“Questo Papa è tutto moralismo, ideologismo e pauperismo” ? /2

Proseguiamo il commento dell’articolo di Ferrara sul “Foglio” del 10 c.m.,  per esaminare l’epiteto di “moralismo”, attribuito al pensiero di papa Francesco.
In questo caso vediamo in azione la tecnica già collaudata dai tradizionalisti (in politica o in religione) per demonizzare i comportamenti che, dal loro punto di vista, risultano inaccettabili per qualche ragione: basta aggiungere il suffisso “ismo” al vocabolo positivo che designa l’azione da criticare. È il caso dell’uso del termine “buonismo”, impiegato come un insulto, che serve da copertura ad atteggiamenti prepotenti o violenti. Per esempio venne usato da Salvini per giustificare la sua politica nei confronti dell’immigrazione: Francesco, le Ong e coloro che proponevano altre modalità politiche per affrontare il problema erano tutti malati di “buonismo”, la forma degenerata e nociva di “bontà”.

Per Ferrara Francesco è affetto da “moralismo” (dal vocabolario: “Tendenza ad attribuire prevalente o esclusiva importanza ad astratte considerazioni di ordine morale”) perché “il papa è rifluito in una grammatica catechistica fatta tutta di amore, di caritas e di perdono che sono i tratti salienti del cristianesimo ma solo di quelli e non bastano al mezzo nè al messaggio”. Che cosa significa? Che il cristianesimo non è solo amore, carità e perdono e che è molto più ricco di indicazioni ed elementi necessari ad affrontare la complessità della situazione?

La passione per il catechismo appartiene ai due predecessori di Francesco, i quali intendevano racchiudere in una serie di norme tutta la ricchezza dei vangeli applicata alla vita degli umani. L’ambizione era di fermare il tempo e di anticipare ogni possibile domanda emergente dalla storia mentre invece il risultato fu il congelamento del messaggio cristiano che, in questo modo, ha perduto ogni vitalità. Francesco è invece essenziale anche sul piano della dottrina ed ha ripreso da Gesù la centralità spirituale: Amore è il nome da assegnare al Padre e il Padre è definibile come Amore. Da questo riconoscimento Francesco ha poi declinato la sua attenzione all’ecologia – l’amore per il Creato e la natura – assieme al preminente riguardo per gli ultimi – l’amore per i poveri – e assieme allo spirito di fratellanza e pace – l’amore per i diversi di altre fedi e di altre culture. 

Questi sono gli orizzonti (inevitabilmente generali) che ci consegna Francesco e che ognuno di noi, con la buona volontà e con scelte civili meditate, deve poi concretamente cercare di realizzare nel mondo. Francesco può indicare la strada, ma non tutti i singoli e specifici passi da fare. Ieri 10 settembre Francesco ha ripetuto ad una delegazione di Lampedusa “Le frontiere non siano barriere di divisioni ma finestre aperte all’accoglienza”: come farlo, in maniera organizzata e senza improvvisazioni, spetta alla società civile e politica.

Cosa manca al progetto di così ampio respiro del papa?  Manca molto altro, giustamente, perché sono escluse la contrapposizione con gli altri, la rivendicazione della esclusività della Verità, la definizione puntuale di ogni diversità come nemica. “Tutto è discernimento di ciò che altrui intende, tutto è ascolto, proclività verso l’altro senza identità…” siamo d’accordo nel definire così la prassi di Francesco, ma modificandone un tratto evidenziato. Quindi ritraduciamo a modo nostro:

Il compito del cristiano non è il proselitismo ma la testimonianza personale, attraverso il discernimento delle varietà di comportamenti umani (non c’è la regola assoluta ed eterna che risolve ogni quesito), l’ascolto dei casi sempre diversi della vita reale (non c’è, neppure nel catechismo, la risposta preventiva ad una realtà sempre in trasformazione), la proclività – intesa come inclinazione aperta e accogliente – verso l’altro, sorretta dall’identità centrale fornita dal messaggio di Gesù.”

Opposta a questa logica è stato il Discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, 2006, così apprezzato dai tradizionalisti e che ha segnato il punto più basso del dialogo tra Chiesa cattolica ed il mondo musulmano e che infine ha ricompattato, attorno all’Islam fondamentalista, gli strati più sprovveduti della società araba. Papa Francesco ha scelto un’altra strada: con Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, ha firmato il “Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” nel 2019, individuando un Islam moderato e dialogante con cui tessere un rapporto per conoscersi sempre meglio. Come sostiene da tempo Hans Kung

non c’è pace nel mondo senza la pace tra le religioni, non c’è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni, non c’è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni”.

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