Mentono

Alcune persone sostengono che al momento dell’invasione russa dell’Ucraina (ma anche adesso) la cosa più giusta da fare da parte degli aggrediti sarebbe stata (sarebbe) cedere il passo agli aggressori. Si sarebbero risparmiate (si risparmierebbero) molte vite umane e la condizione del popolo ucraino sarebbe meno dolorosa.

Bene, bisogna dire che queste persone mentono (nel senso che il loro racconto è ingannevole).
Perché? Per il semplice motivo che nei loro ragionamenti muovono da presupposti sbagliati. Diciamolo meglio: l’idea che non opponendo resistenza si sarebbero risparmiate molte vite umane e il popolo ucraino, sia pure sottomesso, avrebbe potuto continuare a vivere una vita, certo meno libera, ma sostanzialmente simile a quella di prima è un’idea priva di fondamento, perché non tiene conto delle vere motivazioni che stanno dietro alla decisione di Putin di invadere l’Ucraina. Naturalmente, alcuni non ne tengono conto perché le ignorano altri, invece, fanno finta di non sapere.

Bisogna anche dire che l’attenzione per le vere motivazioni dell’invasione russa non è stata sufficientemente esercitata perché Putin è stato abile nel mettere in circolazione, fin da subito, una tesi che sarebbe stata presa facilmente per buona da una parte consistente dell’opinione pubblica occidentale di orientamento antiatlantista: l’espansione della Nato.

Ma è possibile rintracciare, anche sulla stampa italiana, interventi di studiosi ed analisti che prendono in esame le ragioni del conflitto russo-ucraino sulla base di una approfondita conoscenza della storia e della recente evoluzione del sistema politico russo.

Su La Stampa del 6 Luglio Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto Affari Internazionali, esperta di relazioni internazionali, ha affrontato  il tema dell’invasione dell’Ucraina proprio partendo dall’affermazione che “parlare di continuo dell’espansione della Nato come unica motivazione di questa guerra è un limite intellettuale e dimostra quanto si sappia poco della Russia contemporanea e del suo sistema politico”.

Come è maturata nell’establishment politico russo – si chiede Nona Mikhelidze – la decisione di invadere l’Ucraina? Quali erano/sono i presupposti e gli obiettivi principali della politica estera russa nei confronti di quel paese?

Secondo la ricercatrice dell’IAI, il ruolo delle ideologie nel processo decisionale politico della Russia moderna è di fondamentale importanza. E passa in rassegna “i documenti ufficiali adottati dal parlamento russo, così come i discorsi o i dibattiti televisivi del presidente Putin” per aiutarci a “capire come l’ideologia russa moderna abbia predeterminato la logica politica del Cremlino a lanciare ‘l’operazione militare speciale’”.

“Dal 2012 la Russia ha iniziato a prendere le distanze dall’Occidente e ha iniziato a costruire la narrativa politica del presente e del futuro della Russia imperniandola su concetti come civiltà, ortodossia cristiana, valori spirituali e morali.

Secondo il politologo russo Vladimir Pastukhov, l’ideologia del Cremlino si è formata attorno ad alcuni presupposti fondamentali.

Primo: la superiorità della nazione russa, che promette il riconoscimento della priorità della nazione al di sopra di quella individuale e il riconoscimento della superiorità incondizionata della nazione russa rispetto a tutte le altre nazioni e gli altri popoli, specialmente quelli dei Paesi post-sovietici. A questo proposito Medinsky, oggi a capo della delegazione russa di negoziatori in trattative con l’Ucraina, ha lasciato intendere che i russi avrebbero un cromosoma in più.
Secondo: l’inferiorità delle altre nazioni. Per come Putin percepisce l’ordine globale, «non vi sono vie di mezzo e nemmeno Stati di mezzo: o un Paese è sovrano, oppure è una colonia». In particolare, l’Ucraina è inferiore proprio da questo punto di vista, poiché come Stato, nelle parole del Cremlino, è una creazione artificiale.
Terzo: la presenza di nemici naturali esterni e interni: il primo è il mondo anglosassone, il secondo è la cosiddetta “quinta colonna” oggi chiamati “agenti stranieri”.
Quarto: l’Ucraina è il Santo Graal, il Cremlino conferisce un significato quasi mitologico al controllo dell’Ucraina. La tesi «senza Ucraina la Russia non può essere un impero» è diventata un assioma per l’élite politica russa.
Quinto: questo ci porta al diritto di far guerra e al concetto di normalità bellica. Poiché
l’Ucraina è un obiettivo sacro, la Russia è legittimata a perseguire tale obiettivo anche con mezzi militari. Il militarismo della nuova ideologia non è una necessità, ma una manifestazione dell’essenza”.

Nona Mikhelidze scrive che secondo Putin, per l’identità russa – come unica e distinta da quella occidentale – la sfida più importante proviene dalla comunità euro-atlantica nella quale la gente respinge i valori cristiani e i principi morali. Queste comunità -ha dichiarato «stanno varando politiche che mettono su uno stesso piano grandi famiglie e le unioni di persone dello stesso sesso, la fede in Dio e la fede in Satana.  …. Cercano aggressivamente di esportare in tutto il mondo questo modello».


