NASCITA DEL GOVERNO DRAGHI
L’ultimo tributo che paghiamo all’illiberalismo

Per giungere alla proclamazione del governo Draghi bisogna aspettare il voto dei Cinquestelle sulla piattaforma Rousseau. Uno schiaffo (speriamo l’ultimo) alle istituzioni della democrazia liberale da parte di un movimento che ha nel proprio statuto la distruzione della democrazia rappresentativa.
In una democrazia rappresentativa la fiducia ad un governo viene data appunto dai rappresentanti eletti dal popolo non “direttamente” dagli elettori (se ogni volta che si devono fare delle scelte si consultano gli elettori la democrazia diventa un sistema in cui i tempi si allungano infinitamente e, quindi, non riesce a funzionare. Cosa che appunto auspicano i detrattori della democrazia rappresentativa come gli aderenti al movimento Cinquestelle. Per non parlare del fatto che in questo caso il voto avviene su un dispositivo elettronico controllato e manipolabile da una azienda privata che ne detiene la  proprietà).

Il penultimo (schiaffo) il M5s lo aveva dato volendo a tutti i costi e riuscendo a far approvare la riduzione del numero dei parlamentari in assenza di una legge elettorale e di regolamenti parlamentari che bilanciassero i rischi che una riduzione fatta a casaccio comporta. La nostra Costituzione, perché sia garantita una adeguata rappresentanza dei cittadini,  prevede (art. 57 e 58) che il numero dei seggi sia determinato in proporzione alla popolazione, non a prescindere e quindi a caso).

Certo il movimento Cinquestelle agisce così anche perché qualcuno glielo consente, li appoggia e li copre, ovvero perché il Partito Democratico considera il M5s e, in particolare, il loro rappresentante che ha rivestito la carica di Capo del Governo e che ora si appresta a rivestire anche quella di Capo politico del Movimento), come “il punto di riferimento fortissimo di tutti i riformisti”. Incredibile ma vero.

Speriamo che sia l’ultimo tributo che ci tocca pagare alla irrazionalità della politica moderna, come scrive il giornalista Francesco Cundari in un intervento sul quotidiano online Linkiesta del 10 02 2021, del quale riportiamo qui di seguito la parte finale:

Può darsi che l’ennesimo dibattito sulla pseudo votazione grillina – ammesso che non ci facciano la grazia di cancellarla del tutto – sia un tributo necessario, e che come tale vada pagato fino in fondo, ancora una volta, con giornali e televisioni a discuterne come se fosse una cosa seria.

Possiamo accettare tutto questo, ancora una volta, anche se non dovremmo. Non dovremmo farlo perché sta proprio qui, nel modo in cui raccontiamo e discutiamo di cose simili, l’enorme differenza che passa tra i Paesi che il populismo lo hanno combattuto e sconfitto, come gli Stati Uniti di Joe Biden, e un Paese come l’Italia, dove continuiamo a illuderci che la via omeopatica ce ne tirerà fuori senza traumi, senza scossoni e soprattutto senza che nessuno perda la faccia.


Non dovremmo farlo perché proprio ora lo spappolamento del Movimento cinque stelle, con l’esplosione di tutte le contraddizioni accumulate in questi anni, rende ancora più assurdo il sacrificio e più pesante il tributo, per il nostro senso critico, per la dignità delle istituzioni e per la decenza del discorso pubblico, in un momento tanto grave, in cui ripetiamo continuamente che ogni secondo è prezioso, e poi fermiamo tutto per aspettare le comunicazioni di Vito Crimi.

Non dovremmo farlo ma accetteremo anche questo, ancora una volta. Ci consola, se non altro, sapere che è l’ultima”.

Qui per leggere l’articolo di Cundari nella su interezza.

L’immagine in evidenza è tratta da: open.online
Le altre immagini sono tratte, in ordine: avantionline.it

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