LA FIGURA DEL “PAPA EMERITO” BENEDETTO XVI /5
Silenzio assordante
Molti dei giudizi che stimati opinionisti hanno espresso sulla figura di Benedetto XVI nei giorni seguenti la sua morte sono accomunati da una superficialità e un conformismo che lasciano francamente perplessi. Un esempio è dato dai numerosi richiami ed elogi riservati al cosiddetto “silenzio” del Papa emerito.
Massimo Franco, sul Corriere Della Sera ha scritto: “In quei miei incontri con Papa Ratzinger al Monastero, mi disse: «Cerco di parlare soprattutto con il silenzio»”. Sempre sul Corriere Della Sera, Andrea Riccardi, dopo aver parlato di Ratzinger come di un uomo di fede e un grande intellettuale, dice che la sua figura interroga e interessa ancora “nonostante i dieci anni trascorsi nel silenzio”. Sull’Avvenire, Mimmo Muolo definisce gli otto anni trascorsi da Ratzinger sulla Cattedra di Pietro “Il tempo della parola” e i quasi dieci da Papa emerito come “il tempo del silenzio” … Quasi un ‘martirio della pazienza’ il suo farsi muto”.
Sono giudizi che lasciano perplessi perché i fatti ci consegnano una realtà molto diversa.
I fatti (documentati tra l’altro da monsignor Georg Gaenswein, capo della Prefettura della Casa Pontificia ove risiedeva Ratzinger, nel suo recente libro ‘Nient’altro che la verità’) dicono che nel periodo di “silenzio” il papa emerito ha fatto circa 30 interventi pubblici, due dei quali sono stati particolarmente invasivi e interferenti nei confronti dell’attività di papa Francesco.
Il primo, la pubblicazione degli “Appunti” sugli abusi del clero e sul ’68, è un testo scritto in vista della riunione dei presidenti di tutte le conferenze episcopali nel febbraio 2019, “appunti” indirizzati a condizionarne la discussione.
Il secondo, ancora più grave, è stata la partecipazione alla stesura del libro “Dal profondo del nostro cuore”, scritto assieme al cardinal Sarah nel 2020, e rivolto a bloccare la nomina dei viri probati (uomini già sposati da ammettere all’ordine sacerdotale) dell’Amazzonia. Il libro è uscito prima che Francesco prendesse una posizione in merito.
In concomitanza di questo intervento Francesco è stato costretto a prendere la posizione sostenuta dal monsignore nel suo libro. Nel gioco del calcio, i due interventi del Papa emerito sarebbero stati definiti “a gamba tesa” sull’uomo, falli da espulsione.
Che poi Benedetto XVI avesse perfettamente capito quanto Francesco non si fidasse di lui (anzi della sua teologia) è abbastanza ovvio, data l’apertura di Francesco a tematiche rispetto alle quali Benedetto XVI aveva dato e avrebbe ripetuto un sonoro ”no”: per esempio la comunione ai divorziati risposati e il confronto con le coppie omosessuali. Inoltre, Benedetto XVI ha sempre privilegiato la componente cattolica più vicina al suo pensiero, quella dei tradizionalisti, anche radicali, come la FSSPX di Lefevre (sono cattolici integralisti, con marcate tendenze antiebraiche, perfino negazioniste della Shoà, esplicitamente contrari al Concilio Vaticano II, chiedono lo Stato confessionale e sono fieri oppositori al cambio di liturgia, sostengono che va recuperata la messa in latino e gli antichi riti).
In particolare, per consentire un ulteriore avvicinamento, Ratzinger, nel 2007, ha “liberalizzato” la Messa antica in latino, che però Papa Francesco annullerà nel 2021, con una disposizione chiamata “motu proprio”.” È stato un duro colpo. Io credo che abbia spezzato il cuore di Papa Benedetto leggere il nuovo Motu Proprio…” ha commentato monsignor Gaenswein.
L’immagine in evidenza è tratta da google.com
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