LA SVOLTA NELLA CRISI DI GOVERNO
Whatever it takes

L’approdo al quale è giunta la crisi di governo, ufficialmente aperta il 13 gennaio con le dimissioni delle ministre Bonetti e Bellanova, viene giustamente giudicato da molti un buon approdo, anzi il migliore possibile.

Comunque la si pensi, è un dato di fatto che nel breve giro di tre settimane l’Italia si è liberata dall’incubo di vedere sprecata l’occasione storica offerta dalla Commissione Europea, con il Next Generation Eu, per rimettere in sesto l’economia del Paese e preparare il futuro delle nuove generazioni.

Oggi i principali organi di informazione, quasi tutti, pullulano di articoli che parlano della grande prospettiva che si apre per il nostro Paese con l’incarico conferito dal Presidente Mattarella al prof. Mario Draghi per la formazione di un nuovo governo: se Draghi riceverà la fiducia del Parlamento – si dice-  finalmente l’Italia potrà contare su un esecutivo di alto profilo per affrontare con serietà e competenza le tre emergenze che il Capo dello Stato ha così elencato: quella sanitaria, quella sociale e quella economica.

Un punto sul quale però sarebbe necessario riflettere riguarda il fatto che alla apertura di questa grande prospettiva si è giunti nonostante sia mancato il sia pur minimo contributo di quegli stessi organi di informazione, quasi tutti, che oggi vi plaudono.

E c’è di più, la possibilità che si aprisse questa nuova prospettiva è stata, sempre dagli stessi organi di informazione, apertamente ed attivamente ostacolata, raccontando diffusamente dell’irresponsabilità, dello scarso senso del bene comune di chi ad aprire quella prospettiva stava lavorando attivamente e dichiaratamente (con impegno e acume politico, aggiungiamo noi. Altro che irresponsabilità).

In altri termini: in che modo si conciliano le invettive contro chi ha creato le condizioni perché venisse affidata la guida del governo al prof. Draghi con l’affermazione che il prof. Draghi è la persona giusta per salvare il Paese dalle tre urgenze che il governo precedente non aveva saputo affrontare?

Questa contraddizione non è cosa da poco per chi fa (o dovrebbe fare) il mestiere di informare, perché così non si aiutano i cittadini a farsi una autonoma opinione su ciò che accade. Per fortuna qualche giornalista non è caduto nella contraddizione di cui sopra ed ha quindi le carte in regola sia per essere credibile quando esprime soddisfazione per l’approdo cui è giunta la crisi politica (incarico a Draghi) sia per raccontare come sono andate le cose (dal suo punto di vista, naturalmente). È il caso ad esempio del direttore del quotidiano online Linkiesta, Christian Rocca, al cui editoriale del 03 02 2021 rimandiamo, riportando qui di seguito alcuni passaggi:

 Da LINKIESTA  del 3 Febbraio 2021

L’Italia si merita il governo Draghi, grazie al whatever it takes di Renzi

Mario Draghi, capolavoro. La crisi di governo ha preso la piega migliore possibile per il paese, una svolta favolosa che può aver colto di sorpresa solo chi ha vissuto di veline di Casalino e del Nazareno o si è illuso di forgiare la leadership politica di un mediocre avvocato di provincia. Qui, soltanto qui su Linkiesta, avete letto che la crisi invece era benedetta e che l’obiettivo e l’urgenza erano innanzitutto la sostituzione di Conte e di Casalino.

Ci siamo arrivati. Finalmente potremo avere un governo di alto profilo, senza mezzecalzette, adeguato al compito di far ripartire l’Italia. Altro che mossa irresponsabile.

La scelta è del presidente Sergio Mattarella. Il merito è di Matteo Renzi e del suo whatever it takes, inutile far finta di niente. Con un colpo solo, il senatore ha fatto cadere l’avvocato del popolo, che ora potrà dedicarsi con Casalino all’arte nobile dell’autobiografia, ha cancellato il grottesco partito di Conte e tutti quei sondaggi insufflati da Rocco e associati che hanno popolato talk show e prime pagine, ha travolto la stravagante alleanza strategica Pd-Cinquestelle e ha ridicolizzato la resa politica di Zingaretti e Bettini e Orlando al populismo manettaro e mancettaro dei babbei a cinquestelle.

Da solo contro tutti, facendo un “casino organizzato” come il mitico Varese di Eugenio Fascetti, compreso un rinascimentale autogol a Riad, Renzi ha costruito le condizioni perché il sistema politico italiano si affidasse a Mario Draghi, l’uomo che prima ha salvato l’Euro e poi ha fatto una buona impressione a Di Maio.

Lasciate stare la narrazione di quelli che fino a ieri hanno spiegato che la mossa di Renzi era quella del caciocavallo, che cercava posti per Maria Elena Boschi, che avrebbe accelerato il Conte ter, detto anche il Trisconte, perché qualsiasi cosa scriveranno e diranno nelle prossime ore non scriveranno e non diranno l’unica che conta e cioè che Renzi voleva esattamente questo esito, Draghi a Palazzo Chigi e Conte a Volturala-a-appula, pur giocando d’azzardo e non sapendo che ci sarebbe davvero riuscito, anche perché non poteva immaginare quanto fossero pippe i suoi interlocutori.

(continua a leggere Qui)

p.s.:
Se le forze politiche presenti nel Parlamento italiano, in particolare quelle che hanno sostenuto l’inconsistente governo Conte bis, dovessero in qualche modo, per meri interessi di partito, non favorire la formazione e il varo del governo Draghi, il mondo guarderebbe al nostro Paese con incredulità e per le tre emergenze indicate dal presidente Mattarella si aprirebbe una prospettiva veramente drammatica.

La foto in evidenza è tratta da: ilfattonisseno.it

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