Sondaggi e confronti
Tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019, in Italia come nel resto dell’Europa, vari Istituti di ricerca hanno svolto sondaggi sulle intenzioni di voto degli elettori. Emergono risultati alquanto interessanti. Ne sintetizziamo alcuni:
- Il PD ha impiegato 5 anni per perdere 7 punti percentuali di consenso presso il proprio elettorato. Il M5s ha ottenuto la stesso risultato in soli 7 mesi passando, secondo il sondaggio pubblicato il 7 gennaio dall’Istituto Ixè, dal 32,7% al 24,9%.
- Il PD, che dopo la sconfitta alle elezioni politiche del 4 marzo tutti i commentatori hanno giudicato essere ormai in via di estinzione, in realtà in tutti questi mesi è rimasto sempre fermo al risultato elettorale, tra il 17 e il 18 per cento. Ed ora comincia lievemente a riguadagnare consensi.
- Che la Lega di Salvini, dopo il buon risultato elettorale, sarebbe ulteriormente cresciuta era da tutti dato per scontato. E così è stato: ai primi di dicembre 2018 ha registrato il 33,2% dei consensi. Non era invece scontato che la sua crescita si arrestasse così presto: ai primi di gennaio del nuovo anno i sondaggi la danno intorno al 31%.
Nelle elezioni per il Parlamento europeo di maggio
2019, la galassia dei partiti sovranisti viene data per favorita. Ma gli ultimi
sondaggi (a cura di PollofPolls.eu) aggiornati al 4 gennaio, consegnano il
quadro di una situazione che non li vede al primo posto. I sovranisti, rispetto
al 2014, guadagnano certamente molti seggi, ma i Popolari (che comprendono
anche FI) resterebbero lo schieramento più numeroso con 177 seggi (su 705).
Seguono i Socialisti (anche il PD) che dovrebbero raggiungere i 136 seggi. Terza
posizione per il gruppo ALDE (cui aderisce Macron) con 96 seggi. Al gruppo ENF
(di Front National e Lega) andrebbero 62 seggi. Infine 53 seggi vengono
assegnati a GUE/NGL, 51 all’ECB, 47 ai Verdi, 46 all’EFDD (che comprende M5s).
Una trentina di seggi restano a disposizione di partiti non affiliati ad alcun
gruppo.
Quindi, nonostante un forte calo dei Popolari e dei Socialisti rispetto al
2014, i gruppi europeisti dovrebbero mantenere il controllo del Parlamento,
grazie soprattutto alla crescita di ALDE e VERDI. Il contributo italiano è
previsto in questi termini: 29 deputati all’ENF, 24 all’EFDD, 7 ai Popolari e
16 ai Socialisti.
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