Il fanatismo nasce anche dalla disinformazione.

Antidoto: la “conoscenza reciproca come metodo”.

Nell’incontro tra i fedeli di differenti religioni si è costretti a prestare molta attenzione, soprattutto quando si desidera esaminare il credo altrui e si danno giudizi sull’altrui fede. Il Documento sulla Fratellanza invita tutti, cristiani e musulmani, a praticare la conoscenza reciproca e ad abbandonare i pregiudizi che nella storia del Cristianesimo e dell’Islam si sono accumulati nei secoli. Ognuno può tenersi stretti i propri dogmi, riti e libri sacri perché “..il dialogo tra i credenti significa incontrarsi nell’enorme spazio dei valori spirituali, umani e sociali comuni, e investire ciò nella diffusione delle più alte virtù morali, sollecitate dalle religioni…” quindi, con rispetto reciproco, i credenti possono “competere” nella pratica di vita con azioni giuste, misericordiose, nella generosità e nella bontà. E poi il Documento conclude: “significa anche evitare le inutili discussioni”. Un esempio di “inutile discussioni”, anzi di “dannosa”, è stata la Lezione magistralis di Ratisbona, tenuta da Benedetto XVI il 12 settembre 2006. “Nel settimo colloquio, edito dal prof. Khoury, l’imperatore tocca il tema della jihad, della guerra santa. Sicuramente l’imperatore sapeva che nella sura 2, 256 si legge: “Nessuna costrizione nelle cose di fede”. È una delle sure del periodo iniziale, dicono gli esperti, in cui Maometto stesso era ancora senza potere e minacciato. Ma, naturalmente, l’imperatore conosceva anche le disposizioni, sviluppate successivamente e fissate nel Corano, circa la guerra santa. Senza soffermarsi sui particolari, come la differenza di trattamento tra coloro che possiedono il “Libro” e gli “increduli”, egli, in modo sorprendentemente brusco che ci stupisce, si rivolge al suo interlocutore semplicemente con la domanda centrale sul rapporto tra religione e violenza in genere, dicendo: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”. L’imperatore, dopo essersi pronunciato in modo così pesante, spiega poi minuziosamente le ragioni per cui la diffusione della fede mediante la violenza è cosa irragionevole.” Questo paragrafo rappresenta l’unica citazione su Maometto, fatta dal papa durante la sua lettura. Il Papa poi si occupa del rapporto tra fede e ragione, approfondisce il tema del dio-Logos, dell’importanza dell’incontro fra il cristianesimo e la filosofia ellenistica, e dei tentativi di contestare questo modello da parte della Riforma protestante, della teologia liberale e della teologia contemporanea. Purtroppo (ed era inevitabile) l’intero mondo islamico, più che confrontarsi sul resto, ha letto e si è soffermato sul passaggio che abbiamo riportato. Da quel messaggio ha dedotto che per il Papa l’islam è una religione in cui c’è solo disumanità e cattiveria, e quel poco di buono che c’è (vedi la sura 2,256) è frutto dell’ipocrisia di chi è debole perché, appena può, organizza la conversione violenta. Tante, tantissime furono le reazioni di parte islamica (vedi la documentazione in Wikipedia). In molti paesi musulmani si riempirono le piazze e si organizzarono manifestazioni di contestazione. Che le frasi dello scandalo, sopra riportate, fossero quanto meno ambigue (a nostro parere totalmente erronee, e lo spieghiamo in altri due testi) verrà riconosciuto, in maniera indiretta, dalla stessa Santa Sede. Infatti pochi giorni dopo Ratisbona verrà pubblicato e diffuso il testo che attualmente potete consultare, con alcune significative correzioni e la nota n°3. Per coloro che fossero interessati l’archivio contiene l’Approfondimento con i due testi.     

Per coloro invece che non hanno tempo: 1) non è esatta l’affermazione che la sura 2,256 fosse del periodo iniziale, quello della “debolezza” di Maometto (lo sostengono pochi autori, perfino esperi cattolici dell’Islam affermano che nasce nel secondo periodo della predicazione) quindi si tratta di una affermazione denigratoria e scorretta storicamente; 2) il “nuovo” che ha portato Maometto non può essere, per quanto critici nei suoi confronti, consistente solo in cose cattive e disumane. Eppure il Papa non ha minimamente contestato questo concetto offensivo e calunnioso ma si è “stupito” perché è stato formulato” in modo brusco”. In altre parole perché con poco tatto e senza preamboli Manuele II Paleologo ha posto la domanda provocatoria al suo interlocutore. Qualsiasi altra considerazione fatta nel seguito del discorso da Benedetto XVI è stata oscurata dalla scorrettezza di questo paragrafo ed ha impedito di cogliere già allora l’occasione di un confronto aperto e di un dialogo produttivo per entrambe le parti.

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