rassegna stampa – 18 01 2022

Dai giornali dei giorni scorsi, una selezione di temi e notizie che richiamiamo all’attenzione

Il Sole 24 Ore, il 2022 sarà un anno decisivo per il futuro del nostro Paese
Il Foglio, il Papa manda al rogo la cancel culture
Linkiesta, il peso delle scelte individuali per ridurre il riscaldamento globale 

IL SOLE 24 ORE

Perché il 2022 sarà un anno decisivo per il futuro del nostro Paese

Il 2022 sarà l’anno della verità, per capire se l’Italia può davvero vincere la scommessa del Recovery Plan e cambiare per sempre il suo modello di sviluppo”. Inizia con queste parole il servizio  pubblicato il 12 gennaio scorso dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, nel quale Vittorio Nuti fa il punto sul nostro PNRR e presenta “il calendario 2022 di scadenze, riforme e finanziamenti”.

Quanto concordato dal governo Draghi con Bruxelles è una lunghissima e dettagliatissima lista di cose da fare nell’arco di 5 anni: “134 investimenti e 63 riforme strutturali del Sistema Paese, per un totale di 197 misure ripartite su 6 missioni prioritarie, dalla transizione digitale e verde alla mobilità sostenibile e alla salute.
Lo
stanziamento europeo messo in campo per il nostro Paese è davvero imponente: 191,5 miliardi di euro, finanziati con sovvenzioni a fondo perduto (68,9 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi)

Ciò che viene ritenuto difficile, nel caso italiano, è “il passaggio dalle parole ai fatti, dal progetto (meglio, dall’idea di un progetto) all’attuazione”.

Il 2021 non è andato male. I fondi del Pnrr arrivano in Italia in rate semestrali. La prima, da 24,1 miliardi è arrivata, anticipata, ai primi di agosto 2021, ed è stata ben utilizzata: a fine dicembre sono stati infatti raggiunti tutti e 51 gli obiettivi con deadline a fine anno concordati con Bruxelles”. 
Come ha sottolineato il premier Draghi nella conferenza di fine anno: “Abbiamo conseguito 3 grandi risultati: siamo uno dei Paesi più vaccinati, abbiamo consegnato in tempo il Pnrr e abbiamo raggiunto i 51 obiettivi”.

Ma rispetto al Piano complessivo bisogna considerare ciò che è stasto fatto nel 2021 come “un periodo di necessario ‘riscaldamento’ della macchina burocratico-amministrativa. Per mettere a punto le procedure amministrative e il quadro normativo di riferimento, e predisporre i progetti e i piani esecutivi, oltre che a procedere all’assunzione di esperti e tecnici da affiancare alle pubbliche amministrazioni impegnate nella ‘messa a terra’ del Pnrr”.

Orala posta in gioco sale, e la partita diventa più difficile: nel 2022 i traguardi da raggiungere diventano 83, gli obiettivi intermedi 17, per un totale di 100” (complessivamente nei 5 anni gli obiettivi da raggiungere sono 314) e “le prossime rate saranno via via anticipate dall’Italia e poi reintegrate nel nostro bilancio da Bruxelles mano a mano che gli obiettivi previsti (risultati concreti e quantitativi, oggettivamente verificabili) saranno centrati”.

In altre parole – dice Nuti –  la riuscita complessiva del Pnrr dipende molto dalla capacità di ben governarlo nel 2022, “il primo anno pieno di attuazione”.
Soprattutto  “è sul fronte della previsione di spesa che il 2022 fa tremare i polsi: sul tavolo ci sono infatti due rate semestrali da 24,1 e 21,8 miliardi, per complessivi 46 miliardi di euro. … Davvero tanti soldi, per gli standard italiani”.

A cosa serviranno?
Il Servizio studi della Camera dei deputati ha steso un “cronoprogramma delle riforme e delle misure attuative del Piano. … C’è davvero di tutto: si va dall’entrata in vigore della semplificazione normativa per gli interventi nelle infrastrutture idriche (marzo 2022) alla riforma della tax compliance, da una legge sulla prevenzione sanitaria (giugno 2022) al completamento della riforma dell’istruzione, fino a una legge sulla pianificazione strategica portuale (dicembre 2022)”.

