L’odiato Occidente

La guerra di aggressione mossa dalla Russia contro l’Ucraina ha rimesso in evidenza l’ antica e mai realmente superata avversione della sinistra italiana (e non solo) per la civiltà occidentale.

Siamo di fronte ad una guerra che per esplicita affermazione del presidente russo Putin va al di là della semplice aggressione verso un Paese confinante e si configurata come una vera e propria guerra “contro l’Occidente”. Perché, nella sua folle visione del mondo, Putin considera l’Occidente collettivo come una entità ostile che trama per annientare la Madre Russia. Nel discorso alla nazione del 21 febbraio Putin ha affermato che le élite occidentali “stavano per fornire al governo nazista di Kiev l’arma nucleare”. “Se ne infischiano – ha detto – di chi lotta contro di noi, potrebbero essere anche terroristi, o il diavolo calvo, a loro andrebbe bene lo stesso. Nel febbraio del 2022, noi siamo stati obbligati a usare la forza per fermare una aggressione contro i russi che vivono in Ucraina, la quale stava costruendo uno Stato anti-Russia”.

Queste affermazioni di Putin non hanno alcun fondamento reale: basta considerare che gli Usa si sono sempre opposti alla intenzione dell’Ucraina di aderire alla Nato e che l’Europa, fino ad un anno fa, non aveva mai accolto la richiesta dell’Ucraina di entrare  a far parte dell’Unione Europea. E d’altro canto l’invasione russa non ha suscitato grossi consensi neppure nelle aree russofone dell’Ucraina. In realtà quello che l’Ucraina, per sua autonoma volontà, stava costruendo (e continua a farlo) è una società sul modello delle democrazie occidentali.

Ma in Russia (dove, per più di settanta anni, la retorica anti occidentale è stata una delle principali armi usate dai comunisti per giustificare agli occhi del popolo il carattere sempre più autoritario e dispotico del regime sovietico) quella retorica può pagare (soprattutto presso la popolazione più anziana che fornisce a Putin il principale sostegno). E perciò il presidente russo, nel suo discorso, ha rincarato la dose. Accanto alle presunte mire espansionistiche della Nato ha attaccato lo stile di vita occidentale, quello che lui definisce “la dilagante corruzione dei costumi”: “Guardate cosa stanno facendo con i matrimoni gay, con la legalizzazione della pedofilia. Se vogliono distruggere i valori sacri, facciano pure. Noi invece citiamo l’Antico testamento: la famiglia significa unione tra uomo e donna, nient’altro. E continueremo a difendere i nostri figli da queste follie, mentre l’Occidente fallirà miseramente”.

Putin, nella sua idea di guerra all’odiato occidente, trova un valido alleato nel presidente cinese Xi Jinping che guida un Paese in cui la dittatura comunista c’è ancora e fa uso a piene mani della retorica anti-occidentale, con motivazioni in parte diverse ma con obiettivi comuni: istituire un nuovo ordine mondiale.

Xi e Putin, come emerge dal loro recente incontro a Mosca, si rivolgono in primo luogo ai Paesi in via di sviluppo del Sud del Mondo per promuovere un loro piano per lo sviluppo e la pace, mostrando il volto di potenze responsabili, in contrapposizione agli Stati Uniti presentati invece come imperialisti e guerrafondai.

In un suo editoriale pubblicato dall’organo del partito comunista cinese, il Quotidiano del Popolo, il leader russo ha scritto: “L’Occidente si aggrappa sempre più disperatamente a dogmi arcaici, al suo sfuggente dominio, mettendo in gioco il destino di interi Stati e popoli. Il percorso perseguito dagli Stati Uniti di duplice contenimento della Russia e della Cina, nonché di tutti coloro che non soccombono ai dettami americani, sta diventando sempre più acuto e assertivo“. Contemporaneamente, in un editoriale apparso su  Rossiyskaya Gazeta il leader cinese ha scritto:  “Ho proposto l’Iniziativa Belt and Road, l’Iniziativa per lo sviluppo globale, l’Iniziativa per la sicurezza globale e l’Iniziativa per la civiltà globale. Tutte queste iniziative hanno arricchito la nostra visione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità e hanno fornito percorsi pratici per raggiungerla”.

Il nuovo ordine mondiale di cui parlano Cina e Russia , naturalmente, sarà basato sul rispetto reciproco, sulla tolleranza e sull’uguaglianza (un rosario che i due leader snocciolano in tutte le loro recite). E Putin, sempre durante l’incontro moscovita, ha anche avuto l’ardire di presentare la guerra mossa contro l’Ucraina come un esempio di azioni che serviranno a “forgiare il nuovo ordine”.

Ritorniamo alla affermazione iniziale: l’ostilità della sinistra nostrana (e non solo) per la civiltà liberale occidentale.

Di fronte alla dichiarata intenzione da parte dei leader di due feroci dittature di voler costruire un nuovo ordine mondiale che li vedrebbe alla guida, la preoccupazione espressa da intellettuali, politici, giornali e partiti della sinistra si attesta a livelli molto bassi. È raro imbattersi in discorsi nei quali i valori lo stile di vita le istituzioni politiche ed economiche della civiltà occidentale (alla quale per nostra fortuna apparteniamo) vengano convintamente difesi. È raro imbattersi in discorsi nei quali si  affermi che la Russia e la Cina non hanno alcun valido modello alternativo da offrire.

