L’assalto a Capitol Hill nei commenti delle gerarchie cattoliche e protestanti

Il sette gennaio 2021 sarà ricordato – lo pensano in molti – come il giorno della “vergogna nazionale”, a causa dell’occupazione, a Washington, del Capitol Hill – sede del Senato e della Camera dei deputati – da parte dei sostenitori di Trump. Cinque morti, tredici feriti, 52 arrestati (per ora), ingenti danni materiali e soprattutto morali, cioè l’autogiustificazione di coscienze umane che hanno trovato – da parte della massima carica istituzionale degli Usa – la legittimazione allo scontro. Il grande problema del futuro prossimo consisterà ora nel fatto che un presidente si può rapidamente cambiare, mentre un popolo (la massa degli elettori di Trump) no. Andiamo per ordine partendo dagli organizzatori della manifestazione, al cui interno era presente la galassia dei movimenti neonazisti, razzisti e del Ku Klux Klan.

Su Avvenire del 8 gennaio si legge:

Lo «sciamano» ha 32 anni ed ha origini italiane. Jake Angeli è uno dei volti che più resteranno impressi dell’assalto al Campidoglio. Un volto noto, nelle spire profonde dell’America, un seguace di QAnon, la teoria del complotto di estrema destra secondo cui i poteri occulti di un Deep State hanno tentato in tutti i modi di rovesciare il potere di Donald Trump…
Insieme a lui, fra gli assalitori, anche Anthime Gionet, conosciuto come «Baked Alaska», neonazista teorico della cospirazione antisemita, difensore dell’ideologia dell’alt-right e della supremazia bianca, e promotore di teorie antiebraiche come il genocidio dei bianchi e il controllo ebraico dei media.
Molti dei manifestanti hanno trascorso le ultime settimane su piattaforme fortemente pro-Trump come TheDonald.win e Parler, discutendo apertamente di incontrarsi a Washington il 6 gennaio per lanciare un attacco al governo.
Tra loro anche Ashli Babbitt, 35enne veterana dell’Aeronautica, strenua sostenitrice di Trump e morta per un colpo di arma da fuoco sparato da un agente all’interno del Congresso. La sequenza, ripresa in un
video, vede Babbitt arrampicarsi per provare a entrare nel palazzo. «Niente ci fermerà», aveva scritto la donna prima delle proteste a Washington.
E poi Richard «Bigo» Barnett, 60 anni, dall’Arkansas, attivista pro armi. È lui a farsi fotografare con i piedi sulla scrivania della speaker dem della Camera, Nancy Pelosi. Lascia anche un messaggio su una cartellina, «Noi non ci ritireremo».

Una parte consistente delle gerarchie cattoliche e protestanti hanno, più o meno apertamente, appoggiato la candidatura Trump e non a caso quasi la metà degli elettori cattolici lo ha votato, assieme alle sette fondamentaliste evangeliche.

Di questo clima di adesione, spesso entusiastica, al programma di Trump ci sono moltissimi esempi. Perfino la Nuova Bussola Quotidiana, periodico dei tradizionalisti italiani, ha pubblicato la lettera di un cattolico statunitense, il quale racconta, con gioia e speranza, l’omelia del prete a favore di Trump e l’applauso finale dei fedeli durante la messa.

Eppure le reazioni al clamoroso gesto di contestazione del voto, di disprezzo del Parlamento e della Magistratura che lo ha convalidato, sono state unanimamente di condanna da parte almeno dei vertici della Chiesa Cattolica:

Il cardinale Wilton Gregory, arcivescovo di Washington (da Vatican News):

Dobbiamo fermarci e pregare per la pace in questo momento critico…il tono di divisione che ha recentemente dominato le nostre conversazioni deve cambiare e coloro che ricorrono alla retorica incendiaria devono assumersi la responsabilità di incitare alla crescente violenza nella nostra nazione.

L’arcivescovo di Chicago, cardinale Cupich: 

“Possa l’amore di Dio ricordare a tutti gli americani che la politica è la risoluzione pacifica di punti di vista contrastanti. Questa è la nostra tradizione di nazione democratica, e noi la miniamo a nostro rischio e pericolo”. Ha anche sottolineato che “Per molti mesi abbiamo assistito alla deliberata erosione delle norme del nostro sistema di governo” ribadendo che i fatti del Campidoglio dovrebbero “scioccare la coscienza di ogni americano patriottico e di ogni cattolico fedele”.

