Francesco: il clericalismo è una brutta malattia

Papa Francesco frequentemente ha indicato nel “clericalismo” uno dei pericoli maggiori per l’attuazione di una vita cristiana nella Chiesa, intesa in senso ampio come comunità di fedeli. Ieri, durante l’omelia nella messa officiata nella chiesa di santa Marta, ha nuovamente indicato espressamente il “clericalismo” come ostacolo alla conoscenza del messaggio di Gesù:

Un altro atteggiamento brutto è il clericalismo, perché si mette al posto di Gesù. Esso dice: “Questo è così, così, così, e se non fai così, così, così tu non puoi entrare”. Un clericalismo che toglie la libertà della fede dei credenti. È una malattia, questa; brutta, nella Chiesa: l’atteggiamento clericalista”.

Sembra di vedere rappresentata la figura dell’attuale cattolico tradizionalista – figura che abbraccia anche numerosi papi – il quale è interessato più all’applicazione formale della legge ed al rispetto delle apparenze dottrinarie che non alle motivazioni reali dei comportamenti umani e all’attenzione alle specificità e differenze di ogni individuo (il famoso “discernimento” di Papa Francesco, necessario per l’attuazione di norme rispettose delle singole persone e che è sinonimo di “saggezza”, della “fronesis” dei greci). Il “clericalismo” così declinato rimanda alla definizione di una religione il cui scopo consta nella diffusione di “verità” attraverso dogmi e catechismi, contrapposta ad una fede il cui valore più grande consiste invece nello sviluppo della carità e della pietas personale.

Altre volte nel passato Francesco è intervenuto, fornendo elementi diversi alla identità del clericalismo, in modo da fornirne una versione più complessa. Durante l’omelia alla Messa Crismale dell’aprile del 2019, parlando del rapporto di Gesù con le folle.

“…nell’animo della gente si risveglia il desiderio di seguire Gesù, germoglia l’ammirazione, prende forma il discernimento. Questo seguire della gente va aldilà di qualsiasi calcolo, è un seguire senza condizioni, pieno di affetto. Contrasta con la meschinità dei discepoli il cui atteggiamento verso la gente rasenta la crudeltà quando suggeriscono al Signore di congedarli, perché si cerchino qualcosa da mangiare. Qui – io credo – iniziò il clericalismo: in questo volersi assicurare il cibo e la propria comodità disinteressandosi della gente. Il Signore stroncò questa tentazione. ‘Voi stessi date loro da mangiare’ (Mc 6,37), fu la risposta di Gesù: ‘Fatevi carico della gente!'”.

Appare un altro aspetto del clericalismo, che a Francesco risulta da sempre particolarmente sgradito e che egli ha cercato, fin dalla scelta del suo nome di vescovo e fin dal suo primo giorno da “papa”, di combattere: la mondanizzazione ed il lusso del clero, ceto separato dalla società. Francesco ha in mente una maggiore amalgama tra sacerdoti e popolo, attraverso la quale si sfumino le distinzioni/contrapposizioni, proprio a partire dalla condivisione delle condizioni materiali di vita. Di conseguenza, anche il divario sociale e di potere viene ridotto ed il pastore appare, nell’ottica di Francesco, più come il membro avanzato di una grande famiglia in cammino, a cui deve prestare servizio ed aiuto, che non il solitario condottiero e padrone di un gregge alle sue dipendenze. Non a caso i cattolici tradizionalisti sono legati alla religiosità medievale, particolarmente ostentata e pomposa fino al barocco, la quale impedisce loro, prima ancora di poter rispondere, di capire bisogni ed esigenze della società moderna. Anzi, per costoro (compresi numerosi papi), ogni tentativo di porsi in ascolto delle nuove domande, che sorgono nel mondo, viene considerato un cedimento ed esorcizzato col termine di “modernismo”. E’ molto più facile e comoda una vita spirituale fatta dalle sicurezze ricavate da una Tradizione antica (e come tale buona al pari al vino in bottiglia), senza preoccuparsi di come questa stessa tradizione sia oramai diventata il sarcofago mortuario di teorie mute e inattuali.

Ancora papa Francesco nel documento del 20 agosto 2018 ‘ Lettera del Santo Padre al Popolo di Dio:

«Un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – è il clericalismo, quell’atteggiamento che non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale dello Spirito Santo».

Questa l’analisi di papa Francesco indica nel ‘patriarcato’ del clericalismo” il nemico della paternità autentica nella Chiesa e la sua trasfigurazione nel comportamento anticristiano del pedofilo o del gerarca. Francesco ha di nuovo in mente un clero staccato dal popolo e ad esso così superiore (come i patriarchi antichi che disponevano della vita dei figli e che potevano venderli come schiavi) al punto da ritenere i più indifesi del popolo stesso strumento lecito per soddisfare i propri torbidi desideri. Un cristianesimo che cresce dentro la società, a contatto con la realtà, coglie invece tutte le novità e i nuovi orizzonti che la storia umana costruisce ed è in grado di interagire con gli interrogativi e le esigenze originali che sorgono continuamente. Un cristianesimo calato nel mondo e non imprigionato nella metafisica del passato entra in empatia con le persone e impedisce di pensarle come mezzi per raggiungere il proprio interesse oppure quello (immaginato) del proprio Dio.  Vogliamo concludere con una frase del grande Kant che, mandando nel dimenticatoio i dogmi di ogni religione istituzionale e le contrapposizioni tra ognuna di esse in quanto depositarie della Verità, ed, infine, mandando nel dimenticatoio lo stesso concetto di Verità (come fine ultimo e più importante di una fede centrata e realizzata) scrive: “Siamo al servizio della Volontà divina solo in quanto promuoviamo in noi e negli altri il Bene del mondo”. Punto, basta quindi questo comandamento agostiniano “Ama e poi fa quello che vuoi”.

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