Chi vuole lo scisma nella chiesa di Francesco

Il dialogo interreligioso, il vangelo non come parola ma come testimonianza, la gioia del popolo per le strade, i bambini, la difesa dell’ambiente, il rischio della xenofobia anche in Africa e l’eventualità di scismi. Questi alcuni dei temi che Papa Francesco ha affrontato nella conferenza stampa al rientro dal suo viaggio in Mozambico, Madagascar e Maurizio. A proposito dell’opposizione interna al suo pontificato e alla possibilità di uno scisma, di una scissione nel corpo dei fedeli, papa Francesco ha detto: “Prego che non ce ne siano, ma non ho paura di uno scisma nella Chiesa. È una delle azioni che il Signore lascia sempre alla libertà umana”. Poi ha aggiunto: “Oggi abbiamo tante scuole di rigidità dentro alla Chiesa, che non sono scisma, ma sono vie cristiane pseudo-scismatiche che finiranno male”. E, in ogni caso, continua, quando si vedono “cristiani, vescovi, sacerdoti, rigidi”, significa che “dietro ci sono dei problemi. Non c’è la sanità del Vangelo”.  (Link)

Ormai la divaricazione all’interno della Chiesa è andata così avanti che possiamo prevedere a breve una qualche scissione. La prima domanda che ci poniamo riguarda i temi della scissione. Papa Francesco è contestato sostanzialmente su due fronti: quello teologico – religioso in senso stretto e quello sociale. Per quanto riguarda il primo fronte gli si rimprovera uno scivolamento graduale verso posizioni non rigidamente cattolico –romane, a cominciare dall’abolizione della pena di morte, dalla concessione della comunione ai divorziati, dall’ecumenismo spinto all’eccesso nei confronti delle altre fedi ed poi, in particolare, dai temi che saranno trattati dal sinodo sull’Amazzonia (una Chiesa cattolica senza il “monopolio della salvezza”, il pluralismo e la diversità delle religioni, espressioni di una saggia volontà divina, la creazione di nuovi ministeri per i laici – la possibilità dell’ordinazione delle donne al diaconato e l’ordinazione uomini sposati al sacerdozio – una nuova teologia indigenista ed ecologica).

Per quanto riguarda il secondo fronte, papa Francesco è criticato innanzitutto per avere indicato nel problema dell’immigrazione una emergenza verso cui i cristiani potevano soltanto cercare di imitare l’esempio del loro Maestro, costruire “ponti” e non “muri”; poi per avere aperto un dialogo intenso e insistente con l’Islam, considerato da papa Francesco non un blocco di fanatici irriducibili e violenti, ma riconoscendone e valorizzando la componente moderata e dialogante.

La seconda domanda riguarda coloro che potrebbero far parte di una scissione. Rimandiamo a “Dove sta andando la Chiesa di Papa Francesco” prima parte  (Link )

Comunque possiamo ipotizzare che, delle tre correnti dissidenti, quella dei cattolici del voto a Salvini – i cattolici del “sono stato battezzato” – siano prevalentemente interessati a prendere le distanze dall’impegno sociale ed ecumenico di papa Francesco; i tradizionalisti cattolici “nascosti” (per esempio Radio Maria e il suo direttore don Livio Fanzaga) e quelli tout court (per esempio la Fondazione Lepanto) sono invece schierati contro a 360 gradi, con la differenza che i secondi lo fanno oramai in maniera esplicita e dichiaratamente in contrapposizione.

Per approfondire il pensiero di queste componenti scissionistiche desideriamo partire dalla prima, prendendo come esempio i “cattolici” della Lega, che apertamente dichiarano di riferirsi soltanto ai papi precedenti Ratzinger e Wojtyla a non riconoscersi nel messaggio di Francesco. Vedremo il loro pensiero e la loro idea di Chiesa in quattro puntate di approfondimento. 

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