: grazie alle misure adottate dal suo governo, in tre anni l’economia Usa è cresciuta molto più di quanto era crescita negli otto anni di governo Obama ed attualmente è la più forte al mondo. Non meno rilevanti i risultati ottenuti sul piano del welfare e dei diritti sociali, grazie ai quali la perdita di consensi per i democratici tra la classe operaia e tra la classe media si è arrestata. Sul piano internazionale la lungimiranza di Biden è dimostrata dal modo in cui finora ha saputo evitare che degenerassero situazioni difficilissime come quella del conflitto russo-ucraino e quella del conflitto israelo-palestinese.
Insomma Joe Biden è certamente uno dei migliori presidenti che gli Usa abbiano mai avuto. Sia per quanto riguarda la politica interna sia sul piano delle relazioni internazionali. Ma gli viene rimproverato un difetto, anzi due: essere avanti con gli anni (neanche l’avversario da battere fosse un giovanotto) e fare ogni tanto dei lapsus.
La gaffe più recente consiste nel fatto che durante una conferenza stampa del vertice Nato, introducendo il presidente dell’Ucraina ha detto: ecco il “presidente Putin” (correggendosi poi prontamente). La notizia di quanto accaduto ha fatto subito il giro del mondo sulla prima pagina di tutti i giornali e ciò ha fatto ingrossare, nel partito democratico, la schiera di coloro che considerano Biden inadeguato a battere Trump.
Sui meriti politici del vecchio Biden (l’economia che va benissimo, la borsa che vola, la disoccupazione azzerata, l’inflazione sotto controllo) non si discute. Ma, si dice, le elezioni sono un’altra cosa. Nelle campagne elettorali conta più il modo di presentarsi, l’apparire, che la sostanza del proprio programma politico.
Forse è proprio questo il punto. La candidatura Biden costringe a cambiare registro. A mettere in primo piano i contenuti, la sostanza. E su questo piano dare battaglia per smascherare il vero programma di Trump che non è quello di fare l’America grande ma di mettere in discussione il sistema democratico.
Quali intenzioni animano il partito repubblicano, e Trump in primo luogo, lo si può ricavare dal programma Project 2025 preparato dalla fondazione Heritage per assistere Trump nel ridisegnare l’America. Il programma prevede che il presidente assumerebbe il potere assoluto sull’esecutivo e avrebbe la facoltà di imporre il proprio volere sulla burocrazia federale. Viene indicata una serie di misure da realizzare nei primi sei mesi del mandato, tra cui: togliere autonomia al Dipartimento di Giustizia, licenziamento per i dipendenti federali che non mostrano fedeltà al presidente. E naturalmente alcune cose tradizionalmente presenti nei programmi dei conservatori come: divieto di aborto, abolizione delle nome contro la discriminazione Lgbtqi+.
Ancora più preoccupante quanto si legge in un articolo comparso sul NYT del 15 Luglio: “Indifferenti alle accuse del 6 gennaio, i Repubblicani portano avanti i piani per contestare una sconfitta nel 2024”. E si dice che i trumpiani si siano già organizzati per ribaltare un eventuale risultato elettorale negativo e per impedire con decisioni amministrative di funzionari politici appositamente nominati la vittoria dei democratici.
Certo, le gaffe di Biden offrono argomenti a Trump per denigrare l’avversario e con lui il sistema democratico (che ha in mente di demolire). Trump metterà in evidenza i limiti di Biden per far passare in secondo piano i propri limiti (che sono enormi), così come utilizzerà l’episodio del fallito attentato (un fatto certamente grave e ha fatto bene Biden a condannare e a mostrare in questa occasione solidarietà a Trump) per mettere sotto accusa le debolezze e i limiti della democrazia facendola passare come un sistema che non è in grado di garantire la sicurezza dei cittadini.
Insomma, è il folle disegno di cambiare natura al sistema politico che dovrebbe seriamente preoccupare i cittadini degli States. Ma gran parte di essi sembra non rendersene conto. E per renderli consapevoli della gravità della situazione Biden è la persona più adatta, come ha recentemente riconosciuto anche il leader della sinistra democratica, il senatore Bernie Sanders, in un intervento pubblicato sul NYT.
“Da oltre due settimane – ha scritto Sanders – i media aziendali si sono concentrati ossessivamente sul dibattito presidenziale di giugno e sulle capacità cognitive di un uomo che ha, forse, il lavoro più difficile e stressante del mondo. I media hanno cercato freneticamente ogni essere umano vivente che non supporta più il presidente e qualche neurologo che vuole apparire in TV. Sfortunatamente, troppi democratici si sono uniti a quella squadra di fuoco circolare. …
Sì. Lo so: il signor Biden è vecchio, è incline alle gaffes, cammina rigidamente e ha avuto un disastroso dibattito con il signor Trump. Ma so anche questo: un’elezione presidenziale non è un concorso di intrattenimento. Non inizia o termina con un dibattito di 90 minuti. …
E con una campagna efficace che parla delle esigenze delle famiglie che lavorano, non solo sconfiggerà il signor Trump, ma lo batterà di gran lunga. È tempo che i democratici fermino il battibecco e le critiche.
… Ma Biden e i suoi sostenitori non dovrebbero mai suggerire che ciò che è stato realizzato sia sufficiente.
Per vincere le elezioni, il presidente deve fare di più che difendere i suoi eccellenti risultati. Deve proporre e lottare per un’agenda audace che parli delle esigenze della stragrande maggioranza della nostra gente — le famiglie lavoratrici di questo paese, le persone che sono state lasciate indietro per troppo tempo.
… Questo è il paese più ricco della storia del mondo. Possiamo fare di meglio. Dobbiamo fare di meglio. Joe Biden lo sa. Donald Trump no. Joe Biden vuole tassare i ricchi in modo da poter finanziare le esigenze delle famiglie che lavorano, degli anziani, dei bambini, dei malati e dei poveri. Donald Trump vuole tagliare le tasse per la classe miliardaria. Joe Biden vuole espandere le prestazioni di sicurezza sociale. Donald Trump e i suoi amici vogliono indebolire la sicurezza sociale. Joe Biden vuole rendere più facile per i lavoratori formare sindacati e contrattare collettivamente per salari e benefici migliori. Donald Trump vuole permettere alle multinazionali di cavarsela sfruttando i lavoratori e derubando i consumatori. Joe Biden rispetta la democrazia. Donald Trump lo attacca”.
Essere dalla parte di Biden significa essere dalla parte di una democrazia che opera per il bene della collettività (americana e internazionale) con saggezza e competenza.
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