Il Cardinal Ruini sta con “Fratelli d’Italia”, le Chiese Evangeliche italiane con “Fratelli Tutti”

Spaccatura all’interno della gerarchia ecclesiastica

L’enciclica di Francesco ha riproposto la spaccatura nel mondo cattolico, anche all’interno della gerarchia ecclesiastica, in cui i vescovi tradizionalisti guardano con apprensione l’apertura ecumenica perché cedimento rispetto al primato della Chiesa di Roma e individuano come riferimento socio politico il sovranismo e i movimenti anti europeisti. Ne è rappresentante, tra gli altri, il cardinal Ruini, che è stato un uomo di grande potere, presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, dal 1991 al 2007, e le cui simpatie per Salvini e Meloni sono state da lui stesso esplicitate. Eppure dopo “Fratelli tutti” non ci sono più alibi per lui, per i tradizionalisti, per i cattolici solo a Natale e per i credenti del sono cristiano perché sono battezzato.

È necessaria una scelta di campo

Per “salvarsi” non basta conoscere la dottrina, fare la comunione almeno a Pasqua, credere nella Chiesa e nel papa, non basta neppure pregare spesso e rivolgersi a Dio quotidianamente. È richiesta una scelta di campo.  Di fronte alla migrazione, l’immenso e complesso fenomeno di questi anni e che ha riguardato moltitudini enormi,

“…è inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità (quella che dimentica la   intrinseca dignità di persona del migrante e lo considera meno importante, meno umano dei “nostri” ndr) facendo prevalere a volte certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona al di là dell’origine, del colore, della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno” (“Fratelli tutti” paragrafo 39).

Dietro questo monito di Francesco c’è la parola stessa di Gesù e tutta la sua autorità: “Non chiunque dice “Signore, Signore” entrerà nel Regno dei cieli ma colui che fa la volontà del Padre…”.

Senza la pratica del Vangelo e del suo invito alla fratellanza universale – risposta concreta alla volontà del Padre, creatore di ogni essere – restano solo parole vuote, compresi i diversi dogmi del catechismo e le Verità splendenti, ma morte perché prive della linfa della Carità.

L’accoglienza positiva dei fratelli protestanti

Pertanto, vogliamo segnalare l’accoglienza positiva da parte delle Chiese Battiste, Metodiste, Valdesi d’Italia, attraverso il loro quotidiano on line “Riforma”. I fratelli protestanti rimarcano – attraverso il commento del pastore Eugenio Bernardini – che la parte centrale e più importante dell’Enciclica riguarda il cuore del messaggio di Gesù, cioè l’amore per Dio e l’amore per l’uomo, inscindibili e inseparabili, L’Enciclica aiuta

a porsi la domanda giusta: non chi sia il mio prossimo, ma di chi sono prossimo io; non con un concetto di “prossimità” che lo limiti ad alcune categorie (al mio familiare e amico, al mio connazionale o confratello), ma con un concetto di “prossimità aperta”, aperta alla responsabilità che di fronte a un qualunque essere umano tu non puoi voltare o chiudere gli occhi e passare dall’altra parte”.

Inoltre è stato fortemente apprezzato ritrovare, a partire da questa chiave di lettura fondata sulla azione concreta del Samaritano,

“le posizioni caratteristiche del pontificato di papa Bergoglio fin dal suo insediamento: apertura al mondo, in particolare ai più fragili e poveri, apertura ecumenica tra cristiani di varie confessioni, apertura alle altre religioni in nome di una mobilitazione comune contro l’ingiustizia, la povertà e la guerra”.

Allorché a Bernardini viene chiesto se il ruolo di madre, che la Chiesa di Francesco continua ad attribuirsi, possa essere indice di una volontà egemonica nei confronti delle altre chiese, il pastore risponde:

«È un riferimento molto sobrio e comunque è spiegato così: “La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre”. E come Maria, la Madre di Gesù, “vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione” (§ 276). Né mancano capitoli in cui si è molto autocritici e non solo critici, per cui si capisce che il papa non mette se stesso o la Chiesa cattolica su di un piedistallo, cosa che non ha mai fatto nel suo pontificato. A conferma suggerisco di leggere i bei paragrafi da 250 a 254 sul “perdono senza dimenticanze” (“Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male”, § 251), che rispondono, a mio parere in modo convincente, anche alle preoccupazioni che aveva espresso il Sinodo delle chiese metodiste e valdesi del 2017 dopo la richiesta di perdono di papa Francesco nel corso della sua visita ai valdesi a Torino nel giugno di quell’anno…”

La foto in evidenza è tratta da vocecontrocorrente.it

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