Tutti uniti contro l’Europa?

Sui giornali, alla televisione, sui social, ovunque, negli ultimi giorni abbondano le prese di posizione contro l’Europa che, ancora una volta, ci ha “lasciati soli” nell’affrontare le nostre difficoltà. Esponenti di quasi tutti i partiti (sia del governo che dell’opposizione) appaiono, nelle cronache dei mass media, sdegnati verso una Unione Europea rimasta legata a vecchi schemi.

Ultimamente, a questo coro viene associato anche il presidente Mattarella. A nostro avviso impropriamente, facendo uso strumentale del contenuto di un suo recente messaggio agli italiani .

Ma andiamo con ordine.
Nessun discorso, tra quelli che ci è capitato di ascoltare o leggere, parte dalla considerazione che le principali istituzioni europee si sono già mosse in una giusta direzione: sospensione del patto di stabilità con deroghe fino al 20% del Pil, Mes con condizioni meno stringenti e un programma di acquisto di titoli pubblici e privati da parte della Bce per 750 miliardi (su questo un nostro articolo precedente). Insomma hanno messo sul piatto una quantità di denaro come non si era mai visto: circa 1.500 miliardi di euro, cui potranno accedere tutti i paesi dell’eurozona che avranno bisogno di aiuti per superare l’emergenza coronavirus.
Certo, tutto ciò, con molta probabilità, non è ancora sufficiente. Bisognerà prendere ulteriori iniziative comuni, superando alcuni vecchi schemi che sono ancora presenti nell’attuale organizzazione dell’Unione Europea. È questo, infatti, che ha detto il presidente Mattarella. Né più né meno. Ovvero una cosa di buon senso, dopo aver riconosciuto che l’Unione Europea ha già fatto, nell’attuale drammatica situazione, cose importanti e positive.
Ecco infatti le parole pronunciate da Mattarella nel suo discorso agli italiani del 27 03 2020:

Nell’Unione Europea la Banca centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto decisioni finanziarie ed economiche importanti e positive sostenute dal Parlamento europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni. Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni del nostro continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno prima che sia troppo tardi la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori della Unione ma è anche nel comune interesse”.

È evidente che parlare di vecchi schemi ancora presenti in alcune istituzioni europee, come fa Mattarella, non equivale ad esprimere un giudizio negativo sommario sulla UE. Si tratta di una critica a quanto di ancora vecchio permane negli organismi dell’Unione e in particolare nel “Consiglio dei capi dei governi nazionali”, che tutti gli europeisti oggi vorrebbero venisse superato con la costituzione di un vero e proprio governo europeo espressione del Parlamento che i cittadini dei paesi membri eleggono ogni cinque anni (cosa che in realtà i cosiddetti sovranisti, anche quelli nostrani, non vogliono).

Il primo problema, in questo momento, sarebbe pensare come spendere i soldi messi a disposizione dalla Bce e dalla Commissione, prima ancora di pensare come farli aumentare. E che potranno aumentare non lo mette in discussione nessuno (la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il 12 marzo, nel presentare le misure UE per affrontare l’emergenza coronavirus, ha detto: “Concederemo la massima flessibilità sul patto di Stabilità e gli aiuti di stato. … Siamo assolutamente pronti ad aiutare l’Italia con tutto quello di cui ha bisogno”. E il commissario europeo all’economia, Paolo Gentiloni, ha spiegato che “le decisioni di oggi non saranno le ultime che la UE adotterà per questa emergenza”).

Certo, c’è ancora in sospeso la questione eurobond, sulla quale al momento ci sono divergenze tra i paesi membri.
Ma da qui a sostenere che questa Europa non è un luogo di solidarietà  o minacciare che se questa Europa non vara subito gli eurobond allora “faremo da soli” (come ha avuto la presunzione di dire il nostro primo ministro) ce ne vuole. Lasciamo soli Salvini e Meloni a dire queste sciocchezze.

Pertanto, non si può non essere concordi con una delle poche voci che in questi giorni non si è associata al coro di cui sopra, ovvero con quanto scritto da Francesco Cundari in un articolo apparso sul giornale online Linkiesta del 28 marzo, dal titolo: “Lo strano caso dell’unità nazional-populista contro l’Europa (e per il Venezuela)”, al quale rimandiamo con questo link.
Ci limitiamo a riportare qui un passaggio particolarmente significativo di quel testo:

A costo di passare per guastafeste, però, bisogna pur segnalare un’insidia, nel terreno comune su cui in Italia, peraltro già da diverse settimane, paiono essersi ritrovate tutte le forze politiche, da Pd e Movimento 5 stelle fino a Lega e Fratelli d’Italia. Da un lato, infatti, l’intero dibattito politico sembra un’asta in cui, quale che sia il problema da risolvere, il comparto produttivo in crisi, la categoria sociale da tutelare, maggioranza e opposizione si sfidano a chi spara la cifra più esorbitante, e questo da ben prima dello scoppio dell’epidemia; dall’altro, ci s’indigna perché i paesi europei con i bilanci più solidi mostrano qualche riserva sulla nostra affidabilità.
Ma se le conseguenze economiche dell’epidemia sono che avremo più soldi per tutti, per i lavoratori e per i disoccupati, per le imprese e per le famiglie, per i professionisti e per i nullatenenti, neanche avessimo vinto al totocalcio, e l’unico ostacolo sulla via del paese di Bengodi è rappresentato dall’Europa, è ragionevole pensare che l’opinione pubblica finirà per dare ragione a Matteo Salvini, il quale non fa che portare alle estreme conseguenze un simile discorso, concludendone che, se il problema è l’Europa, tanto vale uscirne. Si capisce che un minuto dopo l’Italia non farebbe la fine della Grecia, come si diceva nel 2011, ma la fine del Venezuela
”.

Con la logica conclusione:

“In questo contesto, accreditare sin d’ora l’idea che tutti i nostri problemi dipendano semplicemente dall’Europa significa preparare una miscela esplosiva”.

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