Meno raro imbattersi in discorsi come quello sostenuto, ad esempio, da un autorevole intellettuale del Pd, in una recente intervista apparsa sul quotidiano online Il Riformista. Il professor Mario Tronti prende in considerazione il fatto che oggi “c’è  uno scontro di civiltà” e afferma che “la guerra in Ucraina è in fondo un sintomo del grande gioco già in atto”. E a suo avviso tutto questo avviene perché “c’è una pretesa di egemonia unipolare da parte degli Stati Uniti”, ovvero “la pretesa di dettare al mondo il nomos della terra”.

In verità, professor Tronti, non c’è una guerra in Ucraina ma una guerra contro l’Ucraina. E non è semplicemente un sintomo, un indizio, di uno scontro di civiltà in atto. È qualcosa di più. È un esempio concreto del modo in cui Putin (e non sappiamo ancora fino a che punto anche Xi Jinping) intende condurre lo scontro con l’Occidente (come ha esplicitamente dichiarato). E se si guarda alla quantità di diritti umani violati, alle atrocità quotidianamente commesse in questa guerra e alle ripetute minacce di escalation nucleare c’è veramente da essere molto preoccupati.

Ma per il prof Tronti la preoccupazione principale, quella che si sente in dovere di esplicitare (come messaggio “per chi vuole intendere”) è un’altra. E la esprime in questa sia pur “impertinente” domanda: “Chi ci salverà dalla civiltà occidentale?”. Una preoccupazione che si accompagna  alla antica visione ideologica che considera la formazione economica sociale delle democrazie occidentali una “quotidiana fabbrica di diseguaglianze, di emarginazioni, di discriminazioni, di sfruttamento, tutte realtà ben nascoste dietro la vetrina luccicante del migliore dei mondi possibile”.

Quelle espresse da Tronti sono tesi che fanno parte del repertorio del vecchio radicalismo anticapitalistico e che oggi appaiono astoriche. Eppure stanno riguadagnando molte simpatie nei partiti e nei movimenti della sinistra italiana (e non solo).

Ciò non è privo di conseguenze.

Una prima conseguenza è quella messa in rilievo più volte da Federico Rampini sul Corriere Della Sera, quando parla di un Occidente in preda ad una “ sindrome auto-distruttiva”, concentrato da tempo nel processare se stesso, “criminalizzare la propria storia, colpevolizzarsi per gli orrori dell’imperialismo. Solo il proprio, s’intende: gli imperialismi russo o cinese non contano”.

Questa sindrome auto-distruttiva – dice Rampini – è particolarmente acuta in America, dove il disprezzo per la liberaldemocrazia è predicato dai movimenti identitari (come il Black Lives Matter) e da “docenti vetero-marxisti con cattedra nei campus universitari in cui domina il pensiero politically correct”.

Ma, come abbiamo visto, si tratta di un atteggiamento presente anche dalle nostre parti. E anche dalle nostre parti “affiora dietro il pacifismo ipocrita che recita: Né Nato né Russia”.

Tutto ciò ha contribuito a sottovalutare le minacce di Putin all’Occidente, che è stato colto di sorpresa e sostanzialmente impreparato alla sfida epocale avanzata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina. Del resto – osserva Rampini – “Se tutto il male del mondo è riconducibile a noi, perché avremmo dovuto vigilare su chi ci vuole mettere in ginocchio?”.

Altro che pretesa di imporre il nomos della terra. L’idea trontiana che gli Usa intendono occupare il mondo è la stessa che Putin usa per dare legittimità alla propria guerra espansionistica e criminale.

Sfugge, al discorso di Putin come a quello di Tronti, il fatto concreto che gli ucraini non vogliono vivere secondo il modello russo  ma vogliono vivere alla maniera dell’Occidente (sarebbe assurdo che, ancora una volta, l’Occidente facesse finta di niente).

Una seconda conseguenza è quella messa in rilievo da un recente sondaggio che registra un grosso mutamento nella opinione degli italiani sulla guerra in corso.
Secondo una rilevazione dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr, un think-tank paneuropeo, che ha intervistato quasi 20 mila cittadini di dieci Paesi europei, tra cui appunto l’Italia, e cinque extraeuropei (Cina, India, Turchia, Russia e Stati Uniti) solo il 39% degli italiani vede nella Russia un avversario. E se 44% dei britannici e il 38% degli europei considera giusto che l’Ucraina riconquisti tutto il suo territorio anche a patto di un prolungamento del conflitto, in Italia la maggioranza (51%) vorrebbe la fine delle ostilità il prima possibile (anche a costo di perdite territoriali per Kiev) e solo il 26% è a favore di una guerra più lunga. Infine, sulle ragioni del sostegno occidentale a Kiev: buona parte degli statunitensi concorda con Joe Biden quando questi afferma che gli aiuti all’Ucraina servono a proteggerne la democrazia. In Gran Bretagna quest’affermazione è condivisa dal 25% dei cittadini, in Eu dal 16%. In Italia siamo fermi al 10%. Questi risultati hanno portato gli autori del sondaggio a considerare l’Italia un possibile “anello debole” della coalizione occidentale.

In conclusione, la nostra domanda impertinente è: “Si salverà l’occidente?”. Più precisamente: “Siamo interessati a salvare la democrazia?”.

L’immagine in evidenza è tratta da: repubblica.it

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