LO STATO DELLA DEMOCRAZIA NEL MONDO
L’Italia poco sotto ai pieni voti

Dal 2006 ogni anno l’Economist pubblica i dati di uno studio che valuta lo stato della democrazia nel mondo. Ciascuno dei 167 paesi che lo compongono viene analizzato in relazione a 5 parametri: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, partecipazione politica, cultura politica democratica; libertà civili.

Per ciascun parametro viene assegnato un punteggio da 1 a 10 che indica il livello di realizzazione di quel parametro, e poi viene fatta una media complessiva. In base a tale media ogni paese viene giudicato come: Democrazia completa (voto da 8 a 10); Democrazia imperfetta (da 6 a 8); Regime ibrido (da 4 a 6); Regime autoritario (meno di 4).

Per quanto riguarda il 2022, dallo studio dell’Economist risulta che il declino della democrazia globale, iniziato nel 2016, si è fermato. Per la prima volta, dal 2016, il punteggio medio ha ripreso a risalire, sia pure di appena lo 0,01 rispetto al 2021. Si dovrà quindi aspettare il punteggio del prossimo anno per capire se si tratta di una vera inversione di tendenza.

 
In realtà ci si aspettava già nel 2022 un forte “rimbalzo positivo” grazie alla revoca delle restrizioni della libertà individuale che erano state adottate durante la pandemia.  Ciò si è verificato (ad esempio in Europa) ma non dappertutto. In un grande Paese come la Cina (circa un quinto della popolazione mondiale) le restrizioni sono proseguite in modo rigido per tutto il 2022 e in più, in quel Paese, vi sono state durissime repressioni delle proteste contro la politica zero-covid imposta dal governo. Tutte cose che hanno contribuito ad abbassare di molto il punteggio della democrazia cinese (ha registrato solo 1,94 punti su 10).

Un abbassamento considerevole del punteggio lo ha registrato anche la Russia. Non solo: “ha registrato – dice l’Economist – il più grande declino democratico di qualsiasi paese al mondo, scendendo di 22 posizioni in classifica fino al 146° posto”. A questo risultato hanno certamente contribuito sia le misure di repressione contro i cittadini che non hanno condiviso l’invasione dell’Ucraina sia il fermo controllo esercitato dallo stato sui media. Purtroppo – fa notare il settimanale inglese – non sono pochi i Paesi che non hanno condannato l’atteggiamento di Vladimir Putin: “Circa due terzi delle persone vivono in paesi i cui governi sono neutrali o filo-russi. La macchina della propaganda di Putin sta tentando di persuadere il sud del mondo che l’obiettivo dell’Occidente è “dividere e distruggere” la Russia”.

E proprio nel sud del mondo le cose non vanno molto bene per la democrazia. Ne è un esempio l’Africa e in particolare l’Africa sub sahariana: in vari Paesi si sono verificati tentativi di colpo di stato e i punteggi democratici sono in stagnazione per il secondo anno consecutivo.

Tra le regioni del mondo che, invece, hanno registrato un netto miglioramento degli indici di democrazia vi è l’Europa occidentale, che “ospita otto dei primi dieci paesi dell’indice” e dove “la Norvegia ha mantenuto la sua posizione di lunga data al vertice della classifica”. L’unico Paese della regione nel quale la democrazia è in netto declino da dieci anni a questa parte è la Turchia, guidata dall’autocrate Recep Tayyip Erdogan

Per quanto riguarda l’Italia, come recita il titolo di questo post, per poco non rientra tra le “democrazie complete”: il voto assegnatole è 7,69 e si trova al 34esimo posto, poco dopo gli Stati Uniti (30esimo posto con la media del 7,85).
Il report, come fa notare Maurizio Stafanini su Linkiesta del 03 02 2023, assegna al nostro Paese un voto molto alto (9,58) in “processo elettorale e pluralismo”. Ma dice anche che adesso l’Italia “ha il governo più di destra dalla fine della seconda guerra mondiale” con un mandato di “destra dura” che naturalmente  desta qualche preoccupazione perché i partiti di estrema destra “potrebbero minare la democrazia … approvando una legislazione illiberale”. Tuttavia, si dice, “la rappresentanza di partiti di destra come i Democratici svedesi o Fratelli d’Italia (FdI) in parlamento e governo non è necessariamente dannoso per la democrazia; anzi, l’esclusione di tali partiti quando hanno il sostegno di ampi settori dell’elettorato potrebbe essere interpretato come antidemocratico”.

Complessivamente, oggi il 45,3% della popolazione mondiale “vive in una democrazia di qualche tipo”, mentre il 36,9% “vive sotto un regime autoritario”.

QUI per sapere di più sullo stato della democrazia nel mondo (e consultare grafici e classifiche di cui è corredato lo studio dell’Economist).

Le immagini sono tratte da: economist.com

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