L’eredità di Hans Kung

Hans Kung, l’insigne teologo morto il 6 aprile scorso, all’età di 93 anni, è noto per le sue critiche alle posizioni di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, i due pontefici della cosiddetta Grande Restaurazione.

Sia papa Woytila che papa Ratzinger hanno cercato, con mezzi diversi, di farlo tacere. Il primo gli revocò nel 1979 l’autorizzazione all’insegnamento della teologia dogmatica in qualsiasi università cattolica. Kung però continuò a insegnare teologia ecumenica nella facoltà statale di teologia e ha raccontato i fatti, in maniera circostanziata, nel libro “Una battaglia lunga una vita” (Bur Rizzoli).

Mentre papa Wojtila non rispose alle sue lettere e non volle mai riceverlo e parlargli di persona, con papa Ratzinger ebbe uno scambio epistolare e poi un lungo incontro (“amichevole” lo definisce Kung) nell’agosto del 2005 a Castel Gandolfo.

Quando tuttavia Benedetto XVI assunse posizioni ambigue o totalmente sbagliate – alla luce della lettura dei Vangeli, scrisse Kung –  come il discorso di Ratisbona, l’incontro con il patriarca Bartolomeo I a Costantinopoli, il viaggio in Brasile del 2007, l’incontro tra il papa e Bush del 2008 a Washington, l’accoglienza a vescovi ostili al Concilio Vaticano II come quelli della comunità San Pio X, la copertura agli abusi sessuali, ecc, Hans Kung non tacque.  Continuò la sua battaglia di denuncia e chiarimento, proseguita fino ad oggi.

In una delle ultime interviste in Italia, rilasciata al Messaggero, gli venne chiesto (2011) che cosa si aspettava dal papa Teologo:

«Vorrei che si orientasse di più a Gesù, al Nuovo Testamento e meno al diritto canonico medievale. Io penso che occorra ritornare alle origini, mentre il Papa si orienta più sui testi del Medio Evo, su Agostino, Bonaventura senza vedere che per certi aspetti la sua linea contraddice il Vangelo dove, per esempio, c’è la libertà di essere sposati o no, mentre la Chiesa attuale segue la riforma gregoriana del secolo XI, imponendosi contro la Scrittura e i diritti umani».

La tipologia di una nuova Chiesa, che Kung immaginava conforme al Vangelo, è il messaggio che ha voluto lasciarci, affinché chi crede nella parola di Gesù possa essere aiutato a realizzarla nella realtà. Gli ultimi pontificati – prima di Francesco – hanno accentuato gli aspetti più retrivi della storia della Chiesa e l’eredità di Kung, attualissima, consiste nel riprendere i temi sotto elencati e di svilupparli, non attraverso la lettura dei testi della teologia medievale, ma attraverso un confronto con la scienza e la cultura più alta espresse dalla modernità, e un ascolto attento dei nuovi bisogni emergenti dai popoli del mondo. Una parte non piccola della Chiesa cattolica, con cardinali, vescovi e devoti fedeli vorrebbe il ritorno al “latino”, la parte maggioritaria pare invece confusa ed incerta. È urgente rivolgersi a costoro per riprendere un’opera di evangelizzazione in controtendenza, non quella auspicata da Benedetto XVI col suo Catechismo universale, il quale confermava semplicemente la tradizione.

ECCO I PUNTI DEL PROGRAMMA DI KUNG:

