La gioia immensa di non morire nell’Italia di Salvini

È il titolo di un articolo di Adriano Sofri, apparso sul quotidiano Il Foglio del 6 Settembre 2019. Una lettura che consigliamo vivamente a tutti coloro, fra i democratici, che hanno avuto o hanno il dubbio che la formazione del governo Pd-M5s abbia comportato o possa comportare più costi che benefici, non considerando nella sua giusta dimensione la posta in gioco: “liberarsi di Matteo Salvini e della sua fanatica malvagità”.

La riflessione di Sofri sulla nascita del governo Pd-M5s prende le mosse dalla convinzione espressa, sulle pagine del Manifesto del 25 agosto, dal giurista Luigi Ferraioli, secondo il quale, le forze democratiche hanno “il dovere di dar vita a un governo …di disintossicazione dall’immoralità di massa generata dalla paura, dal rancore e dall’accanimento –esibito ed ostentato- contro i più deboli e indifesi”. In sostanza, sintetizza Sofri, “nessun prezzo sarebbe troppo alto rispetto all’occasione di fermare una marcia sul potere che solo l’insipienza ottusa del suo primattore ha offerto a una opposizione rannicchiata”.

“Ho temuto –dice Sofri- di morire nell’Italia di Salvini e ora posso sperare che non avvenga. Non sono egoista, dico morire, ma intendo lasciare alle mie nipoti, e ai figli e nipoti di tutti, quell’Italia”.

L’autore fa poi un racconto/valutazione di quello che è successo  e del ruolo dei protagonisti: Renzi, Zingaretti, Grillo e, loro malgrado, Salvini e Di Maio.

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