I cattolici della Lega: il loro mondo e la loro chiesa /1

CHI VUOLE LO SCISMA NELLA CHIESA DI FRANCESCO

Questo è il primo di quattro approfondimenti sui cattolici che non si riconoscono nel messaggio di papa Francesco e che preferiscono fare riferimento ai papi precedenti (Ratzinger e Wojtyla).

Lo scopo di questa ricerca è, innanzitutto, dotarci degli strumenti per poter capire meglio il pensiero altrui quando non corrisponde affatto al nostro, come nasce, si sviluppa e si rafforza; in secondo luogo, quale strategia adottare per poter giungere ad uno scambio di idee e di opinioni, anche se esse fossero diverse se non opposte; in terzo luogo, riuscire a seminare, nel confronto con l’altro, non risposte, ma dubbi.

Già un’ora scarsa di ascolto radiofonico delle voci dei “cattolici” leghisti consente di capire che la loro educazione “cattolica” nasce e cresce attraverso l’elaborazione e la diffusione di “mezze informazioni” – quelle che contengono una componente accertabile e fondata – è importante che essa non sia mai negata da noi, anzi va sempre ascoltata con attenzione – ma che viene incorporata in un pensiero complessivamente falso perché immotivato, senza dimostrazione storica. In questo modo nascono e si alimentino paure irrazionali e xenofobie; in questo modo si può trasformare colui che pensa diversamente in un nemico o comunque in un pericolo; in questo modo si è in grado di sostituire un punto di riferimento essenziale per l’identità profonda della persona, cioè il nucleo religioso, con una costruzione ideologica che attinge, in parte, al pensiero dei papi Wojtyla e Ratzinger, in parte, a una lettura inappropriata, secondo noi, dei Vangeli. Questo ed altro ci fornisce l’ascolto della trasmissione di Radio Padania con Don Minutella del 27 agosto.(Link)  
Don Alessandro Minutella, scomunicato nel  novembre del 2018, è un popolare sacerdote palermitano che, da tempo, dichiarava di essere in contatto con la Madonna, gli angeli e alcuni santi e affermava che la Chiesa di papa Francesco non era più la Chiesa di Cristo. (link)
Possiamo, ascoltando la trasmissione, assistere ad una parvenza di dialogo chiarificatore perché esso non è finalizzato per fornire alle persone strumenti per capire la realtà  e a farle crescere nella conoscenza dei problemi affrontati, ma è indirizzato a rafforzare i loro preconcetti, attraverso frasi ad effetto, non approfondite e non giustificate. Il giornalista Sammy Varin e don Minutella hanno sovente enunciato slogan ideologici (mescolati spesso a fatti reali e questo li rende credibili) che, senza alcun retroterra esplicativo, sostituiscono i ragionamenti veri e propri e che, nella loro sinteticità, servono ad essere facilmente assorbiti, per così dire, dagli ascoltatori.  Anche noi useremo ogni tanto slogan contrapposti (identificati dal colore blu) che resteranno tali finchè non verranno riempiti di contenuti fondati, ma ciò non è compito di questa ricerca, perchè diventa un tema della politica.

Intervista su radio Padania a don Minutella 27 agosto, il giornalista Sammy Varin: (Link)

 PUNTO 1. Le “mezze informazioni” e la creazione del “capro espiatorio” attraverso la tecnica della generalizzazione.

Giornalista minuto 1,23: “…E dire che bisogna forse aiutare anche gli italiani e non soltanto questi africani che arrivano qua con i gioielli attaccati al collo e l’ultimo modello di telefonino è un qualcosa che un sacerdote non deve assolutamente dire, e magari sposare la politica di Matteo Salvini no, no, no! Se sposi la politica del Pd va bene, ma quella di Matteo Salvini no. Molta gente si è lamentata in questi ultimi anni dicendo: “Io non vado più a messa perché mi ritrovo, spesso e volentieri, il gommone sul sagrato, il gommone in mezzo alla chiesa, ci dicono che dobbiamo aiutare soltanto gli immigrati” e la povera vecchietta che tutti conoscono, che viene a messa tutti i giorni, che tutti sanno ha bisogno di aiuto, non riceve assolutamente attenzione perché non è immigrata!.