Nel 2014, Vladimir Putin sostenne che l’attuale situazione in Ucraina era dovuta perlopiù alla sfortunata decisione dei bolscevichi russi nel 1922 di dare all’Ucraina alcuni territori – oggi rappresentati come aree dell’Ucraina del Sudest che un tempo, secondo lui, formavano un unico territorio storico noto come Novorossiya (e comprendente Kharkiv Lugansk, Donetsk, Mykolaiv, e le regioni di Kherson e Odessa) – e all’errore commesso da Nikita Krusciov di trasferire la Crimea all’Ucraina dalla Russia nel 1954.

In un’altra occasione Putin disse: «Non faccio distinzioni tra russi e ucraini». In seguito, elaborò l’idea che Mosca e Kiev erano “tutt’uno” e pubblicò un articolo intitolato «Sull’unità storica di russi e ucraini». … Dopo il crollo dell’Unione Sovietica – continua Putin – i neonazisti ucraini dettero vita a un progetto antirusso, per prendere le distanze dalla Russia e puntare all’integrazione con l’Europa. «La nostra consanguineità è stata trasmessa da una generazione all’altra. Essa vive nei cuori e nei ricordi delle persone che vivono nella Russia e nell’Ucraina moderne, nei legami di sangue che uniscono milioni di nostre famiglie. Insieme siamo sempre stati e sempre saremo molto più forti e di successo. Perché siamo un unico popolo» conclude.

L’articolo di Putin è stato pubblicato il 12 luglio 2021, la data in cui divenne chiaro in modo irrefutabile che la guerra russa contro l’Ucraina era inevitabile.  …

La guerra che apparentemente mira alla ‘liberazione del Donbass’ è un rilancio di ‘Novorossiya’. … Da un’ottica ideologica, ‘Novorossiya’ sottolinea lo status di grande potenza della Russia e ricorda di essere un impero. … La ‘Novorossiya’ che prende di mira l’Ucraina del Sudest è in verità soltanto una componente di una più ampia iniziativa del ‘Russkiy mir’, l’iniziativa che offre una visione, una missione e dei valori per la legittimazione dell’attuale stato russo e delle sue politiche”.

Sulla rivista Limes del 5 Luglio si legge: “Nelle aree conquistate la Russia ha già iniziato l’opera di omologazione alla Grande Madre. Lingua, toponomastica, scuola, passaporti, welfare. Obiettivo: asservire gli adulti renitenti e plasmare i giovani, grande promessa del Russkij Mir”.

Sulla stessa rivista, viene riportata la seguente affermazione di Marija Zakharova, portavoce del ministero degli esteri della Federazione  Russa: «L’Ucraina che voi e io abbiamo conosciuto, all’interno dei confini che c’erano una volta, non esiste più e non esisterà mai più. Questo è evidente»- Con queste parole – si legge – l’alta funzionaria di Mosca non rimarca solo la perduta integrità territoriale dell’ex paese satellite ammaliato dall’Occidente, ma getta un’ombra sul futuro dell’Ucraina devastata quale entità sovrana.

Mentre scriviamo questo post l’ex presidente russo Dmitrij Medvedev,  ancora parte del gruppo dirigente del Cremlino, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’Ucraina potrebbe scomparire dalle mappe del mondo”.

Come si può vedere, nell’ideologia dei capi del Cremlino vi sono aspetti di un nazionalismo e di un imperialismo esasperati, che credevammo fossero stati definitivamente cancellati dalla storia europea.

Putin non si fermerà, perché non vuole che vi sia un popolo ucraino indipendente, non ne riconosce la legittimità storica. Il suo disegno è annientarlo (i russi del resto ci avevano già provato negli anni ’30, come abbiamo ricordato in un precedente post). Non c’entra nulla l’espansionismo della Nato e altre amenità del genere. E il pacifismo, vero o finto che sia, è comunque fuori luogo. O c’è veramente qualcuno che trovandosi al posto degli ucraini direbbe ai nazisti russi “fate pure, stuprate pure le nostre donne e i nostri bambini, deportateci in Russia, qualunque cosa voi facciate noi non ci opporremo”? Si può essere pacifisti, ma non si può essere complici dei carnefici. I criminali vanno combattuti sempre e realmente, non solo a parole. Ed è questo che vogliono fare gli ucraini quando ci chiedono di aiutarli inviando loro delle armi. Non vogliono che loro e i loro cari vengano uccisi, torturati o deportati nei campi di concentramento russi e che l’Ucraina scompaia dalle mappe del mondo.

L’immagine in evidenza è tratta da: corrieretneo.it
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: ilsolediparigi.it; congedatifolgare.com; huffingtonpost.it; indro.it; voxnews.info; tag24.it; corriere.it

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