Pregare al tempo del coronavirus

Un bell’articolo della giornalista Rolla Scolari è stato pubblicato oggi sul giornale online Linkiesta. Il titolo recita: “ Pregare da soli. Anche la religione si adatta al coronavirus”.

L’autrice racconta come “le funzioni religiose sono state stravolte dall’epidemia, e tutti i culti stanno concedendo strappi alle regole mai visti prima d’ora”.

Il comandamento assoluto di questa nuova era (ovvero la minaccia sanitaria e il distanziamento sociale) –dice Rolla Scolari – spinge “i leader delle tre religioni monoteiste ad appoggiare misure che fino a qualche settimana fa sarebbero state impensabili”.
E così:
in Israele ci sono rabbini che permettono di celebrare i riti legati all’inizio della Pasqua ebraica (8 aprile) in videoconferenza e, cosa ancora più inusuale, di tenere accesi gli smartphon nei giorni di festa (per poter ricevere le notifiche sulle disposizioni del governo);
in Arabia Saudita vengono sospesi i pellegrinaggi alla Mecca e Medina e anche in Iran i santuari solitamente molto affollati sono stati chiusi;
ovunque, nelle sinagoghe come nelle chiese e nelle moschee, sono proibiti gli incontri collettivi per la preghiera;
e oggi papa Francesco prega in una Piazza S. Pietro completamente vuota “per invocare la fine della pandemia”.

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