Via WhatsApp minuto 44.15: “…mi chiedo perché la Chiesa cattolica italiana e i comuni italiani preferiscono aiutare solo gli stranieri e non i portatori di handicap come me o gli allettati poveri come mia madre”. 

Forse vi sarà capitato di vedere, per esempio accanto all’ingresso di un supermercato, un giovane nigeriano, magari con i rayban e il cellulare, che aspetta un obolo dai passanti. Vi chiediamo: che deduzione potete trarne? Sappiamo anche – e non ce lo nascondiamo – che esiste un mercato degli stupefacenti, gestito spesso anche dagli stranieri, sudamericani, africani, ecc. Vi chiediamo: che deduzione potete trarne?  Questo ragazzo, con i suoi occhiali scuri ed il telefonino in mano, assieme agli spacciatori stranieri, riesce a far cancellare di colpo, come se non fossero mai esistiti, i morti in mare e i profughi disgraziati, a meno che non ci fermiamo a riflettere e a porre dei “distinguo”. C’è una forma di visione del mondo (intollerante, spesso vicina o coincidente col razzismo) che non sa fare distinzioni e che accomuna nei comportamenti illegali o deprecabili – attraverso la formulazione del “luogo comune” – tutto il gruppo di riferimento delle persone. La generalizzazione di un luogo comune come “la sporcizia del Sud” diventa, con Matteo Salvini e i suoi amici, “senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani – i napoletani che col sapone non si sono mai lavati” a Pontida 2009, quindi non nel 1800, prima della istruzione pubblica, ma soltanto dieci anni fa. (Link)  Negli interventi di Radio Padania la generalizzazione, che appare nell’uso dei termini “soltanto”, “assolutamente”, “solo”, è finalizzata a creare un concetto falso ed inconsistente: “la Chiesa di Francesco aiuta solo gli immigrati, i quali – pur  avendo gioielli e cellulari –  tolgono l’assistenza a bisognosi veri”.  Quindi se non ci fossero gli immigrati non ci sarebbero tanti problemi. Vero, ma ci sarebbero altri problemi (proviamo a togliere tutti gli immigrati dal mondo del lavoro e dall’assistenza e poi verifichiamo!). Quindi la risposta non può essere la demonizzazione dell’immigrazione (capro espiatorio di ogni male) ma una scelta politica equilibrata. L’equilibrio consisterà nella accoglienza di flussi sostenibili di immigrati, a cui si garantisce un inserimento reale e un ruolo di cittadini con diritti e doveri.

Torniamo ora a riflettere sul singolo episodio evidenziato dall’ascoltatore (cioè che la Chiesa trascura totalmente i portatori d’handicap e gli allettati indigenti). Se c’è una questione in cui la Chiesa italiana e le organizzazione cristiane si sono da sempre impegnate (addirittura fin dalla fondazione delle prime comunità nel I secolo – leggete gli “Atti degli apostoli”) è proprio il sostegno ai più deboli, anziani, vedove, infermi, senza distinzione fra schiavi e liberi, fra cittadini romani o stranieri. Il fatto che un vero cattolico, di fronte alla sofferenza, non faccia distinzioni anagrafiche, razziali, o culturali perché a lui interessa aiutare gli “ultimi”, indipendentemente dallo stato civile, va solo a suo merito e corrisponde pienamente al messaggio lasciatogli dal suo Referente. Bisognerà spiegare, con calma, ai “cattolici” della Lega che il responsabile dell’attenzione e della cura ai più sfortunati, colui che ha trascurato e dimenticato non solo i suoi famigliari, genitori e parenti, ma anche i suoi amici e addirittura il suo stesso popolo, per rivolgersi invece al mondo intero chiamando “fratelli” perfino gli ultimi della terra, gli schiavi, è proprio quel Gesù di Nazareth (tra i tanti esempi bisognerà meditare su Luca 10,25 “Il buon Samaritano”, l’incontro tra due stranieri di religione e di cultura diverse).

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