Kirill (Cirillo I), il patriarca di Mosca filo Putin
In un lungo articolo pubblicato l’ 08 03 2022 sul settimanale “Famiglia Cristiana”, il giornalista Antonio Sanfrancesco racconta, con una dettagliata documentazione, la storia famigliare di Kirill, la sua ascesa al ruolo di sedicesimo patriarca di Mosca, i suoi rapporti con la gerarchia russa e con le chiese nazionali, la sua visione dell’Occidente degradato e immorale. Da quell’articolo alcuni passaggi che descrivono il pensiero di Cirillo I:
Si parte dal primo intervento pubblico sulla guerra in Ucraina da parte di Kirill nel sermone della ‘Domenica del Perdono’, che in Russia apre la Quaresima:
“Kirill nella Cattedrale moscovita del Cristo Salvatore non ha mai pronunciato la parola ‘guerra’, ha affermato che lo ‘scoppio delle ostilità’ è arrivato dopo che ‘per otto anni ci sono stati tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbass, dove c’è un rifiuto fondamentale dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale”.
La critica di Kirill alle democrazie europee ed occidentali è identica a quella di un settore dei tradizionalisti cattolici, quello cappeggiato dal grande elettore di Trump, monsignor Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Usa.
Non a caso anche Viganò sostiene l’esistenza del ‘Nuovo Ordine mondiale’ – la democrazia occidentale relativista, massonica, sionista, anticristiana, consumistica e dedita ai piaceri più perversi – ordine che va denunciato ai popoli affinché “si rendano conto di essere stati ingannati e truffati da un’oligarchia di criminali ben identificabili, per i quali un giorno varranno quelle sanzioni e quei blocchi dei fondi che oggi essi applicano impunemente a chiunque non pieghi il ginocchio dinanzi a loro”.
Anche Kirill propone un quadro simile in cui sostiene: “oggi esiste un test per la lealtà a questo governo (l’Ordine Mondiale occidentale n.d.r.), una specie di passaggio a quel mondo “felice”, il mondo del consumo eccessivo, il mondo della libertà” visibile.
Il riferimento del Patriarca è alle manifestazioni gay e Lgbt “progettate per dimostrare che il peccato è una delle variazioni del comportamento umano. Ecco perché per entrare nel club di quei Paesi è necessario organizzare una parata del Gay Pride. E sappiamo come le persone resistono a queste richieste e come questa resistenza viene repressa con la forza. Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio”.
A questo proposito, sempre nell’articolo di Sanfrancesco, viene riportato il commento del corrispondente del ‘Wall Street Journal’ Matthew Luxmoore:
“Non sorprende che il patriarca ortodosso russo Kirill abbia approvato la narrativa di Putin sull’Ucraina in un sermone di oggi. Secondo lui, l’Occidente organizza essenzialmente campagne di genocidio contro i paesi che rifiutano di organizzare parate gay».
Ancora uno spunto sulla prospettiva culturale politico/religiosa di Kirill:
“egli in passato aveva sostenuto che ‘il diritto a professare apertamente la propria fede cristiana è violato in un occidente ossessionato con la questione della protezione dei diritti umani’. Aveva citato il caso della giornalista norvegese fatta sparire dal video perché rea di portare al collo una piccola croce, o di infermiere costrette a rivedere il proprio abbigliamento perché manifestamente cristiano. Certo, aveva aggiunto, in ‘Europa i valori cristiani sono ancora presenti nella vita delle persone. Ma la tendenza politica generale, la direzione generale delle élite è indubitabilmente anticristiana e antireligiosa. Noi abbiamo conosciuto l’ateismo e quindi vogliamo lanciare un grido al mondo intero: fermatevi, noi sappiamo che tipo di vita è quella”.
All’interno del grande movimento cristiano abbiamo quindi ramificazioni (ortodossi con le loro varie tendenze, cattolici divisi radicalmente al loro interno, evangelici tradizionalisti e non, ecc.) che si muovono in maniera talmente differente nei confronti della guerra da giungere alla contrapposizione: quindi l’uso della stessa Fonte di riferimento non è sufficiente, non riesce a tenere assieme visioni religiose così distanti. È questo un incentivo, uno stimolo ulteriore alla presa di coscienza personale, un invito al senso di responsabilità individuale che non deleghi ad altri (le gerarchie ecclesiastiche) le proprie scelte di vita.
L’immagine in evidenza è tratta da: ilmattino.it;
L’immagine nel testo è tratta da: facebook.com
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