Migranti. Quale discontinuità

È passato un anno da quando il governo Conte 2 ha  sostituito il governo Conte 1. Il passaggio, come tutti sappiamo, aveva l’obiettivo di marcare una netta “discontinuità”.

Non si può non riconoscere  che in alcuni ambiti una discontinuità è stata in effetti realizzata. L’esempio più evidente riguarda i rapporti con l’Unione Europea. Conte 1 ci aveva condotto in una situazione imbarazzante e di isolamento. Oggi le cose sono completamente diverse. Il governo Conte 2 ha abbandonato l’antieuropeismo e l’Italia ora gode di una buona reputazione, al punto che la presidenza del Parlamento europeo è stata affidata ad un italiano e così pure la guida di una delle più importanti Commissioni. E l’Unione, considerando la difficile situazione economica del nostro Pese, mostrando comprensione e solidarietà, ha messo a nostra disposizione ingenti quantità di risorse finanziarie.

Tuttavia non va dimenticato che la cosa che più ha caratterizzato il protagonismo del vice premier nonché ministro degli interni dell’esecutivo gialloverde è stato l’aver posto il tema migranti al centro dell’azione di governo e a fondamento della sua personale fortuna politica. Salvini è riuscito in pochi mesi a raddoppiare i consensi ricevuti alle elezioni del 2018. Il suo contrasto all’immigrazione (clandestina e non) ha avuto traduzione, a livello legislativo, nei famosi (o, meglio, famigerati) “Decreti sicurezza”, con i quali è stata posta tutta una serie di vincoli all’accoglienza dei migranti (tra cui, ad esempio, l’estensione della tipologia di reati che portano all’espulsione immediata, l’abolizione della protezione umanitaria, il raddoppio dei tempi di trattenimento nei centri per il rimpatrio, l’abolizione degli Sprar per gli adulti, l’aumento delle multe per le Ong che violano i divieti di ingresso nelle acque territoriali).

Gli impegni assunti dal Pd

È a tutti noto che al momento della costituzione del Conte 2, il segretario del PD Zingaretti ha assunto pubblicamente l’impegno, all’insegna appunto della discontinuità, di cambiare radicalmente le politiche salviniane sull’immigrazione, prospettando un tempestivo intervento improntato alla razionalità ed al senso di umanità. In questo ambito rientrava sia l’abolizione dei decreti sicurezza sia una azione a livello internazionale sia la realizzazione del cosiddetto ius culturae (in sostanza un ritorno al programma dei governi Renzi e Gentiloni)

 Cosa è successo in questi 12 mesi di governo giallorosso?

Certamente il tema migranti non è stato più agitato come il problema dei problemi. Non è stata più alimentata  ed esasperata la paura dello straniero. Ma bisogna prendere atto che una vera svolta alle politiche dell’ immigrazione non è stata impressa.

È continuato il sostegno anche finanziario alla guardia costiera libica ma nulla si è fatto (o si è riusciti a fare) per  impedire che i campi profughi libici fossero dei veri è propri” lager;  non si sa che fine abbiano fatto gli interventi di verifica promessi  per “ porre fine alla condizione infernale nella quale sono costretti a vivere tanti migranti”. I decreti sicurezza non sono stati aboliti: si parla di una loro “revisione”, nella quale sarebbe prevista una riduzione delle sanzioni per chi porta soccorso. Cosa che fa dichiarare alla portavoce della Sea-Watch, Giorgia Linardi: si mantiene “l’approccio criminalizzante verso chi salva vite in mare”;“l’unico cambio di passo è il rafforzamento di Frontex e dei respingimenti verso la Libia”. Le attività delle Ong e delle loro navi per portare soccorso ai naufraghi continuano ad essere ostacolate come ai tempi di Salvini. Dice sempre la Linardi: “Dal Conte 1 al Conte 2 sono cambiate le modalità e i toni ma non è cambiato l’obiettivo di cacciare le Ong dal Mediterraneo”.

