I  LIMITI CONCETTUALI DEI TRADIZIONALISTI
Nell’arte la conferma che la fede cambia nel tempo

Proponiamo un breve sunto dei quattro precedenti articoli sul tema. Il termine “fase” indica un periodo storico in cui si è affermata una determinata iconologia in Occidente. I commenti in corsivo sono ripresi dal testo del teologo Juan Maria Laboa “Momenti cruciali di storia della Chiesa” JacaBook, libro in cui emerge la sua visione tradizionalista (e agiografica) della Chiesa di Roma. Eppure, in quanto conoscitore della storia del cristianesimo, Laboa non ha taciuto gli elementi critici che l’hanno attraversata. Inoltre, a differenza del teologo Ratzinger e dei Tradizionalisti, il teologo Laboa scrive – confermando la nostra tesi- che “le concrete manifestazioni della religiosità (cioèil modo di pregare, il rito, la liturgia) sono profondamente legate ad ogni singolo momento storico e alla sensibilità peculiare di ciascuna epoca” ed hanno trovato espressione in una iconologia della figura del Cristo sempre diversa. La stessa Chiesa ha da sempre sostenuto che “lex orandi lex credendi”, cioè che si crede nel modo in cui si prega, quindi bisogna trarne le conseguenze. In definitiva, la Chiesa di Roma dovrebbe coerentemente abbandonare gli schemi elaborati dalla passata Tradizione, anche essa soggetta al mutamento, e confrontarsi con la ricerca di nuove soluzioni per i nuovi interrogativi posti dall’umanità del III millennio, operazione che in maniera lenta, incompleta, ma apprezzabile sta compiendo con papa Francesco.

FASE UNO. Nei primi tre secoli l’arte cristiana utilizza, per esprimere le verità della sua fede, prevalentemente figure riprese dalla tradizione precedente (il Buon Pastore ad esempio) e molti segni simbolici (ancora, pesce, nave, tralcio, ecc.) tra cui appare – e solo nel III secolo – rarissimamente la Croce.

FASE DUE. La Croce diventa – a partire da IV secolo, con Costantino- l’elemento teologico più importante del Cristianesimo. Infatti, essa (senza il crocifisso, ricordiamo) giunge a riassumere in sé i due principali avvenimenti della storia del Cristo, prima la sua morte e dopo la sua resurrezione.  Questo secondo evento – la resurrezione – è quello predominante per l’artista, per il clero, per i fedeli ed esso rende la Croce simbolo di vittoria sulla morte.

FASE TRE. Bisogna poi aspettare l’inizio del V secolo per vedere comparire il Crocifisso, che è già risorto, con gli occhi aperti, anche se sta ancora sulla Croce. È il “Cristo Triunphans” che ha vinto la morte e che, come giudice, sacerdote, signore del Cosmo, si presenta ai fedeli. Egli detiene ogni potere del mondo e sul mondo.

FASE QUATTRO.  Intorno al 1200 una nuova sensibilità religiosa, nata in particolare dagli ordini mendicanti e dalla predicazione evangelica, si diffonde in Europa e si accompagna ad una nuova iconografia di Gesù. Si tratta del “Cristo Patiens”, totalmente uomo, non più visto soltanto come sovrano divino, ma come compagno degli ultimi della Terra e delle loro sofferenze.

Nella Fase Uno la religione cristiana è in costante evoluzione, a partire dalla semplicissima struttura costituita dalle prime comunità di fedeli, senza un clero istituzionalizzato, per poi svilupparsi in correnti di pensiero e di organizzazione differenti costituite dalle diverse chiese” eretiche” e da quella che diventerà “ortodossa”. Si prega con semplicissimi rituali, nelle case perché non esiste lo spazio della chiesa, aspettando la fine dei tempi e la seconda venuta del Cristo, sempre imminente e sempre rimandata.

Nelle Fasi Due e Tre il cristianesimo diventa la religione unica dell’Impero romano, di cui è di volta in volta sgabello e corona reale. Anche i sacramenti sono in via di gestazione, solo nel quinto secolo ci sarà la possibilità di una illimitata confessione dopo il battesimo (prima era possibile confessarsi una sola volta), il matrimonio non è ancora un sacramento, è consentito il divorzio in caso di adulterio, e i sacerdoti, compresi i vescovi, possono avere moglie e figli. Inoltre, il potere politico interviene sulla nomina di vescovi e papi. Ancora nel 1903,  contro il cardinale Rampolla del Tindaro da parte dell’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe fu esercitato il diritto di veto, l’antico privilegio di alcuni sovrani cattolici europei di proibire l’elezione a pontefice di una determinata persona, esercitato più volte nel corso della storia. Il Cardinal Rampolla del Tindaro non venne eletto, fu sostituito dal cardinal Sarto, Pio X.

