L’incerta fede

Italia: una fede dubbiosa ma una “religione diffusa” attenta ai valori.

Con questo titolo “Vatican News” commenta il risultato dell’indagine sociologica, dal titolo “L’incerta fede”, commissionata dalla Conferenza episcopale italiana a 25 anni dall’ultima ricerca. Si è trattato di una ricerca quantitativa (3238 questionari) e qualitativa (164 interviste in profondità), iniziata nel 2017. I dati raccolti sono una fotografia dello “stato di salute” della Chiesa italiana e, secondo Monsignor Galatino, attuale segretario della Cei, costituiscono un’opera fondamentale per il clero perché “prima di attivare un piano pastorale occorre approfondire la conoscenza dell’ambito nel quale si intende operare”. 

Continua il calo della pratica religiosa: i numeri, spesso identici, fin nei decimali, nella ricerca quantitativa come in quella qualitativa, raccontano un calo della frequenza settimanale alla Messa, dal 31,1 per cento al 22, e il 14 per cento dei 164 intervistati (78 lasciati liberi di rispondere sulla loro vita e il senso dell’esistenza, 86 che hanno risposto anche a domande su vita quotidiana e festiva, vita e morte, felicità e dolore e altre dicotomie) che fa la comunione a Messa. Parlano di un tasso di felicità soddisfacente per 154 persone su 164, ma anche di una sofferenza presente nel 70 per cento di loro. Sottolineano che nei confronti della morte, il 58,3 per cento degli intervistati ritiene che la religione aiuti a mantenere una certa tranquillità, anche se in 25 anni è passato dal 10,4 al 19,5 per cento il numero di chi nega convintamente la vita dopo la morte, e coloro che credono che ci sia sono scesi dal 41,5 al 28,6 per cento.

Un dato in controtendenza, come risulta dalle folle di pellegrini, è invece l’affluenza ai santuari, mariani in particolare. Andrà analizzata la tipologia di religione che in queste sedi viene espressa perché la componente del fideismo irrazionale e superstizioso è spesso, purtroppo, predominante. Inoltre, il fenomeno è fortemente accentuato dalla situazione sanitaria mondiale e dal clima di incertezza politica e sociale che caratterizza il periodo che stiamo vivendo. Ogni epoca di transizione storica ha visto la formazione e diffusione di movimenti apocalittici (in Italia Radio Maria in primis) e la rincorsa, da parte di masse confuse e disorientate, a forme di devozione legate all’urgenza dei propri bisogni più che all’adesione meditata e consapevole ad una fede. La Chiesa cattolica, nella sua gerarchia, non contrasta sufficientemente questo fenomeno e lo confermano i pellegrinaggi che sono stati autorizzati da papa Francesco, nel 2019, a Medjugorje. Nei fatti non si è voluto “contrastare” da parte del Vaticano, attraverso l’educazione ad una diversa spiritualità, i numerosi gruppi di fedeli, guidati dai loro sacerdoti e in qualche caso anche dai loro vescovi, che già si recavano ogni anno nella Bosnia Erzegovina.

“Le critiche alle istituzioni religiose e la nuova spiritualità.

Si mantiene viva la preghiera, con il 26,1 per cento che dichiara di praticarla ogni settimana, e mai solo il 26,8. Numeri più alti di quelli della partecipazione alla Messa, e ancora più alta è la frequenza della preghiera tra i musulmani. E se il 35 per cento dice di appartenere ad una Chiesa o confessione, sono numerose le riflessioni critiche nei confronti dell’istituzione religiosa, i suoi componenti, le regole e i comportamenti. Così la ricerca rileva l’emergere di una spiritualità “che a poco a poco, sottolinea Cipriani, “subentra alle forme tradizionali di religiosità”. Si manifesta nell’adesione “a forme di volontariato ed a nuove esperienze sul modo di pregare o comunque di mettersi in relazione con il soprannaturale”. 

La “religione dei valori”, da famiglia a giustizia

Nell’indagine qualitativa è anche evidente la presenza di una sorta di “religione dei valori” che richiama la cosiddetta regola d’oro (golden rule), cioè il non fare agli altri quello che non si vorrebbe fare a sé stessi. I valori, in ordine di importanza sono: famiglia, giustizia, solidarietà, accoglienza, condivisione; seguono poi, un po’ più distanti: lavoro, amicizia, amore, educazione, cultura, tradizione, religiosità, devozione, libertà.”


Anche sul terreno della “morale “individuale si è verificato un notevole distacco dalle posizioni espresse dalla gerarchia, nell’unico dato di cui siamo venuti a conoscenza: la posizione dei fedeli in merito al fine vita. Lo sottolinea monsignor Galatino, preoccupato per i tanti “possibilisti sull’eutanasia“. Oggi, 2021, i favorevoli all’eutanasia sono la maggioranza, secondo l’indagine qualitativa dell’inchiesta. Infatti, a proposito dell’eutanasia: il 62,7 per cento è favorevole, e si pone in contrasto col magistero cattolico, mentre il 20,4 è contrario, e il 16,9 incerto. Nel 1995 i contrari erano invece la maggioranza, con il 42,7 per cento, gli incerti il 34,8 ed i favorevoli solo il 22,5.

Il giudizio sul Papa: positivo nel 70 per cento dei casi

Agli intervistati è stato poi chiesto di parlare di Papa Francesco, che una di loro ha definito “Papa da aperitivo” perché persona aperta e colloquiale, vicina, simpatica. In base all’analisi dei sentimenti che le persone nutrono verso il Papa, sintetizza Cipriani, gli orientamenti di tipo positivo sono il 33,2 per cento, neutro il 46,4 e negativo il 20,3. Ma il giudizio complessivo sul Pontefice argentino, ricavato mediante una procedura diversa, è positivo nel 69,7 per cento dei casi, ambivalente nel 22,2 e negativo solo nell’8,1. “

La componente dei cattolici tradizionalisti, nel clero e tra i fedeli, è rilevante: sono i cattolici che votano Lega e Fratelli d’Italia, con la benedizione del cardinale Ruini. Da costoro è garantito un giudizio negativo sull’operato di papa Francesco, ma d’altronde anche il messaggio di Gesù sull’accoglienza degli “ultimi” non ha mai ricevuto l’unanimità di consensi, anzi.

Anche monsignor Galatino commenta questo dato, senza timori e ripensamenti:
 “Finché la contestazione al Papa viene fatta sul tema della immigrazione, è una contestazione fatta nei confronti del Vangelo. Perché alla fine non se l’è inventata il Papa la storia dell’accoglienza, e nemmeno qualche prelato un po’ particolare: riguarda il Vangelo e il Papa non può e noi non possiamo come Chiesa consentire ad un rallentamento di tensione rispetto a quello che, come ha ricordato domenica scorsa Francesco, sta succedendo in Libia. Ma sappiamo benissimo che non accade soltanto in Libia, tutto questo. Quindi finché il Papa viene contestato per queste cose, vi dico la verità, mi fa piacere.

Anche noi ci uniamo a questa osservazione finale perché significa che non si è abbassata la guardia nel prestare attenzione agli “ultimi” della terra.

L’immagine in evidenza è tratta da: vaticannews.va;
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: aleteia.org; tgtourism.tv; ilsussidiario.net; notizie.tiscali.it

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