Molto esplicito il parere (sempre tratto da Vatican News) di Johnny Zokovitch, direttore esecutivo di Pax Christi USA, movimento cattolico che, nato durante la seconda guerra mondiale, s’impegna sul tema della pace nel mondo. Ha definito l’evento come

 “il risultato della demagogia di un uomo, il presidente Trump, e del fallimento di tutti coloro – politici, media, famiglia e altro ancora – che hanno scusato, trascurato, licenziato o comunque incoraggiato l’odiosa e divisiva retorica che ha definito il mandato di questo presidentecoloro che avrebbero potuto e dovuto ritenere questo presidente responsabile hanno fatto esattamente il contrario negli ultimi quattro anni e i brutti e vergognosi incidenti al Campidoglio degli Stati Uniti sono stati il triste e prevedibile risultato di questa abdicazione di responsabilità”. 

Lasciamo la parola finale a Jim Winkler, esponente di spicco delle chiese protestanti, metodiste, valdesi americane:

Ho lavorato dall’altra parte della strada rispetto al Campidoglio per 35 anni e ho partecipato a molti incontri ed eventi nel corso degli anni. Non dimenticherò mai la paura che ci ha colpiti l’11 settembre 2001. Allo United Methodist Building, abbiamo invitato la polizia del Campidoglio a entrare per un bicchiere d’acqua, a chiamare i loro cari e a riposare. Quel giorno l’attacco avvenne dall’esterno. Il 6 gennaio di quest’anno è venuto dall’interno. L’area intorno al Campidoglio è diventata sempre più militarizzata negli ultimi decenni. L’ho sempre trovato inquietante.
Negli anni ho partecipato a numerose proteste dentro e intorno al Campidoglio e sono sempre stato alla presenza di poliziotti pesantemente armati. Mi unisco ad altri nel dire che se fosse stato un gruppo di manifestanti neri a rompere le barricate e le finestre l’altro giorno, dozzine se non centinaia sarebbero stati uccisi e migliaia sarebbero stati arrestati. Invece, una manciata relativa di suprematisti bianchi è stata arrestata e la folla ha corso liberamente per i terreni del Campidoglio.
Sono disgustato da ciò che ho visto e sono ancora più turbato dal fatto che questo sia stato orchestrato e incoraggiato dal presidente degli Stati Uniti. Mentre aumentano le richieste di rimozione immediata di Trump – e io le appoggio – e mentre l’esame della sua orribile presidenza assume ulteriore slancio, spero che non risparmieremo il cosiddetto comitato consultivo evangelico di Trump dal controllo.

Questo gruppo oscuro ha consentito e incoraggiato Trump durante questo disastroso mandato. Hanno messo le mani su di lui e lo hanno descritto come uno strumento della volontà di Dio. Si arrogano il diritto di parlare per i cristiani. Hanno felicemente escluso altre voci cristiane, anche forze evangeliche meno estreme, dall’accesso al presidente. Non hanno mai detto una parola contro il razzismo di Trump, il suo odio per gli immigrati, la sua distruzione dell’ambiente e il suo favoritismo nei confronti dei più ricchi. Erano profeti di corte che vidimavano tutto ciò che faceva. Era prassi dell’amministrazione Obama invitare alla Casa Bianca l’intera panoplia della religione americana. Non così sotto il presidente Trump. La sua Casa Bianca era sigillata contro qualsiasi voce di dissenso e questo ha contribuito alla sua paranoia e alla perdita di contatto con la realtà. I suoi consiglieri evangelici non l’hanno mai contestato e hanno una certa responsabilità per ciò che è accaduto anche se molti di loro ora affermeranno, ve lo assicuro, di non aver mai avuto alcuna influenza…Ci saranno sempre adulatori che diranno al presidente quello che vuole sentire ma nella migliore delle ipotesi la comunità di fede parla a nome dell’ultimo, degli ultimi, e dei perduti, a favore dei senza voce e degli emarginati, e per il bene comune.”

(Dei tradizionalisti di casa nostra parleremo in un prossimo articolo)

La foto in evidenza è tratta da: open.online
Le altre foto sono tratte (in ordine) da: repubblica.it; ilmessaggero.it; ilriformista.it

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