Il  servizio del Sole 24 Ore si conclude con l’indicazione di alcuni problemi che potrebbe incontrare il governo nella complesso lavoro di attuazione del Pnrr

Secondo Vittorio Nuti I tre scogli maggiori, “che potrebbero portare in acque agitate la nave del Governo”,  potrebbero essere le due leggi delega per la riforma del pubblico impiego e del Codice degli appalti e la legge annuale sulla concorrenza 2022.

Tra i problemi “in agguato” sottolineati vi sono: la capacità effettiva delle amministrazioni territoriali  di dare attuazione al Piano, spendendo effettivamente le risorse assegnate in tempi certi e poi il rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Infine, da non sottovalutare “le ripercussioni negative che potrebbero derivare dalle fibrillazioni politiche che accompagneranno sicuramente l’elezione del Presidente della Repubblica. …  Anche per questo il 2022 si annuncia come l’anno della verità, a maggior ragione nel caso in cui dovessimo cercare un altro inquilino per Palazzo Chigi capace di portare avanti la difficile attuazione del Pnrr”.

IL FOGLIO, HUFFPOST

il Papa manda al rogo la cancel culture

Giudizio di netta condanna quello espresso dal Papa nei confronti della cancel culture, la cultura della cancellazione, del disprezzo e dell’ostracismo, verso qualcuno che ha detto o fatto cose giudicate irrispettose, soprattutto nei riguardi delle cosiddette minoranze, e perciò non politicamente corrette (uno degli esempi recenti più eclatanti di cancel culture è l’abbattimento in alcune città statunitensi delle statue  di Cristoforo Colombo, ritenuto simbolo di colonialismo e razzismo).

In un articolo apparso su Il Foglio del 11 01 2022, Matteo Matzuzzi  riferisce che nel consueto discorso di inizio anno al Corpo diplomatico, Francesco, tra le altre cose ha detto: “si va elaborando un pensiero unico costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca”.

Il Papa ha chiarito che la cancel culture è una forma di colonizzazione ideologica che non lascia spazio alla libertà di espressione”; una colonizzazione “che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche”. “In nome della protezione delle diversità, si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità”.

Naturalmente le parole del Papa sulla cancel culture colpiscono per la loro durezza. Perché, dice Matzuzzi, “mai Francesco aveva usato tale espressione, ormai entrata nel dibattito pubblico tra una statua rimossa perché dedicata a un ottocentesco generale schiavista e l’abbattimento di monumenti a Cristoforo Colombo in quanto reo d’aver propiziato l’annientamento delle primitive civiltà locali”.

Sul giornale online Huffpost, Pierluigi Battista scrive: “ Colonizzazione ideologica, attacco alla libertà d’espressione, rischio di far tacere, cancellazione del senso di ogni identità. Sono espressioni molto chiare, non ci vuole l’acribia del vaticanista esperto e avvezzo ai misteri di Santa Romana Chiesa per afferrare il senso di quelle parole e l’importanza che rivestono in un battaglia culturale, che tra censure, abbattimenti di statue, fanatismi e intolleranze, sarà il segno dominante dei prossimi anni”.

Poi Battista mette in evidenza una contraddizione, quella di molti colleghi della carta stampata, che non hanno dato grande rilievo alla critica della cancel culture pronunciata dal Papa:
Francesco entra in un negozio di dischi, e giù pezzi di colore, esibizioni su Twitter, foto sui giornali, considerazioni sul disinvolto stile papale, sulla sua simpatia, sulla sua popolarità, sulla sua sintonia con le correnti che attraversano il costume della contemporaneità. Giusto, sarebbe stupido minimizzare un fatto così.

Poi però il Papa dice cose molto impegnative sulle brutture della cancel culture, sull’ondata oscurantista e intollerante che sta minacciando le fondamenta del mondo libero, e l’attenzione dei giornali si riduce al minimo”.

