REINHARD MARX HA LASCIATO LA GUIDA DELLA DIOCESI DI MONACO
Le dimissioni per svegliare le coscienze.

Con grande rispetto abbiamo letto la lettera (riportata da Avvenire) scritta dal cardinal Reinhard Marx. Possiamo comprendere, di fronte alla dimensione dello scandalo della pedofilia, il profondo dolore di quest’uomo, che ha dedicato la sua vita non solo a diffondere un messaggio religioso, ma anche a rappresentare l’istituzione che, in una sua componente, è stata responsabile del crimine. Riferisce sempre Avvenire “Nel 2018 un rapporto commissionato dalla Chiesa tedesca aveva concluso che almeno 3.677 persone sono state vittime di abusi sessuali da parte di ecclesiastici fra 1946 e 2014. Oltre la metà di quelle persone aveva meno di 13 anni quando fu abusata, mentre quasi un terzo era costituita da chierichetti, secondo il rapporto. Quest’anno un altro studio relativo a Colonia ha rivelato numerosi altri casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti.” Teniamo presente sia gli anni presi in esame (quindi ben prima della liberazione sessuale della Modernità) sia il fatto che questi numeri sono stati accertati (non sono proiezioni), ma non sappiamo affatto se rappresentano il totale dei reati o ne sono la punta emergente.

Accanto a questo, si è da tempo aperto un altro fronte di denuncia, quello delle religiose abusate dal clero maschile. A chi fosse interessato chiediamo di leggersi l’articolo della rivista delle Chiese evangeliche e valdese “Riforma”. Potrà così contribuire alla rottura di un silenzio vergognoso che le associazioni di donne cattoliche e protestanti – Donne per la chiesa, Voices of faith, Adista e Osservatorio interreligioso sulle violenze contro le donne –  stanno cercando di rompere.

Il cardinal Marx ha voluto mettere in discussione il suo ruolo e la sua persona, con uno scopo nobile, poter favorire un drastico cambiamento, anche e soprattutto a livello istituzionale. Con un avvertimento esplicito, contenuto nella sua lettera: “si tratta di assumersi la corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni. Le indagini e le perizie degli ultimi dieci anni mi dimostrano costantemente che ci sono stati sia dei fallimenti a livello personale che errori amministrativi, ma anche un fallimento istituzionale e sistematico…alcuni rappresentanti della Chiesa non vogliono accettare questa corresponsabilità e pertanto anche la co-colpa dell’Istituzione. Di conseguenza rifiutano qualsiasi tipo di riforma e innovazione per quanto riguarda la crisi legata all’abuso sessuale“.

Una prima considerazione. Purtroppo tra coloro che furono incapaci di andare fino in fondo nelle indagini e nel provvedere a soluzioni drastiche di fronte all’emersione pubblica del fenomeno criminale vi furono i due precedenti pontefici, prima Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI. Quest’ultimo, da papa emerito, ancora nel 2019, ebbe l’occasione di confermare il suo punto di vista con i famosi “Appunti estesi” sulla pedofilia (vedi in questo sito Benedetto XVI e il ’68 e poi Approfondimenti sul tema degli abusi sessuali del clero), cercando la causa del degrado clericale fuori dalla Chiesa, nel cambiamento del costume sociale e nelle scelte affettive dei giovani del sessantotto. Questo fatto ci fa capire quanto sia stata arretrata l’analisi delle cause e quindi anche le soluzioni prospettate dai massimi vertici, prima dell’arrivo di Francesco. Possiamo inoltre facilmente immaginare quanto siano cresciuti sotto questi due papi i sostenitori del Tradizionalismo cattolico e in quale ignoranza sia stato mantenuto il popolo dei fedeli, a cui era rivolto il messaggio di un pericolo esterno, cioè la contaminazione con la società civile malata.

Seconda considerazione: anche una persona moderata e attenta agli equilibri istituzionali come lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio vede l’importanza di procedere su un nuovo percorso, che è poi la ripresa dei temi più innovativi del Concilio Vaticano II: ”La riforma della Chiesa va fatta, ma a livello europeo e senza fughe in avanti o resistenze spaventate. Da anni rifletto sull’opportunità di un Sinodo continentale su temi comuni come la questione migratoria o il ruolo delle donne, o sul tema dei rapporti con le Chiese degli altri continenti: noi e il mondo, noi e la nostra missione nel mondo” (Avvenire del 5 giugno). Riccardi non lo dice, ma Hans Kung, prima di morire, aveva individuato con precisione, in merito al problema della pedofilia e della violenza sessuale del clero (non dimentichiamoci le religiose abusate), le cause reali, interne all’istituzione Chiesa cattolica, e la scelta, libera e volontaria, del celibato del sacerdote, come uno dei necessari rimedi, assieme ad altri altrettanto urgenti.

Non sarà facile attuare tali suggerimenti. Mettere in pratica queste proposte significherà cambiare il quadro di riferimento medievale, cioè le tendenze ancora in atto – promosse da vescovi e da masse di fedeli – per l’ imposizione della propria morale a livello sociale e  per il pieno ritorno alla religione di stato, per l’incentivazione demagogica della mariolatria della religione popolare, nei fatti politeista, per la ripresa del fondamentalismo cattolico nei confronti delle altre fedi, per la ricomparsa di un passato in cui la Chiesa si comprometteva apertamente con soggetti politici alla Trump, di cui appoggiare la distinzione apocalittica del mondo, diviso nettamente tra Regno del Bene e quello delle Tenebre (i sermoni di Padre Livio, direttore di Radio Maria, ne sono una testimonianza evidente). Per Francesco ci sarà un lungo e faticoso lavoro da compiere, e probabilmente non basterà il suo pontificato a promuovere il cambio di paradigma.

Per approfondimento rimandiamo all’articolo su questo blog “L’eredità di Hans Kung”.

L’immagine in evidenza è tratta da: bluewin.ch
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: korazym.org; glistatigenerali.com; loccidentale.it; twitter.com; adnkronos.it

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