Le Chiese Evangeliche contrarie alle scelte pro Putin del Patriarca russo Kirill

Al Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) giungono le richieste di espellere la Chiesa ortodossa russa da parte dei rappresentati di numerose organizzazioni religiose, i quali affermano che il patriarca Kirill ha invalidato la sua adesione nel sostenere l’invasione russa dell’Ucraina e nel coinvolgere la chiesa nelle macchinazioni politiche globali del presidente Putin.

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC), conosciuto anche come Consiglio mondiale delle Chiese (CMC), è un importante organismo che si occupa del dialogo fra le differenti Chiese cristiane nel mondo. Il CEC è stato fondato nel 1948 e ha sede a Ginevra, in Svizzera. Ad oggi è costituito da 349 membri di tutte le principali tradizioni cristiane, in gran parte protestanti, anglicane e ortodosse per un totale di 352 chiese, che rappresentano circa 580 milioni di cristiani in tutto il mondo. La Chiesa cattolica partecipa come “osservatrice”, mentre è membro a pieno titolo della commissione “Fede e costituzione”. Papa Francesco ha sottolineato questa partecipazione recandosi in visita ufficiale al CEC a Ginevra nel 2018.

Una presa di posizione ufficiale in merito all’espulsione non c’è stata ancora anche perché l’attuale segretario generale ad interim del Cee, padre Ioan Sauca ha respinto l’idea, pur avendo criticato pubblicamente la risposta di Kirill all’invasione russa.  «È facile escludere, scomunicare, demonizzare; ma siamo chiamati come Consiglio ecumenico a rappresentare un luogo di incontro e dialogo, per ascoltarci a vicenda anche se e quando non siamo d’accordoQuesto è sempre stato il Consiglio ecumenico delle chiese e soffrirei molto se durante il mio tempo questa vocazione andasse perduta e la natura del Cec cambiasse» ha scritto padre Sauca sul sito web del Cec (questa e altre citazioni sono tratte da “Riforma”, l’organo di informazione delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi in Italia)

All’interno del Cee si stanno confrontando due posizioni: quella di chi, ad ogni costo, vuole difendere il dialogo ecumenico tra le chiese e quella di coloro che pongono dei limiti a questa “missione storica” su cui è nato il Cee.

L’ importante incontro del suo comitato centrale (solo il comitato centrale può espellere un membro n.d.r.) dal 15 al 18 giugno potrebbe fare chiarezza perché dopo i massacri accertati contro i civili ucraini cresce fra i cristiani la richiesta di allontanare coloro che vengono ritenuti i complici di un progetto imperialista e di morte. Per esempio, il teologo, pastore e leader ecumenico ceco Pavel Cerný ha affermato che «non si dovrebbe consentire alla Russia di continuare come membro fino a quando non si allontana da questa falsa strada del nazionalismo religioso». Il pastore Rob Schenck, cristiano evangelico e presidente del Dietrich Bonhoeffer Institute di Washington, DC, ha chiesto al Cec di sanzionare Kirill, riferendosi a lui come «uno strumento di propaganda per Putin». Anche l’ex arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, esponente di spicco della Comunione anglicana: «Quando una chiesa sostiene attivamente una guerra di aggressione, non condannando le violazioni palesemente ovvie in qualsiasi tipo di condotta etica in tempo di guerra, le altre chiese hanno il diritto di sollevare la questione».

“Riforma” sostiene nel suo articolo che l’ondata di critiche rivolte a Kirill è conseguenza del fatto che “(Kirill) ha a lungo aiutato le ambizioni politiche di Putin e ha gettato le basi spirituali per giustificare l’invasione russa dell’Ucraina. La sua retorica dall’inizio dell’invasione – come riferirsi ai nemici della Russia in Ucraina come “forze del male” e suggerire che la guerra fa parte di una più ampia battaglia “metafisica” contro l’Occidente e “parate gay” – ha alimentato l’indignazione tra i leader religiosi di tutto il mondo, compreso lo stesso Sauca”.

Alla lettera aperta scritta dal segretario Sauca a marzo, in cui chiedeva al patriarca russo di protestare in difesa dei fratelli sofferenti, dopo pochi giorni Kirill ha risposto riconfermando la sua posizione: la colpa della guerra non risiede nella Russia ma «nelle relazioni tra Occidente e Russia».

Chiudiamo con le conclusioni della speciale tavola rotonda del Cee sul tema dell’Ucraina a fine marzo, a cui non hanno potuto partecipare i rappresentanti della Russia e dell’Ucraina: «l’aggressione militare lanciata dalla leadership della Federazione Russa contro il popolo della nazione sovrana dell’Ucraina…. giustifica il diritto degli ucraini di difendersi contro questa aggressione». A difendersi con tutti i mezzi.

L’immagine in evidenza è tratta da: ilmattino.it
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: centrostudifrancescani.it; gobalist.it

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