Ci sono anche i “ponti” nella nostra società
Dal 4 al 7 giugno i musulmani hanno festeggiato la fine del Ramadan, il mese sacro del digiuno religioso. Quest’anno alcune loro associazioni hanno dedicato la festa a papa Francesco. Foad Aodi, presidente del Comai (Comunità del Mondo arabo in Italia) ha motivato la scelta con queste parole: “L’unica voce, forte, chiara contro ogni discriminazione è quella di papa Francesco, ed arriva dritta al cuore di tutti i musulmani del mondo”. Sono passati alcuni mesi da quel lunedì, 4 febbraio 2019, in cui ad Abu Dhabi, dopo l’incontro privato con i membri del Muslim Council of Elders della Gran Moschea dello sceicco Zaved veniva diffuso il Documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune”, firmato dal Grande Imam di Al- Azhar Ahamad ad –Tayyib e papa Francesco. “Siamo al fianco del papa per combattere le discriminazioni e in favore del dialogo tra le fedi.
Papa Francesco per moltissimi musulmani in Italia è punto di riferimento tanto che sono arrivate decine di adesioni di moschee e centri culturali alla mia iniziativa di dedicare questa festa al Papa……” ha proseguito Aodi, “i messaggi del Papa arrivano anche all’Islam, facendo del bene. Dobbiamo schierarci con la Chiesa per la difesa dei cristiani e di tutti i credenti delle altre religioni. Siamo contro ogni muro di separazione….”. Intanto negli stessi giorni, la festa della fine del Ramadan a Bologna, a causa del maltempo che ha impedito lo svolgimento all’aperto come di consueto, si è svolta al riparo nella parrocchia di Sant’Andrea, alla periferia di Bologna, dove da tempi è in corso un progetto di integrazione culturale portato avanti dalle parrocchie della zona.
Papa Francesco nello storico viaggio in Egitto aveva detto: “L’unica alternativa all’incontro tra le civiltà è lo scontro tra le civiltà.” Shahrzad Houshmand Zadeh teologa musulmana, docente alla Facoltà di studi orientali all’Università La Sapienza e alla Pontificia Università Gregoriana, ci ricorda che questo processo di avvicinamento e conoscenza è proprio partito da lì, anzi, da quel lunedì di febbraio col Documento sulla Fratellanza, esso ha acquistato visibilità mondiale. “E’ stata una tappa particolare perché, come sappiamo, è stata la prima volta che un Papa della Chiesa cattolica si è recato in una terra dell’Arabia, al centro, al cuore dell’Islam.
Pensiamo sia stato veramente un viaggio storico, ma riuscito perché quando i due leader delle religioni – il grande Sceicco Ahmad Al-Tayyib, che è un grandissimo rappresentante del mondo islamico, diciamo la figura più importante soprattutto per la scuola sunnita, e il vescovo di Roma, che rappresenta anche lui una grande fetta dell’umanità – si abbracciano, si guardano e si chiamano fratelli, diventano maestri per tutti i popoli che guarderanno l’uno negli occhi dell’altro, sapendo che possono chiamarsi fratelli.
E in questo viaggio negli Emirati Arabi, l’aspetto più importante del suo messaggio è stato: “Togliamo la maschera di nemico che abbiamo messo all’altro, perché l’altro, comunque, è un essere umano, ha pari dignità ed è immagine di Dio ….” (Qui tutta l’intervista)
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