Ragioni geopolitiche e identità religiose
Putin, gli ortodossi sovranisti di Mosca e i cattolici di Radio Maria.
Nella guerra mossa dalla Russia all’Ucraina non entrano in gioco solo ragioni geopolitiche (la volontà di riportare i confini della Federazione Russa a quelli del vecchio impero comunista). Entrano in gioco anche ragioni di identità religiosa. In altri termini, l’invasione dell’Ucraina è per Putin una “operazione speciale” volta a fare i conti sia con chi (a suo dire) ha rinnegato la propria identità storica (“L’Ucraina ha sempre fatto parte della Russia”) sia con chi ha rinnegato la propria identità religiosa producendo uno scisma nella chiesa ortodossa russa (dal 2018 la chiesa ortodossa ucraina non dipende più da Mosca, si è costituita in chiesa “autocefala”, ed è stata anche riconosciuta dal patriarca ecumenico di Costantinopoli).
Entrambe queste “ragioni” trovano un punto di incontro in una concezione che mette al primo posto l’intransigente difesa dei valori nazionali tradizionali e la totale avversione verso i modelli di convivenza che tendono a metterli in discussione. Il principale di questi modelli viene individuato nella democrazia rappresentativa occidentale.
La dottrina Putin ha più estimatori di quanto non si possa pensare. Non c’è pertanto da stupirsi del fatto che, giovedì scorso, una emittente italiana molto popolare, Radio Maria, espressione dell’integralismo cattolico, durante la trasmissione “Lettura cristiana della cronaca e della storia”, abbia dedicato molto tempo ad una lettura quasi integrale di un articolo pubblicato dal giornale Il Foglio nel 2017 (l’intervista del giornalista Meotti al filosofo e politologo Alexander Dugin, considerato l’ispiratore principale del pensiero politico di Putin). Ciò che lascia perplessi è che una tale lettura venga proposta al pubblico italiano mentre da giorni guarda inorridito le immagini del massacro del popolo ucraino perpetrato da Putin.
Per non lasciare le cose troppo nel vago, val la pena riportare alcuni passaggi della intervista che Radio Maria ha trasmesso e commentato dichiarando di aderire all’analisi proposta dall’ideologo Dugin (anche se differenziandosi sulle questioni di metodo):
Ad Aleksander Dugin chiediamo dove nasca la sua avversione culturale per l’Europa che tanto sembra aver ispirato Putin. A.D.: “Oggi l’Europa occidentale sta nella trappola della modernità e della postmodernità, il progetto di modernizzazione liberale verso la liberazione dell’individuo da tutti i vincoli con la società, con la tradizione spirituale, con la famiglia, con l’umanesimo stesso. Questo liberalismo libera l’individuo da ogni vincolo. Lo libera anche dal suo gender e un giorno anche dalla sua natura umana. Il senso della politica oggi è questo progetto di liberazione. I dirigenti europei non possono arrestare questo processo ma possono solamente continuare: più immigrati, più femminismo, più società aperta, più gender, questa è la linea che non si discute per le élite europee…”
A Mosca, la vittoria di Donald Trump è stata accolta con favore, per usare un eufemismo. A.D.: “Trump negli Stati Uniti ha preso il potere cambiando un po’ questa situazione, e l’Europa si trova oggi isolata. La Russia oggi è il nemico numero uno dell’Europa perché il nostro presidente non condivide questa ideologia postmoderna liberal. Siamo nella guerra ideologica, ma stavolta non è fra comunismo e capitalismo, ma fra élite liberal politicamente corrette, l’aristocrazia globalista, e contro chi non condivide questa ideologia, come la Russia, ma anche Trump. L’Europa occidentale è decadente, perde tutta l’identità e questa non è la conseguenza di processi naturali, ma ideologici. Le élite liberal vogliono che l’Europa perda la propria identità, con la politica dell’immigrazione e del gender. L’Europa perde quindi potere, la possibilità di autoaffermarsi, la sua natura interiore.
L’Europa è molto debole, nel senso dell’intelletto, è culturalmente debole. Basta vedere come i giornalisti e i circoli culturali discutono dei problemi dell’Europa, io non la riconosco più questa Europa. Il pensiero sta al livello più basso del possibile. L’Europa era la patria del logos, dell’intelletto, del pensiero, e oggi è una caricatura di sé stessa. L’Europa è debole spiritualmente e mentalmente. Non è possibile curarla, perché le élite politiche non lo lasceranno fare. L’Europa sarà sempre più contraddittoria, sempre più idiota. I russi devono salvare l’Europa dalle élite liberal che la stanno distruggendo”.
