Immigrati: il punto sulla situazione

RAPPRESENTAZIONE:
Dice Salvini: “Quanti sbarchi ho bloccato? Dieci, venti, trenta, cinquanta? Non sono pentito. Lo rifarei. Sono or – go – gli – o – so! Ho semplicemente difeso i confini della patria”. Perché, a suo dire, eravamo (e siamo) invasi dagli immigrati.

REALTÀ:
Il punto sulla situazione reale lo ha fatto assai bene, ai primi di gennaio, Ferruccio de Bortoli sulle pagine del Corriere Della Sera, utilizzando i dati ufficiali pubblicati dall’ISTAT:
“La popolazione straniera residente era pari, alla fine del 2018, sempre secondo i dati Istat, a 5 milioni 255 mila 503 unità, l’8,7 per cento del totale (60 milioni 359 mila 548) con un incremento di 111 mila unità, senza tenere conto ovviamente degli irregolari. La Svizzera è al 25 per cento; la Germania all’11,7. Siamo all’undicesimo posto in Europa per presenza di immigrati. Nel 2018 i nuovi permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini non comunitari sono stati 242 mila, il 7,9 per cento in meno rispetto a un anno prima. Il sollievo di meno sbarchi, meno arrivi per la prima volta dall’Africa — di cui si è parlato tanto in questi giorni — è compensato dalla constatazione, più amara e silenziosa, che l’Italia come terra di emigrazione non sia più così tanto attrattiva. Perché non cresce”.

L’Italia non cresce o cresce molto poco (quest’anno il prodotto interno lordo è cresciuto appena dello 0,2%) e “i nostri giovani — l’emergenza emigrazione di cui non ci occupiamo — soprattutto laureati e in particolare dal Sud se ne vanno in massa. Il saldo migratorio, da anni ormai, non compensa la negatività del saldo naturale. Fa peggio di noi, in Europa, solo la Romania che è un Paese a fortissima emigrazione. Insomma, non c’è una invasione, semmai una lenta inesorabile evacuazione”.

CONCLUSIONI:
Ferruccio de Bortoli mette in evidenza “la contraddizione italiana di temere l’immigrazione, specie se disordinata, e, nello stesso tempo, di averne razionalmente bisogno”.

“I nostri connazionali che si lamentano, a torto, del lavoro loro sottratto mai si adatterebbero a mansioni riservate ormai solo agli immigrati. Un apprezzato imprenditore marchigiano dell’agroalimentare Giovanni Fileni («Scegli il bio», recita lo spot) confessa che senza immigrati avrebbe già chiuso. Sono rari i suoi conterranei che accettano di lavorare in un pollaio, seppure biologico”.

Sarebbe opportuna, dice de Bortoli, una riflessione pacata e non strumentale “sul tema dell’immigrazione (la necessità di avere manodopera di qualità, programmando gli arrivi) e dell’emigrazione, soprattutto dei nostri giovani laureati, guardando al futuro del Paese, al suo benessere reale”.

“Vivere di slogan, false percezioni e pregiudizi, è il modo migliore per invecchiare ciecamente, impoverendosi nel rancore, lasciando in eredità non solo debiti ma anche l’incapacità di capire l’evoluzione futura del Paese. Una società multietnica è inevitabile. Bisogna solo scegliere se governarla o semplicemente subirla”.

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