Nella Fase Quattro vediamo verificarsi, dalla parte dell’istituzione Chiesa attraverso la riforma gregoriana, l’irrigidimento della struttura gerarchica attorno al papa di Roma e la promozione della teocrazia (la Chiesa deve poter dirigere il Potere civile). Da parte delle masse dei fedeli, si ebbe l’adesione sincera e diffusa ad una immagine di Gesù che, pur così lontana dalle pretese regali dei papi, ne copriva e giustificava il loro operato. Nel 1500 la Riforma Protestante esemplifica la denuncia della corruzione nella Chiesa cattolica, accelerando al suo interno il movimento contraddittoriamente riformatore del Concilio di Trento.

In ognuna di queste quattro fasi la liturgia, cioè il complesso di riti e cerimonie proprie del culto cristiano, è diversa, almeno se non maggiormente delle stesse immagini che appaiono all’interno delle chiese. Vedremo poi con la quinta fase (l’iconologia del Cristo della contemporaneità) che ci sarà un ulteriore cambiamento radicale.

Che cosa resta del patrimonio storico del Cattolicesimo, considerato immutabile dai Tradizionalisti? Non la relazione univoca col messaggio di Gesù, perché esso è stato interpretato in termini molto differenti nel corso dei secoli (basti pensare al rapporto con la guerra, con il potere statale, con la pena di morte, con i diritti umani e civili). Invece due fattori vogliamo sottolineare come quasi strutturali:

  1. La netta separazione dentro il popolo di Dio (tranne nel periodo paleo cristiano). “Il clericalismo invadente è stato il frutto di una particolare concezione della Chiesa e Pio X scrisse appunto nell’enciclica Vehementer “Solo nel corpo pastorale risiedono il diritto e l’autorità necessari a spingere e guidare tutti i membri verso gli obiettivi della società; in quanto alla massa, non ha altro diritto se non quello di lasciarsi condurre per seguire, come un docile gregge, i suoi pastori”. Siamo nel 1906. Papa Francesco, con la sua denuncia del “clericalismo” sta cercando faticosamente di intervenire su questo punto.
  2. La religiosità popolare, fondata -fino ai giorni nostri, secondo Laboa- sulla ricerca di fenomeni straordinari e il bisogno del miracoloso.”Essi hanno caratterizzati la religiosità dei diversi popoli e nell’apologetica cristiana il miracolo è stato impiegato come prova della verità della fede…santi guaritori, reliquie miracolose, ostie sanguinanti, sorgenti con proprietà straordinarie, le apparizioni mariane, le immagini miracolose, rappresentano una costante nella storia del cristianesimo”. Ancora oggi il fenomeno Medjugorje e la diffusione delle tematiche apocalittiche – ad esempio – trovano una diffusione a livello di massa rispetto a cui la Chiesa di Roma si trova senza risposte alternative, bensì alcune volte addirittura acquiescenti.

Tranne in questi due elementi qualitativi, la religione cristiana ha subito cambiamenti tali nell’immagine del Cristo e nella liturgia che solo i tradizionalisti possono, col loro filtro ideologico, identificarne un momento identitario (perfino il cristianesimo delle origini, democratico, radicale e fuori dalla logica del Potere, non può essere da loro rivendicato).  I più “sinceri” tradizionalisti si rivolgono all’epoca Costantiniana, che ha dato vita allo stretto legame “Trono-Altare”, sconfessato definitivamente col Vaticano II. 

Il tradizionalismo religioso, come tutti i tradizionalismi, possiede l’incapacità concettuale di misurarsi con la storia degli eventi umani. I tradizionalismi si richiamano a mitiche età dell’oro, in cui l’Ordine stabilito da Dio attraverso la forma della Patria (cristiana) e della Famiglia (patriarcale) promuoveva lo sviluppo armonico della società. Sono incapaci di analizzare i fatti storici e di riconoscere l’assenza di Dio dietro l’Ordine, che è imposto da uomini, la abissale distanza tra la Patria cristiana e il messaggio del Vangelo e infine quanto sia inesistente il concetto di “Famiglia” naturale, a partire dalle stesse tipologie elencate nella Bibbia. La storia dell’arte cristiana dei suoi simboli ed immagini aggiunge un’altra conferma al fatto che, come ha sempre sostenuto padre Ernesto Balducci, “ogni cultura ha il suo dio a sua immagine e somiglianza e questo dio è il riflesso dell’umanità che lo esprime. Le stesse formule del Cristianesimo sono apparse nella storia, e noi le abbiamo ereditate, quindi esse sono trasmesse dal passato. Le culture sono relative così come sono relativi i modi di vivere la fede in Dio; la fede, quindi, deve essere sempre adesione viva ed è sempre diversa dal passato…”.

Nel prossimo e ultimo articolo sulla presenza ed il ruolo delle immagini della croce e del crocifisso approfondiremo il tema delle affinità tra il tradizionalismo religioso e quello politico, della comune incapacità  a confrontarsi con la storia passata e con la realtà in cui entrambi operano, sostituite, storia e realtà, da simulacri ideologici.

Immagine in evidenza: Foto di Vaishakh pillai su Unsplash

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