Intanto i respingimenti dei  migranti sono continuati più o meno come prima e nel Mediterraneo molta gente continua a morire annegata. Così il quotidiano Domani del 3 ottobre, utilizzando l’ultimo report di Alarm Phone (una rete che fornisce un contatto di emergenza alle operazioni di salvataggio) racconta  cosa è avvenuto nel mese di settembre: il 14 settembre sono morte 22 persone in un naufragio al largo della Libia. Il 18 almeno 20 persone, a largo di Zawiya.  Quel giorno alcuni pescatori hanno salvato 51 persone su 54. Il 19 un pescatore ha salvato più di 100 persone al alrgo di Zuara ma, all’attracco, due si sono gettate in acqua per sfuggire all’arresto, sono morte. Il 21 un naufragio costa la vita a 110 persone, 9 sono tratte in salvo da un pescatore. … Il 25 settembre – il giorno dell’ultimo stop alla Mare Jonio – l’Organizzazione internazionale per le migrazioni denuncia un naufragio in cui hanno perso la vita 16 persone. Lo stesso giorno una barca in difficoltà riferisce che almeno due persone a bordo sono morte. Il giorno dopo in quel viaggio i morti sono 15”. Sono dati che si commentano da soli.

Tra silenzi e amnesie

Ma nessuno ne parla. E così l’unica discontinuità che è dato registrare è che il tema migranti è sparito dall’agenda di chi ci governa. Ed una analoga “amnesia”, fa notare Paolo Mieli in un suo editoriale sul Corsera dell’1 ottobre (dal titolo “I migranti tra silenzi e amnesie”), ha colpito il mondo della cultura e delle arti: “Pochi letterati, poche personalità dello spettacolo si sono prodigate, negli ultimi e penultimi tempi, per premere sul Parlamento a che vengano presi provvedimenti adeguati al dramma dell’immigrazione. Ancor meno sono gli scrittori che, sul modello di quel che loro stessi fecero nelle estati 2018 e 2019, abbiano preso la via del mare per portare un pur minimo sollievo ai disperati in fuga dalle coste africane(così da aver poi modo di scrivere libri su quelle loro sofferte esperienze)”.

Insomma, possiamo concludere con Mieli che dai tempi in cui governava Salvini non è cambiato nulla. Solo  che adesso sono pochi quelli che ne parlano.

La tesi se non ora quando

Eppure sarebbe il momento più opportuno (e più favorevole) per cambiare radicalmente le cose. È  una tesi, questa, sostenuta dal giornalista  Francesco Cundari su Linkiesta del 03 ottobre 2020.
Dice Cundari:

“Verosimilmente, qualunque cosa accada in parlamento, sarà molto difficile che si torni a votare in tempi brevi.
Dunque, quale occasione migliore per imporre finalmente una svolta alle politiche dell’immigrazione, della cittadinanza, dell’integrazione? Cosa stiamo aspettando? Si compia ora, e la si compia subito, quella svolta che Nicola Zingaretti e tutto il Pd hanno promesso reiteratamente sin dalla nascita di questo governo. Si cancellino i decreti sicurezza e si ricostruisca una politica razionale e ragionevole di accoglienza e integrazione. Non si rinunci più a dare battaglia su questioni di principio, che hanno un valore simbolico ma anche concretissimo per la vita di milioni di persone, come la cittadinanza per chi è nato e cresciuto in Italia.

C’è da scommettere che se domani una legge ragionevole come lo Ius culturae fosse approvata, la questione scomparirebbe istantaneamente dal terreno della contesa politica, proprio come è accaduto con le unioni civili. Ricordate? Per decenni l’attività del parlamento in materia è stata paralizzata da una guerra di religione, quasi che un allargamento dei diritti alle coppie non tradizionali potesse mettere a rischio la convivenza civile. Tutti gli infiniti tentativi di compromesso, sin dai tempi dei primi governi di centrosinistra degli anni novanta, dai pacs ai dico a tutte le più arzigogolate soluzioni immaginabili, sono stati respinti con perdite. Fino a quando nel 2016 il governo Renzi ha deciso di forzare mettendo la fiducia sul provvedimento. Ebbene, dal giorno dopo, chi ne ha più sentito parlare?

Un minuto dopo l’entrata in vigore dello Ius culturae non ci sarebbe un solo partito, un solo parlamentare, un solo esaltato che proporrebbe di togliere la cittadinanza a chicchessia, proprio come a nessuno dei partiti contrari alle unioni civili è mai venuto in mente neanche per scherzo di proporne la revoca.

Lo stesso discorso vale per una seria politica di integrazione. Ma bisogna cominciare subito. In modo che quando torneremo in campagna elettorale sia evidente a tutti che nessuna apocalisse si è scatenata, che le cose funzionano e che non c’è nessun motivo di ricominciare da capo un’altra volta”.

QUI per leggere l’articolo di Francesco Cundari nelle sua interezza.

L’immagine in evidenza è tratta dal sito pietrograsso.org

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