UN ANNO DOPO LA FRASE DI DRAGHI
La pace o i condizionatori accesi? Come hanno risposto gli italiani

La domanda era retorica ed è stata posta un anno fa dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi in modo provocatorio, per risvegliare nell’opinione pubblica un atteggiamento più approntato alla razionalità e al pragmatismo, di fronte alla grave crisi energetica che si prospettava dopo la decisione di Putin di ridurre la fornitura di gas ai paesi europei.

Come sono poi andate le cose lo ha raccontato in un suo recente editoriale (del 15 04 2023) il direttore del Foglio Claudio Cerasa.
Cerasa ci ricorda, con assoluta precisione, quello che un anno fa gli “utili idioti del putinismo”, ovvero i falsi amici dell’Occidente e i falsi avversari del putinismo, andavano dicendo (in manifestazioni, interviste, talk  show, social) per “disincentivare l’impegno dell’Italia nella difesa dell’Ucraina”.

Andavano dicendo, come racconta Cerasa, che
“mai e poi mai l’Italia sarebbe stata in grado di sostituire così velocemente il gas russo con altro gas e che l’Italia avrebbe dovuto affrontare chissà quali interminabili periodi di razionamento”;
“mai e poi mai l’Italia sarebbe stata in grado di sopportare il grave contraccolpo che avrebbe ricevuto la nostra economia dalla chiusura degli scambi commerciali con la Russia”;
“l’economia italiana sarebbe finita sul lastrico, a causa del nostro impegno nella difesa dell’Ucraina, e finanziare la resistenza contro la Russia avrebbe contribuito a far aumentare la guerra a dismisura, creando gravi dolori alla nostra occupazione”;
l’Europa mai e poi mai avrebbe trovato un modo per agire in modo unitario per trovare un freno di emergenza da attivare in caso di prezzi del gas troppo alti”.
Inoltre, per quanto riguarda le sanzioni, “per mesi hanno cercato di descriverle come più nocive per gli europei che per i russi”;
“gli italiani, per esempio, mai sarebbero stati così disciplinati da riuscire a ridurre i consumi in modo da adattarsi alle nuove condizioni e alle bollette più alte, determinate solo in parte dalla guerra in Ucraina”.

Insomma venivano offerti scenari catastrofici delle possibili conseguenze per il nostro Paese per l’aperto sostegno all’Ucraina senza se e senza ma.

Ebbene, nulla di quanto veniva paventato si è realmente verificato, anzi si è verificato esattamente il contrario.

E questo come si spiega?

Si spiega con il fatto che il governo di allora, guidato da Mario Draghi, si è dato da fare ed ha riorganizzato il Paese (con razionalità e pragmatismo) in modo da consentirgli di trovare risposte adeguate alle difficoltà che erano sopraggiunte. Sono state prese misure per guidare ed aiutare le istituzioni e i cittadini a reagire alle possibili conseguenze negative che potevano derivare dalla guerra in atto.

Ed è una fortuna che su molti punti il governo attuale (la cui leader allora stava all’opposizione), senza molto sbandierare la cosa, ha continuato a lavorare sulla linea tracciata dal governo precedente.

Chi volesse farsi un’idea più precisa dello stato dei fatti, dei molti sorprendenti risultati conseguiti dal nostro Paese da un anno a questa parte, si legga (qui ) l’editoriale del direttore del Foglio.

Bravo Cerasa, per aver tenuto desta la nostra memoria. E soprattutto perché il suo editoriale ci fa capire che il catastrofismo è spesso un’arma alla quale ricorrono coloro che non vogliono affrontare i problemi ma solo agitarli.

L’immagine in evidenza è tratta da: tg24.sky.it
L’immagine nel testo è tratta da: facebook.com

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