L’enigma Maria

Il dogma dell’Assunzione rappresenta una delle più evidenti immagini della contraddittorietà e della ambivalenza che caratterizzano Maria e, forse, anche la spiegazione dell’immenso fascino che esercita tuttora.
Nell’Assunzione infatti avviene che un corpo umano, il corpo di una donna – una donna come tutte le altre, vissute e morte sul pianeta – completato il suo ciclo vitale, ”muore” ma non viene seppellito perché sparisce dalla vista degli astanti e, come solo un essere superiore e diverso dal terrestre può fare, raggiunge lo spazio infinito ed eterno della Divinità. Il corpo di Maria si unirà al Dio cattolico perché le altre chiese cristiane non condividono questo racconto in quanto non ha solide fondamenta nelle Scritture, ma soltanto nella Tradizione.

Riassumiamo: Maria, intesa come persona appartenente all’umanità, consente di innescare un processo di identificazione ed una forte empatia nei suoi confronti da parte dei credenti e non; Maria, percepita come corpo non di un comune mortale ma di un essere straordinario, permette di sviluppare la fede in un potere senza limiti e in grado di soddisfare ogni richiesta di miracoli. Maria appare pertanto, nel corso della storia descritta dai vangeli canonici e soprattutto apocrifi, come una donna normale, uguale a noi e, contemporaneamente, come una stupefacente entità in contatto particolare con Dio al punto tale da essere divinizzata.

Maria, persona umana, col suo pianto narrato da Iacopone da Todi, non smette di commuovere: è una donna che assiste al supplizio e all’agonia di suo figlio e ricorda una delle tanti madri, che hanno visto e tenuto tra le braccia il corpo straziato della loro creatura a causa di una guerra, di uno scontro armato o di un semplice incidente. Maria parla e pensa come farebbero queste donne, con l’amore materno che sappiamo riconoscere perché è il nostro. Questa è la Maria che ci assomiglia per i suoi comportamenti, praticati e condivisi ancora oggi. Si tratta appunto di quella Maria che deve recuperare lo smarrito figlio dodicenne, dopo alcuni giorni di ricerca, e che chiede perché la faccia stare in ansia oppure la Maria che, come una madre “sessantottina”, va per le strade alla ricerca del giovanotto, il quale non torna mai a casa, ma è sempre in giro a tener comizi. Alcuni artisti e poeti hanno proposto Maria in teneri e coinvolgenti atteggiamenti, rappresentata come giovane partoriente prima, poi mamma affettuosa, ma con uno sguardo velato di tristezza per i presentimenti che non a caso, ogni tanto, attraversano la mente di ogni madre nei riguardi dei figli ribelli ed impulsivi. Anche un ateo può sentire dentro di sé lo stato d’animo di questa donna e ne prova insieme compassione, affetto e solidarietà.

Accanto alla Maria terrena si è progressivamente sviluppata un’altra Maria, trasformata radicalmente da quattro dogmi (Vergine perenne, Madre della Divinità, Immacolata Concezione e Assunta col corpo in Cielo) e quindi definitivamente fuori da una dimensione umana. Maria è diventata in questo modo un essere eccezionale, prodigioso, in possesso di caratteristiche tali da renderla nella coscienza popolare la quarta divinità della Trinità. La Chiesa di Roma, autrice di questa metamorfosi, ha cercato di fermare la divinizzazione di Maria proponendo nei suoi confronti l’atteggiamento dell’“iperdulia”, cioè  una venerazione superiore a quella dovuta ai santi, ma non paragonabile al livello della “latria”, l’adorazione dovuta solo al Dio Trinitario. Distinzione compresa e fatta propria esclusivamente dagli esperti, visto che la fede delle masse cattoliche, considerando la quantità esistente di santuari mariani e la loro enorme frequentazione (mentre le chiese si svuotano), continua a privilegiare la Madre e non il Figlio e ancor meno il Padre.

L’esaltazione iperbolica di Maria non è stata compiuta solo dai teologi e dal clero: il libro di Michele Feo “Cosa leggeva la Madonna?” propone una disanima accurata di come sia stato creato un vero e proprio mito dagli intellettuali e dagli artisti, a partire dal Medioevo, intorno alla figura di Maria. Inizialmente presentata come una giovinetta dedita alla tessitura e al trasporto dell’acqua, ragazza analfabeta di un povero villaggio palestinese, Maria diventa, per opera dei predicatori, letterati ed umanisti, la massima esperta di tutte le discipline del sapere, in grado di superare Aristotele, Platone e tutti i più eccelsi cervelli dell’antichità in sapienza e conoscenze. Contemporaneamente alla dimensione culturale cresce esponenzialmente quella del ruolo sociale e Maria viene presentata con corona aurea in testa ed abiti regali, diventa la Regina della Terra, del Cielo, dell’Universo Intero.

 Questa nostra ricostruzione ci induce a dubitare del parere di Carl Gustav Jung, per il quale la definizione dell’Assunzione è stato “l’evento più rilevante della storia del cristianesimo dai tempi della Riforma” in quanto, per la prima volta, una donna era stata assunta in Paradiso e si era realizzato un allargamento della Trinità, aperta finalmente alla dimensione femminile. A nostro parere il pensiero di Jung (“un caso di esuberanza paranormalista” come scrive Adriano Sofri) consiste nella sottovalutazione di quanto l’operazione di “elevazione” – prima descritta attraverso i 4 dogmi – di una persona terrena ne abbia quasi chirurgicamente asportato ogni caratteristica di genere. La trasformazione viene predicata, fra i tanti, da San Germano: “ Essendo umano (il tuo corpo) si è trasformato per adattarsi alla suprema vita dell’immortalità; tuttavia è rimasto integro e gloriosissimo, dotato di perfetta vitalità e non soggetto al sonno (della morte), proprio perché non era possibile che fosse posseduto da un sepolcro, compagno della morte, quel vaso che conteneva Dio e quel Tempio vivente della divinità santissima dell’Unigenito.” Maria Assunta, Immacolata, Madre di Dio e Sempre Vergine non trova alcun corrispettivo con la persona umana identificata come “donna”, Maria si è tramutata in un altro essere, le cui caratteristiche e i cui poteri sono fuori dallo spettro umano. L’innalzamento di Maria fino alle vette della Santità suprema se non della Divinità (per molti cattolici) non ha corrisposto affatto all’elevazione del ruolo della donna. Pio XII, il papa del dogma, non aveva questa intenzione tanto che il suo ideale di donna, proposto al mondo, fu Maria Goretti. Maria Goretti è stata santificata nel 1950, stesso anno del dogma e per i lettori interessati consigliamo il libro “Povera santa, povero assassino” di G.B. Guerri, testo che, pur con molte imperfezioni, coglie il cuore dell’evento, i motivi del processo di santificazione e quanto la figura di Goretti servisse a confermare lo stereotipo della donna sottomessa. In ogni caso la riprova dell’inconsistenza di una “rivoluzione femminista” attraverso l’Assunzione sta nel fatto concretissimo che, nel terzo Millennio, la Chiesa di Roma fatica a riconoscere la parità del femminile, continuando a negargli non solo il sacerdozio ma perfino il diaconato. Le Chiese evangeliche invece, sempre diffidenti nei confronti della “mariolatria”, hanno da tempo ministri di culto donne. Pensateci, non è un caso.

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