Globalizzazione

Da un editoriale del 23 08 2021, il punto di vista del direttore del quotidiano Il Foglio, Claudio Cerasa, sulla “Globalizzazione” e su come essa  ha contribuito a salvarci dalla pandemia:

La globalizzazione  -dice Cerasa- ci è stata spesso dipinta come un male e invece, a ben vedere, si è rivelata essere una cura.
Senza la globalizzazione – senza la consapevolezza cioè che per risolvere i grandi problemi che riguardano il mondo occorre unire le forze, aprire i mercati, scommettere sulle esportazioni e investire sulla crescita senza protezionismi, senza alzare barriere e chiudere i confini – oggi sarebbe molto difficile essere ottimisti sul futuro del mondo libero. E mai come oggi quelle che un tempo apparivano come tendenze contrastanti (stato/globalizzazione) si presentano con una nuova forma: lo sviluppo parallelo.
Vale quando si parla di economia (sono le aree meno globalizzate del mondo oggi ad avere i maggiori problemi sanitari ed economici), vale quando si parla di vaccini (i vaccini che funzionano sono quelli che nascono nel mare della globalizzazione non quelli che nascono nella risacca del nazionalismo), vale quando si parla di scambio commerciale (gli alimenti non sono mai mancati sulle nostre tavole grazie a una formidabile catena di approvvigionamento globale: le catene di fornitura dovevano collassare e invece hanno retto alla grande), vale quando si parla di mascherine (dopo una fase isterica iniziale in cui volevamo fare tutto in autarchia, dalle mascherine al vaccino, abbiamo scoperto che grazie alla globalizzazione abbiamo praticamente finito la campagna vaccinale prima ancora che il vaccino italiano venisse autorizzato), vale quando si parla di capacità di resistenza nelle nostre case durante i lockdown (senza globalizzazione non avremmo avuto infinite scelte per il delivery nelle nostre case, per lo streaming sui nostri schermi, per gli acquisti nei nostri salotti).

A sostegno della sua tesi Cerasa riporta l’opinione recentemente espressa dal Wall Street Journal:

in fondo ciò che ha funzionato finora nella lotta contro la pandemia è stato lo stesso soggetto che in molti oggi vogliono prendere a calci: Big Pharma.
Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson, ha scritto il Wsj, sono riuscite dove i nazionalisti hanno fallito, e mentre gli stati sovrani incassavano flop su flop con i propri vaccini di stato, gli scienziati di tutto il mondo hanno potuto raggiungere risultati impensabili facendo tesoro dei capitali messi a disposizione dal mercato.

E conclude, dopo aver citato il professor Sabino Cassese (“Le chiusure nazionali di questi mesi hanno costretto a ridisegnare le filiere produttive, le catene globali del valore: ciò  non comporta minore globalizzazione, ma un diverso modo di globalizzare l’economia: forse saremo più vicini, anche se da lontano”): il mondo che i protezionisti descrivevano come un sogno è diventato un incubo e ciò che veniva descritto come un incubo è diventato un sogno (e un incubo, se ci si riflette un istante, è anche lasciare l’Afghanistan ai talebani, un atto di natura isolazionista che non tiene conto del fatto che, come diceva il vecchio saggio, il battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo: vale per una pandemia e vale anche per il terrorismo).

L’articolo, nella sua interezza, può essere letto Qui.


L’immagine in evidenza è tratta da: youtube.com
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: twitter.com; cnr.it

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