Resilienza europea
Extraordinary times require extraordinary action. There are no limits to our commitment to the euro. We are determined to use the full potential of our tools, within our mandate.
Questo il tweet postato da Christine Lagarde qualche giorno fa dopo una riunione d’urgenza del Consiglio di amministrazione della Bce, da lei presieduto, che ha varato l’avvio di “un nuovo programma di acquisto di attività temporanee di titoli del settore pubblico e privato per contrastare i gravi rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria e le prospettive per l’area dell’euro rappresentate dall’epidemia e dalla crescente diffusione del coronavirus, Covid-19. Questo nuovo programma di acquisto di emergenza pandemica avrà una dotazione complessiva di 750 miliardi di euro“.
A fine riunione la presidente ha dichiarato (come poi ribadirà nel tweet sopra riportato): “Non ci sarà alcun limite pur di salvare l’euro”.
Dal canto suo, anche la Commissione europea ha messo sul tavolo alcuni strumenti importanti: la sospensione del Patto di stabilità, per cui ogni paese vi può derogare fino al 20% del proprio pil (per l’italia vuol dire poter spendere fino a 350 miliardi); poi c’è la possibilità di ricorrere al Mes, ovvero al Fondo europeo di stabilità, a condizioni molto meno stringenti di prima. E non va dimenticato il fatto che fino alla fine del 2020 resta in vigore il meccanismo del quantitative easing voluto da Draghi.
Insomma, da un lato l’acquisto massiccio (si potrebbe
dire senza limiti) da parte della banca centrale di titoli di stato per
sopperire alla mancanza di liquidità e permettere ai singoli governi di attuare
piani di espansione fiscale e, dall’altra, la possibilità per i paesi membri di
programmare il proprio sviluppo senza l’incubo della procedura di infrazione e
disponendo di un Fondo cui attingere per realizzare adeguati sostegni
all’economia.
Il presidente del Parlamento europeo, l’italiano Davide Sassoli, commentando
gli orientamenti espressi dai vertici delle istituzioni europee, ha detto: “Siamo
all’emergenza, dobbiamo salvare vite, garantire funzionalità agli ospedali,
imprimere un forte sostegno alla ricerca del vaccino, e far sì che le aziende
abbiano la liquidità necessaria a superare questa fase in cui sono ferme.
Adesso è il momento di spendere i soldi. I paesi
adesso devono spendere. E possono farlo. Non hanno più il vincolo del Patto di
stabilità e degli aiuti di stato. Quindi: forza!”.
E va ricordato che la presidente Ursula von der Leyen, presentando le misure
della Commissione, ha già detto che si tratta solo dell’inizio, per rispondere
all’emergenza. Ma si sta già pensando ad un secondo tempo, a misure “inedite”
per sostenere la ripresa. Ad esempio si sta discutendo sulla proposta fatta
dall’Italia, insieme alla Francia, della emissione di “corona bond”.
L’Europa quindi c’è eccome e fa egregiamente la sua parte, con spirito di resilienza, mostrando di considerare che, nella drammatica situazione attuale, non solo è necessario resistere ma è anche opportuno incominciare a pensare a come rialzarsi, al dopo, alla ripresa, a come venir fuori da una possibile recessione economica che, si teme, possa essere molto dura.
Ed ora i sovranisti e gli euroscettici di tutte le specie (da noi in particolare la Lega, Fratelli d’Italia e buona parte del M5s) dovrebbero (se presso di loro avesse cittadinanza l’onestà intellettuale) ammettere semplicemente di essersi sbagliati nei loro giudizi sul ruolo dell’UE.
E invece non solo non è così ma, noncuranti del senso del ridicolo, rivendicano addirittura di avere qualche merito riguardo le decisioni europee. Un esempio per tutti, quello dei due consiglieri economici di Salvini nonché presidenti delle commissioni Finanza e Bilancio del Senato: Alberto Bagnai e Claudio Borghi. Essendo rimasti un po’ spiazzati dalle decisioni della Bce e della Commissione europea (che hanno sempre considerato istituzioni inutili e/o dannose) ritrovandosi quindi senza argomenti per continuare a muovere attacchi ai “burocrati di Bruxelles”, hanno twittato cose del tipo: “Ci siamo fatti sentire: hanno ascoltato” (Borghi) e “Come da me chiesto interviene direttamente la Bce” (Bagnai).
È altamente improbabile che i nostri leghisti abbiano avuto una qualche influenza sulle decisioni della Bce e della Commissione europea. Nel Parlamento europeo la Lega siede in un gruppo di recente costituzione, l’ID (Identità e Democrazia), insieme ai nazionalisti francesi del Rassemblement Nazional e ai tedeschi dell’AfD (i cui membri fanno spesso palesemente professione di razzismo e antisemitismo). Questo gruppo non ha rappresentanti nella Commissione europea presieduta dalla Von der Leyen e nessuno dei 14 vice-presidenti del Parlamento e nessuno dei 20 presidenti di commissioni proviene da tale gruppo.
Vale la pena ricordare, a commento del tutto, quanto ha detto l’ex premier ed ex presidente della Commissione europea Romano Prodi a proposito della decisione presa dalla Bce: “Oggi è una buona giornata per chi ama l’Europa ed è una giornata non buona per chi l’Europa non la ama”.
Comunque, tutta la questione del ruolo che ha e che potrà avere l’UE nel favorire il superamento della drammatica contingenza determinata dalla tempesta coronavirus nei paesi dell’eurozona è una conferma del fatto che l’importanza dell’Unione la si riesce a cogliere appieno proprio in momenti come quelli che stiamo vivendo, quando nessuno può dire di potercela fare da solo e non ha senso andare in ordine sparso. Basta pensare alla ingente dotazione di risorse (complessivamente circa 1.500 miliardi di euro) che l’Europa unita sta mettendo in campo e le teorizzazioni sovraniste appaiono in tutta evidenza come delle autentiche sciocchezze.
Ora c’è da augurarsi che le istituzioni italiane, sulla scia di quanto avviene a livello di istituzioni europee, mostrino anche loro un atteggiamento resiliente e incomincino a programmare la ripresa sia economica che sociale del nostro paese.
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