LA CHIESA DI FRANCESCO
Votare persone o gruppi antieuropeisti o populisti non è coerente con una coscienza credente

Lo dice il vescovo Mariano Crociata, presidente della Comece (importante organismo della Chiesa cattolica che raccoglie i vescovi dei Paesi membri dell’Unione Europea) in una intervista rilasciata a Vatican News in vista delle prossime elezioni europee.

In primo luogo, il Presidente della Comece ha riproposto i tre obiettivi centrali di questo periodo, su cui gli Stati europei devono urgentemente misurarsi: le migrazioni, innanzitutto, poi il cambiamento climatico ed infine la gestione dell’intelligenza artificiale. Queste tre “sfide” richiedono, secondo il vescovo Crociata “un’Europa sempre più unita, più coesa, con obiettivi condivisi”. La promozione della pace, che resta comunque la premessa di ogni altro intervento, contribuisce a “fare crescere ancora di più il senso della necessità dell’Europa”.

Purtroppo, ed è questo il secondo punto sottolineato dal vescovo, “la situazione, per come la rilevano molti osservatori, è quella che fa temere una crescita, paradossalmente, delle forze politiche antieuropeiste, il che è veramente una cosa strana perché ci si serve dell’Europa per andare contro l’Europa. È una contraddizione che purtroppo la politica di oggi presenta.”

Questa preoccupazione, a nostro avviso, trova una conferma nei programmi di Radio Maria e dei cattolici integralisti, che suggeriscono di votare per Meloni e Salvini, tiepidi se non ostili ad un rafforzamento dell’Europa.

La situazione – ed è il terzo punto dell’analisi del vescovo – impone pertanto una svolta per far crescere la comunità europea: “Votare persone o gruppi che, come si definiscono, sono antieuropeisti o anche populisti, nel senso che contrastano radicalmente il cammino che l’Europa sta compiendo, credo che non sia coerente con una coscienza, se vogliamo anche credente, perché il credente si fa carico e si prende la responsabilità di contribuire, in questo caso con il voto che ha un’importanza enorme, alla crescita della comunità tutta, in questo caso di quella dell’Unione europea.

Il vescovo Crociata è consapevole che alcune iniziative dell’Unione europea non sono in linea con i principi etici sostenuti dalla Chiesa (si tratta in particolare dei temi dell’aborto e del “fine vita”) e pur sapendo che “(l’Unione Europea n.d.r.) non è perfetta e che molte delle sue proposte politiche e legislative non sono in linea con i valori cristiani e con le aspettative di molti dei suoi cittadini”, i cattolici sono chiamati a “contribuire ad essa e a migliorarla con gli strumenti che la democrazia offre”.

Si tratta quindi di una proposta aperta al confronto col mondo laico e che riveste un particolare interesse quando si afferma: “dobbiamo dire che l’unico modo per difendere e promuovere ciò che poi è il bene comune di tutti – perché difendere la persona, difendere la comunità, non è parteggiare per una parte confessionale, ma è promuovere il bene di tutti – è la dialettica democratica.

È un gran bene sentire riaffermare la necessità della democrazia quale unico metodo per affrontare i problemi sociali, in un momento in cui “l’Europa, come altre volte in passato, si trova a un passaggio molto delicato che ne rimette in questione l’identità, la natura e il compito”. Ma “ senza un’Europa sempre più unita, più coesa, con obiettivi condivisi, difficilmente si riuscirà ad affrontare le sfide (di cui sopra n.d.r.) e andare avanti “.

L’immagine in evidenza: Alexey Larionov su Unsplash

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