COME RICONOSCERE I VERI CRISTIANI
Ascoltano le voci del mondo e non agitano rosari e santini durante i comizi

L’intervista al nuovo presidente della Cei (la Conferenza dei vescovi italiani) il cardinale Matteo Zuppi, da parte di Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano, riguarda indirettamente anche il tema caldo delle elezioni del 25 settembre. Il cardinale, durante la conversazione, ha affrontato argomenti relativi all’ultimo sinodo, alla crisi della pandemia, al coinvolgimento degli indifferenti, al nuovo mondo caratterizzato dalla digitalizzazione e dall’individualismo, ed altri ancora tra i quali ne abbiamo scelti due.

Indicativa della proposta di un nuovo slancio riformatore è l’osservazione – da parte di Zuppi – per il quale la crisi della Chiesa cattolica europea non è tanto dovuta alla “secolarizzazione” – come sostengono i tradizionalisti – ma al “non saper accogliere le domande che oggi ci pone l’uomo secolarizzato, l’uomo “psicologizzato”, l’uomo che ha subito profonde e rapide mutazioni antropologiche”. Questo concetto è il rovesciamento del punto di vista di chi (e sono numerosi tra il clero e i fedeli) indica il mondo non cattolico come “regno delle tenebre” e apostrofa chi lo abita “popolo di satana”, a cui contrapporre la Verità del “regno della Luce”.

Secondo Zuppi “non possiamo usare il Vangelo come una clava. La misericordia, l’ascolto non giudicante, l’attenzione pastorale non sono cedevolezze” e sono gli elementi insostituibili del necessario dialogo con la società moderna. In termini concreti, per esempio, dare la comunione alle persone divorziate e risposate significa sapersi confrontare con una nuova realtà sociale – fatta di persone in carne ed ossa- e rappresenta un atto di amore, non una lesa maestà alla legge divina, tra l’altro variamente interpretata a seconda del teologo di turno.

Il cardinale aggiunge: “Sicuramente parte della Chiesa fa fatica a seguire questa prospettiva, perché resiste un’autocoscienza ideologizzata ed esclusiva. Basti pensare all’autocoscienza di una comunità parrocchiale, che spesso appare confusa, fragilizzata, se non – per usare un termine oggi un po’ abusato – autoreferenziale…” e nell’opera di superamento di questi limiti Zuppi si richiama direttamente al Concilio Vaticano II, aggiungendo che “il nostro sistema di pensiero, filosofico e teologico, difetta spesso per una certa “fissità” del concetto di uomo. E di donna. Che invece sono esseri sempre dinamici, in continua evoluzione”.

A proposito delle donne il cardinale rileva un allontanamento proprio delle giovani donne “arrabbiate con la Chiesa” per non essere sufficientemente ascoltate e valorizzate. Questo non significa abbandonare i principi della fede: “…se sui temi etici il mondo va da un’altra parte non vuol dire certo che dobbiamo omologarci o dire quello che il mondo vuole sentirsi dire ma sapere dire le verità di sempre nella cultura o nelle categorie di oggi. Questa è la sfida ed è tutt’altro che cedevolezza ma responsabilità, altrimenti ripetiamo una verità diventata dura da accettare”.

L’identificazione del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, come realtà in generale negative oltre che dolorose (dolorose anche per i non credenti) non impedisce al cardinale di voler affrontarle nelle modalità in cui la storia degli esseri umani le propone nella nostra epoca.

Si tratta della stessa operazione di ascolto e di mediazione che, ultimamente, ha fatto papa Francesco con il tabù della guerra, da lui dichiarata tale. Infatti, ieri, tornando dal viaggio in Kazakhistan, ha detto, in merito alla fornitura di armi da parte degli stati stranieri all’Ucraina:” … Questa è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità, che sono tante e poi possiamo parlarne. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto. Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla Patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa, non la ama, invece chi difende, ama…”. 

