Di fronte a trecentomila vittime la tragedia di una chiesa
Il rapporto Ciase (Commissione sugli abusi sessuali nella Chiesa), voluto e promosso dai vescovi francesi ha concluso ai primi di ottobre il suo lavoro e i dati sono stati sconvolgenti. Jean Marc Sauvè, presidente della Commissione che ha diffuso il rapporto il 5 ottobre. ha dichiarato: “La Chiesa cattolica ha manifestato fino all’inizio degli anni 2000 un’indifferenza profonda e anche crudele, nei confronti delle vittime”, e dal 1950 al 2000 “le vittime non vengono credute, ascoltate, si ritiene che abbiano contribuito a quello che è loro accaduto”.
Martedì 9 novembre Vatican News ha pubblicato questa importante intervista (per le indicazioni che emergono) al vescovo di Arras e vicepresidente della conferenza episcopale francese, monsignor Leborgne. Infatti, egli parla delle misure concrete annunciate dall’episcopato al termine dell’assemblea plenaria a Lourdes, sulla scia del rapporto CIASE:
“Molti hanno definito questa vostra plenaria come un’assemblea “storica”, dicendo che una pietra miliare è stata posta, che un passo da gigante è stato fatto. È così che vi sentite personalmente?
Mi sento così per le vittime e per la determinazione dei vescovi francesi ad affrontare di petto la portata di questa tragedia rivelata dal rapporto CIASE. Quindi sì, credo che ci sia stato un enorme passo avanti nel riconoscimento della nostra responsabilità e nel nostro impegno per la giustizia riparativa…
Cosa sareste disposti a fare?
L’abbiamo visto in alcuni Paesi: in casi di grave cattiva condotta provata, i vescovi hanno lasciato l’incarico. Ci rendiamo disponibili per quello che il Papa ci dirà.”
Segue un passaggio importante perché il giudizio sui crimini avvenuti verrà affidato ad una organizzazione laica, sopra le parti, il che costituisce una novità per la Chiesa.
“Ci si appella al Papa, si annuncia la creazione di un organismo nazionale indipendente incaricato di risarcire le vittime. Quindi vi rivolgete al mondo esterno: ciò è dovuto ad un desiderio di trasparenza assoluta?
Non è tanto per un desiderio di trasparenza quanto per un desiderio di vera giustizia e vera mediazione. E non è qualcuno che è coinvolto che può gestire il caso. Abbiamo quindi chiesto alla signora Marie Derain de Vaucresson, alto funzionario del ministero della Giustizia e difensore dei diritti dei bambini, di assumere la direzione di questo organismo. Ci sembrava importante affidarsi a una competenza che non avevamo e che era indipendente.
Vi impegnate a risarcire le vittime di abusi; la CIASE ha identificato più di 300.000 vittime e probabilmente ce ne sono molte di più. Le diocesi saranno in grado di far fronte all’afflusso di richieste, dato che alcune sono già in difficoltà finanziarie?
Ci sono diocesi che hanno difficoltà, è vero, e ce ne sono altre che hanno margini di sicurezza molto superiori. Abbiamo deciso tra i vescovi che ogni diocesi avrebbe regolato le sue questioni, ma che avremmo portato avanti la cosa in modo solidale.”
Anche il sottostante passaggio dell’intervista è significativo e da imitare, in quanto – nel costituire una commissione allargata a laici- consente di ampliare il punto di vista, approfondire le cause del fenomeno, valutare meglio le risposte da dare. Crediamo che anche per la questione dell’aborto – ad esempio – si dovrebbe consultato lo spettro complessivo dei movimenti femminili impegnati (come l’Associazione Donne per la Chiesa), non solo quelli legati al “Movimento per la vita”.
Tra la pubblicazione del rapporto CIASE e l’assemblea plenaria, si sono levate molte voci che chiedevano profonde riforme nel governo della Chiesa. Anche in questo caso, sono state annunciate diverse misure. Quale pensa sia la più significativa?
Molte riguardano la governance e soprattutto il metodo. Per esempio, abbiamo nove gruppi di lavoro e abbiamo deciso che saranno affidati a laici, che formeranno le loro squadre. Speriamo di poter coinvolgere le vittime, ma questo è un nuovo modo di lavorare. Per i non addetti ai lavori può non essere molto significativo, ma in tutte le commissioni dove c’erano solo vescovi, ora saranno coinvolti membri del popolo di Dio. Abbiamo un’esperienza così positiva delle 36 ore che abbiamo trascorso con 120 invitati! Alcuni di loro pensavano “i vescovi ci riceveranno?”, altri erano arrabbiati. Ma per 36 ore siamo stati fratelli e sorelle alla ricerca insieme della volontà di Dio e di come affrontare un problema così grave. Ne siamo usciti tutti estremamente rafforzati nel nostro desiderio di lavorare in modo sinodale, come il Papa ci invita a fare…Per quanto ci riguarda, alla fine di questa assemblea, chiameremo nove laici a presiedere le commissioni; faremo il punto con loro a marzo, a giugno, a novembre – quindi ogni tre mesi, fino alla primavera del 2023, quando organizzeremo una grande riunione per valutare ciò che è stato fatto e ciò che resta da fare.”
L’immagine in evidenza è tratta da: chiesadimilano.it
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: aggiornamentisociali.it
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