Basta menzogne!

Basta con le menzogne! Il problema della Chiesa è la crisi di fede”: questo è il titolo dell’intervista esclusiva rilasciata dal cardinal Robert Sarah al Foglio di venerdì 24 gennaio.

Il cardinale interviene soprattutto sul contenuto del libro, concordato e scritto con Benedetto XVI “Dal profondo del nostro cuore”. La premessa del suo ragionamento tuttavia riguarda le critiche ricevute, le quali sono ingiuste e malevoli perché “…nel libro non c’è una sola frase, una sola parola contro papa Francesco…mi spezza il cuore la mancanza di considerazione e l’indecenza con cui è stato trattato Benedetto XVI”. 

Strano.
Da poco è terminato un sinodo di vescovi, voluto fortemente da papa Francesco, sinodo che si è pronunciato a larghissima maggioranza per la costituzione dei “viri probati” in Amazonia, e le cui conclusioni, tirate dal cardinal Krautler, sono state “Abbiamo messo (fino ad oggi ndr) il celibato davanti all’Eucarestia!” per significare un cambiamento radicale di rotta. E mentre papa Francesco sta ponderando la scelta finale (che spetta a lui) un ex papa che è tornato al ruolo di cardinale e a cui è stato imposto il silenzio, e un altro cardinale scrivono un libro che intende definire categoricamente la soluzione giusta, quasi che due anni di preparazione, con assemblee locali di clero e fedeli, terminati con la discussione e la decisione finale di un sinodo non fossero neppure esistiti. Altro che collegialità dei vescovi e rispetto dell’ordine gerarchico!

Viene da sorridere a pensare che il cardinal Sarah non si sia accorto che, assieme a Benedetto XVI, si stavano sostituendo al ruolo del Papa e che la loro “esternazione” letteraria poteva essere intesa come una indebita pressione (se non peggio, un invito alla disobbedienza ed oltre, come interpretano ed auspicano una parte dei tradizionalisti).  

Comunque sul tema centrale del libro, la giustificazione del sacerdozio, che per Sarah può essere solo ed esclusivamente celibatario, avremo occasione di riparlarne. Qui vogliamo far notare al cardinal che la questione, dal punto di vista della storia della Chiesa, non è così pacificamente evidente e non è già risolta una volta per tutte, come invece appare dalla intervista e dal suo scritto.

Il parere di uno studioso, mai distante dalla teologia di Benedetto XVI, il cardinal Ravasi dice ben altro, anzi l’opposto: “La disciplina del celibato sacerdotale fa il suo ingresso ufficiale nel IV secolo, con i concili di Elvira del 306 e di Roma del 386, soprattutto sulla base del modello di Cristo. Tuttavia, anche dopo, per secoli continuerà a sussistere la prassi del sacerdozio coniugale, come è oggi attestato dalle Chiese orientali ortodosse e cattoliche. Secondo il Concilio Vaticano II, il nesso tra sacerdozio e celibato ha un “alto rapporto di convenienza” …Un rapporto che non è però un vincolo teologicamente radicale e necessario.” (dal libro “Questioni di fede” pg. 203 ed Mondadori).

Quella di Sarah e di Benedetto XVI resta una ricostruzione storica non sbagliata, ma fortemente parziale, anche all’interno del cattolicesimo, ed ancor di più all’interno delle chiese cristiane.

Chiudiamo con una frase rivelatrice, freudianamente, del pensiero del cardinal Sarah sulla necessità del celibato: ”Cosa faremmo quando dovremmo affrontare il divorzio di un prete? Perché attendere casi del genere?”.
Anche Giuliano Ferrara si era posto la stessa domanda, ma, con la sua solita irruenza, aveva aggiunto anche il caso in cui il matrimonio fosse stato consumato dal sacerdote con un altro uomo.

La risposta più semplice e diretta – accettando come premessa il comune punto di vista di Ferrara e Sarah per cui, se si concede un diritto, si presenta contemporaneamente un abuso dello stesso – potrebbe essere: “E se anche fosse?”.  Nessuno degli innovatori, infatti, vuole eliminare la scelta celibataria, anche se essa si è accompagnata alla presenza, tra il clero, di personalità sessualmente disturbate e di sacerdoti responsabili di atti criminali nei confronti di minori. 
Per quel che ci riguarda il paragone, in ogni caso, non regge perché il divorzio tra una coppia etero od omosessuale (anche se uno di loro è un prete) mai potrà essere paragonato alla terribile violenza, auto ed eterodiretta, che è cresciuta dentro il rapporto celibatario.
Quanto una parte della gerarchia della Chiesa Cattolica sia profondamente umana si rivela anche in questo, che, alla fine, le argomentazioni filosofiche, le giustificazioni teologiche e storiche e la riproposta del “mistero” in difesa del celibato si riducono ad una ossessione non risolta col sesso.

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