  1. Il nuovo ruolo della donna nella Chiesa che, iniziato con Francesco, deve proseguire fino al sacerdozio femminile.
    [Nota: siccome su questo punto si rischia una scissione all’interno del cattolicesimo, invitiamo a conoscere almeno due testi. Il primo. “Anche i cagnolini. L’ordinazione delle donne nella Chiesa cattolica” (Gabrielli editore) di Cloe Taddei Ferretti, chiarisce quali sono state nel corso dei secoli le obiezioni al sacerdozio femminile e – da teologa – le smonta una per una. Il secondo “In cosa crede chi non crede?” (Atlantide editrice) del cardinal Martini e Umberto Eco: contiene un intervento di Eco in proposito e la risposta di Martini]
  2. La scelta tra celibato e matrimonio permessa ai sacerdoti.
  3. Per i fedeli una nuova morale sessuale che consista nella paternità e maternità responsabili rispetto al numero di figli; all’interno della Chiesa, l’accoglienza ed il riconoscimento delle coppie non tradizionali.
  4. Il diritto ad un fine vita consapevolmente scelto.
  5. Una nuova struttura della Chiesa, conciliare e non esclusivamente papale, con la presenza dei laici sempre più visibile.
  6. Un Ecumenismo di pratiche comuni, rivolto ai fratelli cristiani, e di dialogo sempre più approfondito con le altre religioni (ebraica, musulmana, buddista, indiana, ecc).
    [Questo aspetto, l’apertura di ogni fede all’ascolto e al rispetto delle altre fedi, è diventato centrale nel lavoro di Kung, e sempre più importante anche per qualsiasi cittadino del mondo contemporaneo, globalizzato e sul rischio di continui conflitti tra diverse culture].

Un enorme macigno – l’infallibilità del vescovo di Roma, 1870 – blocca la soluzione positiva dei punti sopracitati. Ricordiamo che Kung contestò il dogma dell’infallibilità, con uno splendido libro “L’infallibilità” del 1970, ancora attualissimo, pubblicato da Mondadori nel 1977. In esso egli affronta la possibilità di conciliare la parola di Gesù sulla assistenza eterna ai suoi seguaci, che saranno mantenuti nella Verità, e la realtà storica di una Chiesa che deve essere sempre riformata.

Kung ha viaggiato molto sia per lavoro come conferenziere sia per conoscere le realtà religiose differenti. Ha soggiornato negli Stati Uniti, in America Latina, in Africa in Asia, fino in Oceania, ricavando da queste esperienze una apertura mentale che gli ha consentito di essere ”cattolico” seriamente, cioè universale nella sua visione religiosa. A questo proposito  “Avvenire” sottolinea il suo impegno – rivolto ai credenti di qualsiasi fede – impegno che ha portato a realizzare “l’ambizioso Progetto per un ethos mondiale (1990), scritto programmatico per un’articolata elaborazione di una teologia ecumenica per la pace, basato su una tesi destinata a divenire famosa anche al di fuori dei circuiti teologici: «Non vi può essere convivenza umana senza un ethos mondiale delle nazioni; non vi può essere pace tra le nazioni senza pace tra le religioni; non vi può essere pace tra le religioni se non c’è dialogo tra le religioni». In altri termini: la teologia non può che essere al servizio dell’umanità; ma una teologia al servizio dell’umanità è chiamata a porsi al servizio dell’intesa e della collaborazione tra le religioni, favorendo e praticando il dialogo interreligioso in vista della fondazione di un ethos mondiale (ne nacque, nel ’93, la Fondazione Weltethos, tutt’ora molto attiva).”

Segnaliamo alcuni suoi libri fondamentali, tutti pubblicati da Bur: “Ciò che credo”, “Cristianesimo” (testo straordinario per conoscere la storia della Chiesa delle origini fino ai nostri giorni), “Essere cristiani”, “Ebraismo” e “Islam” (grandi volumi – quasi mille pagine l’uno –  di ricostruzione storico critica delle due grandi religioni monoteiste, e la cui esposizione dottrinale è accompagnata da continui rimandi alla fede cattolica, ai punti di incontro e alle diversità teologiche). Del suo ultimo libro, “Della dignità del morire” in cui Kung spiega la sua scelta di un fine vita responsabile e consapevole, trovate l’articolo di commento sul blog.

La foto in evidenza è tratta da: adnkronos.com
La foto nel testo è tratta da: mondoemissione.it

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