Ma la Russia non dovrebbe aspirare ad avvicinarsi all’Europa, come sembrava dopo il crollo del comunismo? A.D.: “La Russia è una civiltà a sé, cristiana ortodossa. Ci sono aspetti simili fra Europa e Russia. Ma dopo il crollo del comunismo, quando la Russia si è avvicinata all’occidente, abbiamo capito che l’Europa non era più se stessa, che era una parodia della libertà, che era decadente e postmoderna, che versava nella decomposizione totale.(…) La Russia può essere un punto di appoggio per la restaurazione europea, siamo più europei noi russi di questi europei. Siamo cristiani, siamo eredi della filosofia greca”. (…)I paesi vicini alla Russia erano costruzioni artificiali dopo il crollo dell’Unione sovietica e non esistevano prima del comunismo”. “Sono il risultato del crollo comunista. Erano invece parte di una civiltà euroasiatica e dell’impero russo prerivoluzionario. Non c’è aggressione di Putin, ma restaurazione di una civiltà russa che si era dissolta. Queste accuse sono il risultato della paura che la Russia si riaffermi come potere indipendente e che voglia difendere la propria identità. L’Ucraina, la Georgia, la Crimea, hanno fatto tanti errori contro la Russia e aggredito le minoranze russe che vivono in quei paesi”. Ma le avete invase. “La Russia con grande potere ha risposto alle violazioni dei diritti georgiani, osseti, ucraini, abkhazi, crimei. L’Europa non può comprendere l’atto politico per eccellenza, la sovranità, perché essa stessa ha perso il controllo della propria sovranità. Trump ha cominciato a cambiare la situazione negli Stati Uniti e ha ricordato che la sovranità è un valore e noi russi con Putin abbiamo ricordato questo al mondo prima di Trump”.
La Russia, quindi, metterà gli occhi anche sui paesi della Nato al proprio confine, la questione di Kaliningrad, ex Koenigsberg, la patria di Kant, il cuneo fra est e ovest? A.D.: “Geopoliticamente, i paesi baltici non rientrano nella sfera di interesse dei russi, con la Georgia siamo in un momento di stabilità, il problema resta con l’Ucraina, perché la situazione non è pacifica, non abbiamo liberato i territori dove l’identità pro-russa è dominante, dove è vittima di un misto di neonazisti e neoliberali. L’Ucraina resterà il problema numero uno…”.(QUI per chi vuole sapere di più su questa intervista)
Questa critica al decadimento dell’Europa sul piano del costume, dei valori, dell’identità cristiana è indistinguibile da quella espressa dai cattolici tradizionalisti di tutto il mondo e, non a caso, Dugin riconosce che l’America evangelica di Trump si muove nella stessa direzione di restaurazione. Quindi, con estrema naturalezza, anche padre Livio (il direttore di Radio Maria) dichiara di condividerla, e lo afferma più volte, nel corso della trasmissione, con una serie di “ma ha ragione in questo, eh!”. Anzi, egli la accentua e la rafforza, dichiarando che le critiche di Radio Maria e della Madonna (padre Livio dice proprio così “le critiche della Madonna, la Regina della Pace”!) sono ancora più radicali nel combattere il “mondo senza Dio” e nel volere il ritorno a quelle “radici cristiane” che invece i cambiamenti nella percezione della famiglia, della sessualità, del ruolo della donna, delle relazioni interpersonali, hanno visto come frutto di un passato lontano, quello del medioevo. Tra Putin, da una parte, e padre Livio, dall’altra, sembra che sia nata una gara a chi è più fanaticamente integralista nella visione del mondo, visione che esclude coloro che vorrebbero pensare e creare una propria vita su parametri differenti da quelli che accomunano i due personaggi.
La tipologia di società che i tradizionalisti cattolici e i tradizionalisti in politica propongono presenta le stesse caratteristiche di fondamentalismo cultural-religioso (famiglia patriarcale, eliminazione di diritti individuali, equiparazione di aborto e dell’eutanasia all’omicidio, recupero di una identità idealizzata del passato, monopolio della” Verità” a cui va subordinata qualsiasi richiesta di” libertà”, ecc.). L’adesione dei tradizionalisti a questo sistema monolitico è tale da far passare in secondo piano il fatto che Putin ha abolito il sistema democratico ed è attualmente rappresentante di una dittatura.
L’immagine in evidenza è tratta da: ispionline.it;
L’immagine nel testo è tratta da: aostamongolia.altervista.org
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