Per i tradizionalisti cattolici l’amore di persone dello stesso sesso è accostabile agli omicidi e alle violenze mafiose

Torniamo a parlare della Conferenza dei vescovi africani (669 ecclesiastici in rappresentanza di 256 milioni di fedeli) che ha rifiutato la benedizione alle “devianze sessuali” (così hanno scritto, vedi articolo), per segnalare che una piccolissima ma profetica frangia di vescovi africani ha invece tenuto una posizione opposta. Si tratta della Conferenza episcopale dei Vescovi del Nordafrica (dieci vescovi, presenti in Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Mauritania e Sahara Occidentale) nel cui comunicato finale su “Fiducia supplicans” si valorizza particolarmente “una comprensione approfondita del significato delle benedizioni il cui ruolo non è né di ratificare né di approvare situazioni di fatto vissute dalle persone, ma di implorare per loro l’aiuto di Dio”.

Quindi essi non hanno fatto appello al Catechismo, alla Bibbia e infine all’esistenza di una subcultura popolare come impedimenti alla benedizione delle coppie “irregolari”, ma con il buon senso di chi non è offuscato da concetti anacronistici, assunti come verità eterne, i presuli del Nordafrica hanno favorevolmente aderito all’invito di papa Francesco.

Eppure, la dichiarazione del Papa esponeva la questione della “nuova” benedizione in maniera estremamente cauta e tradizionale, insistendo sulla riaffermazione della dottrina della Chiesa in merito al matrimonio e alla moralità sessuale. Essa avrebbe potuto e dovuto raccogliere il massimo se non la totalità di consensi.

Ciò non è invece bastato al clero tradizionalista cattolico, a partire dal cardinale Robert Sarah ( già noto per essere fortemente contrario alla proposta di creare in Amazzonia i “viri probati”, uomini sposati o vedovi per distribuire la comunione), il quale ha esortato le «conferenze episcopali nazionali o regionali e ogni vescovo del mondo a seguire l’esempio dei vescovi africani…Facendo così non ci opponiamo a papa Francesco, ma ci opponiamo fermamente e radicalmente a un’eresia che mina gravemente la Chiesa, perché contraria alla fede cattolica e alla Tradizione”.

Si può sostenere, come ha scritto il cardinale, che ci si deve opporre all’eresia di una benedizione e contemporaneamente che non si affibbia a papa Francesco l’appellativo di eretico soltanto se si esce dalla logica della ragione e si vuole ottenere, in maniera verbalmente mistificatoria, l’adesione dei distratti alla propria tesi.

Il vertice della confusione concettuale viene tuttavia raggiunto dal cardinal Muller (ex Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, lo stesso ruolo di Ratzinger prima di diventare Papa): “Le nuove benedizioni pastorali vanno oltre quello che dice Francesco, perché con queste benedizioni si potrebbe benedire anche una realtà contraria alla legge di Dio, come una relazione extraconiugale. Di fatto, secondo il criterio di queste benedizioni pastorali, si giungerebbe all’assurdo di poter benedire, ad esempio…un gruppo mafioso.

Agli occhi del cardinal Muller e agli occhi del Dio, che Muller dice di interpretare, il rapporto fisico tra due esseri umani, per quanto possa essere giudicato sconveniente, licenzioso, perverso, disgustoso, in che modo potrebbe essere collegato, fosse anche “per assurdo”, alla benedizione impartita ad una associazione criminale di assassini?

Come è possibile mettere sullo stesso piano “realtà contrarie alla legge di Dio”, come sostiene il cardinale, senza distinguere in termini di gravità (il buon discernimento di papa Francesco), da una parte un incontro consenziente tra due corpi di esseri umani per poterne ricavare una reciproca soddisfazione, mentre, dall’altra, abbiamo sangue, torture inenarrabili, atrocità inaudite commesse sui corpi e contro i corpi di esseri umani?

Il cardinal Muller viene da una scuola sessuofobica che ha origini molto lontane e che nel cattolicesimo tradizionalista ha trovato la sua più piena realizzazione. Già a partire dai primi secoli i peccati di “impurità” erano considerati da molti cristiani, clero e fedeli, più terribili che non l’omicidio, al punto da suscitare vere e proprie patologie mentali, in termini di allucinazioni, incubi e visioni. Da Sant’Antonio Abate, che decide di non lavarsi più per non vedere le proprie nudità, alla Venerabile Domenica Lazzari che neppure le stimmate sui piedi intendeva mostrare ai medici, “per decenza”, sono esistiti una miriade di “santi e sante” (nominati tali dalla Gerarchia clericale) in cui la ricerca e il mantenimento della “purezza” diventavano assillo e tormento quotidiani.

Col tema della sessualità la Chiesa di Roma deve ancora fare i conti fino in fondo perché oggi non le è più sufficiente appellarsi alle regole ricavate da una “natura umana” sempre uguale, fissata in eterno, o alle relazioni umane proposte dalla Bibbia. In particolare, confermare una morale -come ha fatto anche Francesco- in cui sono demonizzati i rapporti prematrimoniale e la sessualità è subordinata alla procreazione, col conseguente rifiuto del contraccettivo, rappresenta un velo nero che oscura la vista di chi dovrebbe osservare il mondo e le persone come in realtà sono e non come le idee (ideologie) le hanno voluto rappresentare.

Immagine in evidenza: foto di Stabley su unsplash

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