Perché Putin ha danneggiato la Russia

Sono molti a chiedersi quali reali vantaggi trarrà la Russia dall’iniziativa del presidente Vladimir Putin nei confronti dell’Ucraina. Il settimanale inglese The Economist non ha dubbi: l’azione di Putin, qualunque risvolto prenderà, guerra o non guerra, ha già procurato grossi danni al suo Paese.

Molti osservatori occidentali, dice l’Economist, sottolineano che “Putin si è posto al centro dell’attenzione globale, dimostrando che la Russia conta ancora una volta”. E in patria ha distratto i russi “dalle difficoltà economiche e dalla repressione di figure dell’opposizione come Alexei Navalny, che questa settimana è stato nuovamente trascinato davanti a un giudice”. Ma “questi guadagni sono tattici”. In una prospettiva strategica di lungo periodo Putin “ha perso terreno”.

Il giornale inglese descrive un ampio ventaglio di situazioni che si vanno determinando, in conseguenza delle scelte di Putin, e che non sono certo vantaggiose per la Russia:

L’Occidente, guidato da  Joe Biden, ha concordato (e in parte  già messo in atto –ndr) un pacchetto di sanzioni più duro rispetto al 2014, quando la Russia ha annesso la Crimea. La Nato si è ricompattata e “ha trovato un nuovo scopo nel proteggere i suoi fianchi rivolti verso la Russia”. “La Germania, dopo aver appoggiato incautamente il nuovo gasdotto russo Nord Stream 2” sta rivedendo la sua strategia ed ha annunciato che in caso di un’invasione dell’Ucraina annullerebbe il suo appoggio al progetto (e per ora lo ha già sospeso – ndr).

La crisi ha anche rafforzato il sentimento nazionale tra gli ucraini e l’idea che il loro destino è nell’Occidente. Certo, “Putin ha ottenuto assicurazioni che l’Ucraina non sta per entrare a far parte della Nato”, ma questo era un fatto scontato. Mentre il rafforzamento dei legami dell’Ucraina con l’Occidente “non si dissolveranno improvvisamente … Ancora una volta, è l’opposto di ciò che voleva Putin”.

“La perdita più intrigante di Putin -secondo l’Economist – è in casa”. In questi anni la Russia “ha ridotto la dipendenza delle aziende dal capitale straniero”, ha lavorato per rendersi autonoma anche nelle tecnologie informatiche ed ha allacciato stretti rapporti con la Cina “nella speranza di trovare un acquirente alternativo per gli idrocarburi che sono ancora la sua principale fonte di valuta estera”. Ma “il gasdotto Power of Siberia che corre verso la Cina, una volta completato nel 2025, trasporterà solo un quinto di quello che ora va in Europa”. Putin può “volgersi ulteriormente verso la Cina”. Questo condannerebbe la Russia ad essere il partner minore di un regime “che la vede come una spalla diplomatica e una fonte arretrata di merci a buon mercato. Questo è un giogo sotto il quale Putin si sgretolerebbe”.

L’alleanza tra autocrati (Putin e Xi Jinping) insieme alla rottura dei legami con l’Occidente sarebbe un segno per i capitalisti liberali e i tecnocrati (che sono l’altro pilastro dello stato russo) che hanno perso. E potrebbe indurli ad andarsene o a rassegnarsi. Si potrebbe aprire per la Russia un periodo di stagnazione economica e di aumento del risentimento popolare e della opposizione al regime (opposizione che, probabilmente, verrebbe repressa con accresciuta brutalità). Una prospettiva certamente non rosea.

L’immagine in evidenza è tratta da repubblica.it

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