Anche Matzuzzi mette in evidenza una contraddizione, non dei giornalisti però, ma proprio del Papa stesso.
Giudica, quella di Francesco “una presa di posizione che più razionale e sensata  non si potrebbe, ma – aggiunge – “che apre questioni delicate”.  … “Perché sovente, dal 2013 in poi, le parole del Papa sono state utilizzate come slogan proprio per rivendicare spazi e conquiste di libertà rispetto ai carnefici colonialisti occidentali che hanno schiacciato popoli e antiche civiltà, usando la storia pro causa propria e non di rado reinterpretandola secondo i canoni contemporanei. Si pensi solo ai numerosi e molto complessi discorsi tenuti dal 2013 in poi davanti ai movimenti popolari …. Francesco chiedeva di rivitalizzare la democrazia dal basso, anche a costo di ‘trascendere i procedimenti logici della democrazia formale’. Terreno fertile per la variegata e rumorosa galassia no global, degli Occupy Wall Street e di quanti declinano in modi non sempre sobri la celebre massima ‘tierra-techo-trabajo’.  Non proprio un manifesto contro l’ideologia di chi vorrebbe riscrivere la storia risaltando la propria vera o presunta sottomissione durata secoli”.

LINKIESTA

il peso delle scelte individuali per ridurre il riscaldamento globale

Molto spesso, il problema di come liberare la produzione di energia dalla dipendenza dal carbone viene affrontato in termini di impegni che devono assumere i Paesi più industrializzati e in particolare di strategie da mettere in campo da parte dei rispettivi governi. In poche parole, è la politica che deve trovare le soluzioni. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia, l’ambizioso obiettivo della decarbonizzazione richiede piuttosto un’azione congiunta dei governi e dei singoli cittadini.

Di questa prospettiva si occupa l’articolo, a firma di Enrico Pitzianti, pubblicato il 14 01 2022 dal quotidiano online Linkiesta. Il punto da cui partire, dice Pitzianti, è la domanda: quanto contano le scelte individuali per ridurre il riscaldamento globale?

Stando alle stime dell’Agenzia internazionale dell’energia“se consideriamo la riduzione delle emissioni necessaria per decarbonizzare l’intera economia globale entro il 2050, il 40% deve avvenire su politiche su cui il singolo cittadino ha poca influenza. Il 55%, invece, deve avvenire in settori economici in cui serve un’azione congiunta dei governi e dei singoli cittadini, come comprare (magari con i sussidi statali) auto elettriche, isolare meglio le case o installare pompe di calore e pannelli solari. Per il restante 5% invece le azioni necessarie sono esclusivamente in mano ai singoli. Insomma, noi cittadini abbiamo una qualche influenza sul 60% delle azioni politiche ed economiche utili a portare a zero le emissioni”

Normalmente abbiamo tutti un po’ di difficoltà a valutare simili stime perché le nostre valutazioni sono spesso guidate dai nostri pregiudizi.

Troppo semplicistico, ad esempio, come fanno alcuni ambientalisti, dire che “è tutta colpa delle multinazionali”. Tra chi produce e chi consuma ci sono delle corresponsabilità: “noi consumiamo ciò che le aziende vendono. Allo stesso tempo le aziende si impegnano a vendere ciò che noi consumiamo. Il meccanismo è di interdipendenza, cioè noi consumatori siamo influenzati dalle aziende, dai loro prodotti e da come li pubblicizzano, e le aziende a loro volta sono influenzate da ciò che noi consumatori cerchiamo e desideriamo. A meno di non ipotizzare che noi tutti si sia degli automi completamente lobotomizzati dai consumi le responsabilità del sistema economico e produttivo sono necessariamente condivise. Sono in parte nostre, in parte dei decision maker e anche delle aziende, piccole medie e grandi”. …

 “Il corpo elettorale (cioè noi singoli cittadini con potere di voto) ha una diretta influenza sulle politiche energetiche e industriali. …  Negli Stati dittatoriali o autoritari i singoli cittadini hanno meno responsabilità: non hanno potere di eleggere i propri rappresentanti e, di conseguenza, di influenzare le politiche industriali, quelle energetiche e le leggi con cui ogni stato ingabbia e regolamenta il mercato e i consumi”. 

Insomma, bisogna entrare nelle logica della condivisione delle responsabilità.

L’immagine in evidenza è tratta da conoscimilano.it
Le altre immagini sono tratte, rispettivamente, da: ilsole24ore.it; mercurionews.net; it.gariwo.net

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