Parlare in questo modo significa che i principi della fede, astrattamente posti sullo sfondo dell’eternità, non danno la risposta ai fatti concreti che capitano nel presente. Certo, fare entrare nella soluzione di un problema etico il contesto in cui si svolge, in altri termini la storia umana, cioè il transeunte e l’impermanenza, scandalizza i tradizionalisti (il sogno di costoro è l’immobilità della dottrina, ma l’unica immobilità possibile è quella data dalla morte), tuttavia resta l’unico modo per mantenere attuale e vivo un messaggio di duemila anni fa, messaggio che può ancora parlare al mondo solo se si rapporta alla realtà di questo mondo e lo ascolta attentamente, sospendendo il giudizio. Altrimenti si usa il Vangelo per rivolgersi esclusivamente a cervelli rimasti al medioevo, senza dare alcuna risposta alle domande dell’oggi.

Il secondo tema di immediata attualità riguarda il ruolo della religione nella politica, ruolo che viene ben inquadrato da una considerazione di Monda: “… le religioni sono quanto mai al centro delle vicende del mondo, soprattutto in senso negativo, nelle contrapposizioni.  Il fondamentalismo islamico continua a ispirare violenza in molti paesi, risorge in Europa un sentimento antisemita, in America, come dicevamo, la religione è tra i principali strumenti di scontro politico, o perché strumentalizzata o perché ostracizzata, e anche qui da noi il sovranismo agita impropriamente simboli e temi religiosi.  La religione, dunque, sembra avere un suo spazio ma solo come strumento di divisione…”.

Il cardinal Zuppi condivide pienamente ed aggiunge che “la polarizzazione usa le religioni perché ancora oggi possono smuovere grandi passioni.  Ma la risposta ce la dà ancora una volta Papa Francesco con Fratelli tutti che non è solo una profonda e innovatrice esplicitazione teologica della fratellanza evangelica, ma è anche il manifesto di un nuovo umanesimo civile. Direi anche l’unico nell’attuale contesto mondiale. Dobbiamo essere capaci di diffondere una parola di “fratellanza necessaria” all’uomo di oggi, una parola che si dimostri migliore e più attraente dell’individualismo consumistico…”.

Una risposta appropriata e contrapposta a “Fratelli d’Italia” e alle lodi che il cardinal Ruini tre anni fa rivolgeva a Giorgia Meloni perché “aveva lavorato bene”. Si tratta della stessa Giorgia Meloni che, nel febbraio del 2020, è stata l’unico politico italiano invitato al National prayer breakfast, dove è intervenuto l’allora presidente Trump. In quella sede la Meloni ha dichiarato essere Trumpun modello per il centro destra italiano” ed ha aggiunto: “Dio, patria, famiglia nel discorso del presidente Trump al ‘National prayer breakfast’: parole che in Italia sembrano quasi eversive, negli Stati Uniti sono al governo e danno risposte importanti”. Siamo ai livelli di Berlusconi, che parla della gentilezza e umanità di Putin, o di Salvini, che se ne dichiara “amico”.

In conclusione, esiste un fondamentalismo cattolico e cristiano che appoggia ed è ricambiato ampiamente dalla destra populista. Per esempio, in Usa ha consentito, attraverso i voti di parte dei cattolici e degli evangelici, di dare il governo a Trump e al suo progetto di Stato confessionale (limitazione di diritti civili acquisiti, diffusione di una cultura preilluministica in merito a temi scientifici quali l’evoluzionismo, ampliamento degli spazi istituzionali e pubblici alle chiese tradizionaliste, ecc.). A costoro la “libera chiesa in libero stato” non basta affatto, hanno bisogno, come gli stati fondamentalisti islamici, di avere “una fede che determina le scelte delle istituzioni”. Non a caso i tradizionalisti di tutto il mondo, ben accolti per il loro peso elettorale dalla destra populista, sostengono che “Chiesa e stato occupano spazi diversi, ma non separati” e che debba essere la stessa Chiesa (cattolica o evangelica) a determinare le scelte dello Stato. Vanno fermati.

L’immagine in evidenza è tratta da vativannews.va

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