A TUTTI COLORO CHE DESIDERANO LA PACE
Come possiamo fermare i carri armati russi senza usare le armi?
È la domanda posta dal vescovo cattolico di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, nel corso di una conferenza stampa tenuta giovedì scorso al termine di un incontro con papa Francesco in Vaticano.
Shevchuk ha parlato a nome di tutti i rappresentanti religiosi del Paese aggredito dalla Russia, raccolti nel Consiglio delle Chiese (che ha al suo interno 15 realtà ortodosse, cattoliche, evangeliche, ebraiche e musulmane), ricordando che essi continuano a pregare per «una pace giusta». È stato anche confermato che gli ortodossi un tempo legati a Kirill si sono staccati dal patriarcato di Mosca (schierato con Putin).
Il cuore dell’intervento dell’arcivescovo Shevchuk è nella risposta che ha dato alla domanda su come i capi religiosi ucraini valutano l’invio di armi da parte occidentale. “La guerra – ha detto il presule – è sempre una sconfitta dell’umanità, un orrore, e deve essere condannata in sé stessa. Io ho insegnato morale per tanti anni. Ma quando ho visto le fosse comuni, i cadaveri delle donne e dei giovani, ho pensato alla dottrina cattolica che avevo insegnato e mi sono chiesto: cosa possiamo fare adesso per fermare l’aggressore? Come possiamo proteggere la vita? Come possiamo fermare i carri armati russi senza usare le armi?
È una domanda aperta e se voi lo sapeste, vi saremmo grati della risposta”.
Secondo Shevchuk, gli ucraini sono «costretti alla autodifesa. Ovviamente questa autodifesa deve essere proporzionata. Non sono un esperto militare e non so dire se adesso l’invio delle armi è proporzionato o no, ma aspettiamo che il mondo ci aiuti per difenderci perché da quando siamo stati aggrediti non abbiamo avuto i mezzi per la difesa”.
Importante anche il seguente passaggio dell’intervento dell’arcivescovo, che ha ribadito di parlare a nome delle altre chiese presenti in Ucraina: “Come Consiglio delle Chiese abbiamo fatto appello al mondo per avere la possibilità di difendere il nostro cielo, abbattendo i missili russi. Quando si abbatte un missile, non muore nessuno né in Ucraina né in Russia. Ma quando un missile cade su una città, i morti e i feriti si contano a centinaia”.
Quali dovrebbero essere, è stato anche chiesto, le condizioni per una pace giusta?
Shevchuk ha risposto in questi termini: se ne è parlato nell’incontro con il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin…. La prima condizione è la liberazione del territorio entro i confini riconosciuti dal diritto internazionale. Questo significa liberare la gente, che vive sotto l’occupazione e subisce angherie e torture di ogni genere.
Negli incontri di questi giorni in Vaticano si è parlato anche dei bimbi deportati.
Per i cattolici, per le ong di pace e non violenza, per lo stesso papa Francesco si tratta di riflettere per evitare “il principio non negoziabile” del “No alle armi” e poter accedere al “discernimento”, necessario a valutare i singoli casi.
L’immagine in evidenza è tratta da: ilmessaggero.it
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