Il mito delle radici cristiane dell’Europa /1
È il titolo di un libro utile per capire -attraverso la ricostruzione del passato – come oggi si forma e si declina, nella società italiana, il tema dell’identità.
Spesso sembra che solo la destra populista in politica e tradizionalista in religione sia in grado di proporre concetti forti di identità (un esempio è “Dio, Patria, Famiglia”), tale da rappresentare una fatale attrazione per le masse, confermata anche dal punto di vista dei risultati elettorali. In parte è vero, in parte no, perché l’identità proposta, alla luce di un’analisi critica, si dimostra superficiale e storicamente infondata, quindi tutt’altro che forte razionalmente, ma solo coinvolgente a livello viscerale ed istintivo. Il che non è poco, ma una proposta manipolatrice di identità si può “smontare “e sostituirla con contenuti autentici.
“Il mito delle radici cristiane dell’Europa” (aprile 2024, ed. Einaudi), di Sante Lesti, ricercatore presso l’Università di Pisa, affronta questo argomento complesso senza cadere in estremismi insostenibili di polemica anticlericale, tanto da ricevere una positiva valutazione da parte di “Avvenire”.
La premessa dell’autore serve a definire le due accezioni differenti con cui si intende il concetto “radici cristiane europee”.
La prima interpretazione individua la religione cristiana come una tra le varie radici che hanno dato vita all’albero storico dell’Europa di oggi. La religione cristiana in senso ampio, nelle sue diverse espressioni quali l’architettura, la musica, la pittura, la letteratura, la filosofia, le feste ed i riti, ecc. è tutt’ora viva e circolante nella società del Terzo millennio.
Ne siamo tutti, anche se in maniera diversa, coinvolti, “impregnati” perché, fin da bambini, siamo cresciuti circondati da simboli ed immagini cristiane, con le croci presenti ovunque, anche in alta montagna. In questo senso, almeno in Italia, perfino l’ateo può definirsi culturalmente “cristiano”.
La seconda interpretazione – su cui il libro esclusivamente si sofferma – sostiene invece che la religione cristiana è stata il fattore essenziale (molti intellettuali, non solo ecclesiastici, arrivano a dire che è stato l’unico fattore che abbia contato realmente) per la formazione dell’Europa attuale e della sua identità. Questa affermazione è un mito, cioè una rappresentazione ideologica della realtà, che semplifica e deforma la ricostruzione del passato europeo: questa è la tesi che il libro intende dimostrare.
Affermare che” le radici cristiane dell’Europa” non sono l’enunciazione di un fatto reale, ma di un mito è il risultato dell’analisi storica. Il libro, dopo aver esaminato l’origine e gli sviluppi nel tempo di questo concetto e della sua estensione, cronologicamente successiva, all’Occidente tout court, propone un semplice interrogativo: le “radici cristiane” di quale Europa? Ecco allora che, nel corso degli ultimi tre secoli, i sostenitori delle “radici cristiane” si sono riferiti ad una gran varietà di “Europe”, con pochissimi o nessun punto in comune tra loro: abbiamo infatti la proposta dell’Europa controrivoluzionaria della fine del 700, di quella napoleonica, di quella della Restaurazione, di quella neoguelfa, di quella cattolico liberale, di quella monarchica, di quella repubblicana.
La proliferazione di definizione di “Europa”, a sua volta, diventa comprensibile e spiegabile se pensiamo al cristianesimo che ne costituisce le “radici”. Anzi, dobbiamo immaginarci tante “radici cristiane”, differenti tra loro, che sostengono progetti politici differenti, se non opposti, riguardo all’Europa.
Infatti, le possibili interpretazioni del cristianesimo sono numerosissime (nella Bibbia, nelle sue esegesi, e nella storia del cristianesimo troviamo tutto ed il suo contrario) e sono così diverse da coprire l’intero arco delle possibili scelte sociopolitiche: vanno dall’appoggio a regimi fascisti e guerrafondai in nome della difesa della Fede, da una parte, e, dall’altra, al sostegno leale di sistemi democratici fino alla prefigurazione di società smilitarizzate ed integrate in un disegno di giustizia sociale e di rispetto del pianeta, quale conclusione coerente del Vangelo.
La religione cristiana, cattolica in particolare – con i suoi testi, la sua Tradizione e il Magistero (Concili e Pontefici) – non consente affatto di ricavare una visione univoca e assoluta, valida per ogni tempo, del messaggio di Gesù, malgrado i dogmi da cui egli è stato circondato. Si sono dichiarati cattolici sia il generale Pinochet sia Raniero La Valle (ex direttore di “Avvenire” e oppositore deciso della Giunta militare cilena) e, per parlare del clero, un papa come Francesco, che concede la benedizione alle coppie irregolari, e un cardinale, come Robert Sarah, che la ritiene una autentica eresia.
Quando oggi qualcuno richiama “le radici cristiane dell’Europa” difficilmente specifica a quale cristianesimo sta alludendo, spesso per ignoranza oppure perché sarebbe contraddetto da quei cristiani che non si identificano con la sua visione di cristianesimo. In ogni caso sarebbe contestato da tutti coloro che ritengono l’Europa di oggi – laica, democratica, rispettosa dei diritti delle persone – generata prevalentemente dall’Illuminismo, dal Liberalismo, dai movimenti del Risorgimento, e non dalla Chiesa di Roma, fautrice del connubio “Trono e Altare” ancora nel secolo scorso, propugnatrice della monarchia contro l’introduzione della democrazia e sostenitrice del rifiuto dei diritti civili (vedi Sillabo), in particolare della libertà religiosa, fino al 1965.
Alle prossime elezioni europee il campo cattolico vedrà la presenza di due gruppi profondamente divisi. Ci sarà la corrente tradizionalista, caratterizzata da una fede antecedente al Vaticano II, decisionista e sovranista in politica, con una scarsissima sensibilità ecologica e sul tema dell’immigrazione, e, accanto ad essa, i cattolici dalla fede viva perché guardano il mondo presente senza pregiudizi, e credono politicamente al rafforzamento dell’Europa contro i populismi demagogici, alla predisposizione di un sistema di accoglienza, alla salvaguardia di un pianeta in pericolo.
Come è possibile supporre che le “radici cristiane” dell’Europa e dell’Occidente possano essere le stesse per entrambi gli schieramenti?
Immagine in evidenza: Christian Lendl su unsplash
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