DIRITTI CIVILI
Sono figli di Dio, hanno diritto a una famiglia

Il film

Il documentario “Francesco”, realizzato dal regista russo Afineevsky, racconta il magistero del Papa e i temi portanti del pontificato. Nel documento-film vengono intervistati anche Benedetto XVI, alcuni famigliari del Papa, il rabbino Skorka, da sempre amico di Francesco, e membri del clero, tra cui segnaliamo suor Norma Pimentel, impegnata con i migranti al confine tra Stati Uniti e Messico. Ogni viaggio di Francesco è stato registrato assieme ai drammi dell’immigrazione, dei diseredati della terra, degli abusi del clero, del razzismo, della guerra in Siria e Ucraina e della persecuzione dei Rohingya. Si legge nel comunicato di presentazione del film che Francesco ha risposto alle domande “con saggezza e generosità condividendo esempi commoventi delle sue lezioni di vita, rilanciando ideali che ci possono aiutare a costruire un ponte verso un futuro migliore e crescere come comunità globale:

 “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo.”

L’interpretazione di tradizionalisti e conservatori

I tradizionalisti cattolici (e non) hanno subito estrapolato questo discorso dal film e messo assieme le dichiarazioni contrarie di laici e clero. Si parte da Marcello Pera (“Così Bergoglio ci manda tutti a fondo”), che si chiede che cosa si leggerà in chiesa ora che sono state emendati i brani testamentari contrari all’amore tra uomini, fino ad arrivare al vescovo americano di Providence Tobin, che vede l’omosessualità come vizio ed è noto per le sue prese di posizione in tema. Giuliano Ferrara, invece, si è interrogato su come riuscirà Francesco a conciliare la sua dichiarazione sia con i dettami biblici di Genesi e Levitico e la denuncia di Paolo contro gli omosessuali (lettera ai Romani e ai Corinzi), da una parte, e sia con l’intransigenza dell’Islam, per cui l’omosessualità è un reato, dall’altra. 

La dottrina

Per quanto riguarda le regole morali dell’Antico Testamento e di San Paolo, in passato Francesco ha dimostrato di considerare alcune di esse datate e storicamente superate, non prescrizioni valide ancora oggi (vedi la normativa sulla pena di morte, ordinata, non solo consigliata, sia dall’Antico Testamento che da Paolo). Infatti già Agostino insegnava che la Bibbia contiene la parola di Dio, non è la Parola di Dio, va quindi interpretata, non presa “alla lettera”. Per quanto riguarda il rapporto con l’Islam come religione “omofobica” è invece bene che i suoi fedeli e i suoi imam inizino a riflettere su questo argomento, perché la loro credenza fa parte di quell’intolleranza a cui a parole si dichiarano contrari, l’intolleranza di chi non rispetta le scelte di vita ed il pensiero altrui.

La nostra interpretazione

Alla semplice domanda “le coppie omosessuali hanno diritto di formare un loro nucleo famigliare?” Papa Francesco, senza entrare nel merito della modalità di tale riconoscimento da parte delle istituzioni e del tipo di tutela sul piano civile, risponde di . Egli non modifica la dottrina e il catechismo ma applica il “discernimento” (come aveva già fatto con i divorziati e l’eucarestia), si confronta, con buon senso e con la carità cristiana che lo contraddistingue, con la necessità (necessità, non l’eventualità!) di garantire un ambiente amorevole a tutti coloro che lo desiderano, al di là delle distinzioni di sesso, razza o fede. Essere omosessuali non diminuisce la dignità fondante di ogni persona. L’amore di Dio, sostiene Francesco, è senza condizioni e infatti ha scritto “la Chiesa è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa”. La dottrina non cambia, “la famiglia come società naturale” resta una esclusiva solo per gli eterosessuali, come già scritto in Amoris Laetitia 251 « non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Si trasforma invece, con Francesco, e si radicalizza l’atteggiamento dei pastori e dei fedeli perchè centrali devono sempre essere gli uomini e le donne nel loro pluralismo di identità e culture, col loro vissuto, le loro fragilità, le loro speranze, e non l’applicazione di leggi morali “come fossero pietre che si scagliano contro la vita delle persone”.

Non è poco e, per ora, sta bene così e, se i tempi daranno i frutti, in futuro anche la teoria potrà mutare.

Una considerazione equilibrata e stimolante

Chiudiamo con un considerazione, equilibrata e stimolante, di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire”:

Nessun Papa aveva mai detto così chiaramente sì a una forma di “copertura legale” diversa dal matrimonio (perché questo è il pensiero espresso in Argentina dal futuro papa Francesco) che “giustamente” accompagni la convivenza di persone dello stesso sesso. La questione dell’utero in affitto non è stata toccata dal Papa nei filmati scelti dal regista che ha costruito il documento film “Francesco” (che non è un trattato e non ha l’ambizione di esserlo). Emerge, però, indirettamente perché in quest’opera trovano spazio le voci di due gay credenti che attraverso la pratica della maternità surrogata hanno ottenuto tre figli e che hanno interloquito col Papa a proposito del mandarli o meno a lezione di catechismo in parrocchia. Papa Francesco, hanno raccontato queste persone, li ha incoraggiati a non escludere i bambini dalla vita della comunità cristiana. Mi sento di dire che questa parola del Papa non è affatto una legittimazione dell’utero in affitto, ma puro e semplice atteggiamento di accoglienza nei confronti di tre bambini che esistono e sono figli di Dio come ogni altro, comunque siano stati messi al mondo. Penso anche che la questione del no all’utero in affitto non sia un dogma di fede, ma una civile obiezione alla cosificazione del corpo delle donne e dei figli che mettono al mondo. Un’obiezione potente e perfettamente comprensibile a chiunque, che nella fede cristiana e cattolica trova luce e motivazioni profonde, ma che ogni donna e ogni uomo può laicamente far propria. Aspetto con fiducia di ascoltare una specifica parola del Papa anche su questo.

L’immagine in evidenza è tratta da acistampa.com

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