La SEPARAZIONE tra la Chiesa di Francesco e la Chiesa dei Tradizionalisti è INEVITABILE.

Intanto uno scisma (ridotto ma qualitativamente indicativo) si è già verificato nella Chiesa Cattolica con il gruppo di Monsignor Lefebvre nel 1988.  Perché? Perché il Concilio Vaticano II ha segnato uno spartiacque tra due epoche storiche, non solo a livello di dottrina (cambiamento della liturgia e delle proposte ecumeniche) ma soprattutto nel indicare – certo in maniera contraddittoria a causa delle mediazioni con l’ala conservatrice – un preciso orientamento nel leggere e praticare il messaggio di Gesù. Allora, nel 1965, come daltronde oggi, la Dichiarazione della libertà religiosa della “Dignitatis Humanae” non è stata fatta propria dai tradizionalisti (sia nascosti che dichiarati) ed è uno dei nodi centrali della divaricazione tra la Chiesa di Francesco e quella auspicata dai suoi detrattori. Lo stesso Papa Francesco lo sottolinea: “…Ci sono cattolici che non accettano quello che il Vaticano II ha detto sulla libertà di culto, sulla libertà di coscienza. Ci sono cattolici che non l’accettano… (“Dove sta andando la chiesa di papa Francesco III parte” su questo blog).

Va ricordato che proprio la dichiarazione sulla libertà religiosafu probabilmente la principale causa dello scisma dimons. Marcel Lefebvre. La possibilità della libertà religiosa è stata osteggiata per secoli da teologi e pontefici cattolici e soltanto dal 1965 fa parte di quegli elementi che determinano, anche per la Chiesa di Roma, la “dignità della persona umana”. La Dichiarazione sulla Libertà Religiosa è stata rivoluzionaria non solo nel modificare profondamente la relazione (precedentemente privilegiata) con gli stati ed i governi da parte della Chiesa ma anche nel trasformare il rapporto ecumenico con le altre religioni; essa, contemporaneamente, ha contribuito ad educare i fedeli ad acquisire un punto di vista tollerante e dialogante con l’altrui pensiero. Sono questi – in particolare l’ultimo – gli aspetti che i cattolici tradizionalisti non hanno mai accettato fino in fondo ed oggi dichiaratamente osteggiano.

Il lungo e ottimo intervento di Antonio Spadaro, gesuita, teologo e saggista italiano, attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica, racconta come e con quanta fatica – per l’opposizione interna alla Chiesa stessa, opposizione che tuttora persiste – si è giunti a questa scelta.  “…dalla Dignitatis humanae, cambiarono molte cose nel cattolicesimo. Cambiò un certo modo di pensare ispirato alla condanna, alla contrapposizione. Cambiarono i rapporti con le Chiese cristiane, e con le altre religioni, rapporti ora caratterizzati dal dialogo, dalla comprensione reciproca, dalla tolleranza.Cambiò l’atteggiamento verso gli Stati, chiudendo così l’epoca dei compromessi, dei Concordati intrisi di privilegi. Ma ancora più importante, per il fatto di avere assunto nella sua stessa missione la difesa e la promozione dei diritti umani,la Chiesa poté così riappropriarsi – come di un ideale “naturalmente” evangelico, cristiano – di quei principi umanitari che per lungo tempo erano stati appannaggio esclusivo dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese.” Sono parole equilibrate che indicano con chiarezza la trasformazione profonda della Chiesa uscita dal Vaticano II (non quella di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI), in grado di confrontarsi, senza più demonizzarli, con l’Illuminismo e le filosofie laiche. E questo radicale cambiamento, anche nella mentalità del popolo dei credenti, nella loro percezione delle altre fedi, segnala quanto invece fosse distante, arcaico, retrogrado il comportamento che animava le masse cattoliche del pre concilio e quanta ostilità e contrapposizioni inutili e dannose, quante lacerazioni nell’etica abbia creato l’aver insegnato e predicato l’atteggiamento esclusivista e negatore dell’altrui fedi. Continua Spadaro:” …ecco perché quelle parole della Dignitatis humanae – parole rivoluzionarie, coraggiose – acquistano oggi, specialmente oggi, una nuova pressante e drammatica attualità. Perché, proprio in forza della libertà che reclamano per le coscienze, quelle parole denuncianola perversione di quanti pretenderebbero di usare il “nome” di Dio per spegnere questa libertà nel cuore degli uomini.” Coloro che ancora oggi su questo tema sono rimasti al passato preconciliare e non accettano la pastorale di Francesco – il Documento sulla fratellanza e i “ponti” da lui indicati – assieme ai politici che usano crocifissi e rosari pubblicamente, fanno parte di quanti stanno usando, per i loro fini mondani, il “nome” di Dio. Ora costoro aspettano che vengano attuate le necessarie riforme del sacerdozio (con uomini sposati) e del diaconato alle donne per promuovere il distacco. Il fatto è che la loro visione pseudo religiosa è rimasta estranea, da molto prima, alla Chiesa ed al suo ultimo Concilio. In conclusione: una possibile occasione per avviare lo scisma sarà costituita dal dibattito e dalle conclusioni del sinodo dell’Amazzonia. Il sinodo dell’Amazzonia, dal 6 ottobre fino al 27 ottobre, si svolgerà a Roma. Per sapere che cosa è un “sinodo”, il perché e stato fatto sull’Amazzonia, la realtà storico geografica dell’Amazzonia, il tema dei “viri probati”, come si   svolgeranno i lavori del sinodo, consigliamo la lettura di “Chiesa. Il Sinodo per l’Amazzonia, cose da sapere

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