LA FIGURA DEL “PAPA EMERITO” BENEDETTO XVI /3
Il Dio di Ratzinger

La “ragione” di cui ha scritto Benedetto XVI è quella espressa dalla gerarchia vaticana. Il resto è deviazione dalla verità.

Benedetto XVI viene sovente ricordato come il papa del “Logos”, cioè la Ragione, la quale accompagna la Fede e ne risulta, per la religione cristiana, l’ancella fedele e sempre presente. Il Dio di Ratzinger è il Dio del Logos. Un papa “illuminato” – sostengono i tradizionalisti – perché accoglie e valorizza la componente tipica dell’essere umano, cioè la sua ragione. Manca la premessa: che cosa è e qual è il ruolo della “ragione” per Benedetto XVI?

Faremo un esempio sufficientemente chiarificatore e utile a capire sia il significato sia il rapporto tra fede e ragione per il papa emerito.

Nel famoso discorso di Ratisbona (prima e seconda parte) Benedetto XVI utilizzò la figura del terzultimo imperatore d’Oriente, Manuele II Paleologo, per poter esemplificare il concetto di “ragione” (rivelando così i limiti che la sua concezione contiene).
Tra le affermazioni più stravaganti e sbalorditive di Manuele II Paleologo vi è quella di sostenere, nel confronto con l’intellettuale musulmano, il concetto di ragione come una proprietà di Dio, tale da escludere la violenza: “Dio non sa gioire delle stragi e il non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio”.

Questa definizione è importante proprio perché il papa a Ratisbona commentò come questa fosse “l’affermazione decisiva nell’argomentazione contro la conversione mediante la violenza”. Ecco “la Ragione all’opera” secondo Benedetto XVI, la centralità del “Logos”, che rende la religione cristiana la degna continuatrice della filosofia razionalista antica perché identifica Deus col Logos. E se questo Dio è uguale alla Ragione, ogni essere umano non può che adeguare la propria ragione ai dettami della Ragione infinita ed eterna da cui proviene la sua.

Dal punto di vista storico, purtroppo, questo concetto – cioè il Dio della Chiesa di Roma e di Manuele II ripudia la violenza e agisce solo secondo ragione – è totalmente infondato. Quando ad Ankara, circa nel 1391, si svolse il “dialogo” tra l’imperatore e l’intellettuale musulmano, la Chiesa aveva già promosso e perfino organizzato le crociate (esterne, ma anche interne, come quella contro gli albigesi) il cui carico di sangue e di efferatezze è paragonabile all’opera dell’ iracondo “Dio degli eserciti” (menzionato così per 279 volte nella Bibbia), quello del Primo Testamento, mai sconfessato dalla teologia cristiana dell’epoca, il Dio irascibile e autore di atrocità inaudite nei confronti dei “nemici” (cioè coloro che non erano convertiti perché credevano in altri dei), tra cui perfino i bambini, da sterminare nelle “sacre stragi”.

Vi sono numerosissimi passi della Bibbia (soprattutto nell’Antico Testamento, ma alcuni anche nel Nuovo, nell’Apocalisse) in cui si parla di persone, città o interi popoli «votati allo sterminio» (Deuteronomio 7, 2 e molti altri passi), oppure a leggi feroci come quella che imponeva di lapidare i «figli ribelli» (Deuteronomio 21, 18-21) o di lapidare la ragazza che venisse trovata non più vergine quando si sposava (Deuteronomio 22, 20-21): leggi volute ed imposte dal Dio “Logos”. Il Dio Ragione che “non sa gioire delle stragi” spesso non si è dimostrato tale sia per le azioni direttamente da lui promosse, sia per quelle da lui richieste ed approvate.

Una interpretazione letterale della Bibbia, unita alle credenze superstiziose ed eterodirette diffuse a livello popolare, ha consentito che, per secoli, il Dio dell’Amore del Vangelo fosse tranquillamente affiancato e sovente sostituito da una sua seconda natura, in cui, al posto della ragione, vi era l’odio, la gelosia, l’invidia, con comportamenti così crudeli – provocati da una furia omicida che imponeva di versare il sangue – da urtare fortemente la nostra sensibilità. Si tratta del Dio che può ordinare le cose più inaspettate, persino orribili: quello che conta non è il bene in sé, ma solo il legame di assoluta devozione e obbedienza verso di lui, non l’universalità dell’etica ma il rapporto particolare del singolo col Dio.

Questa figura arbitraria di Dio quale sovrano terribile che può ordinare di uccidere e che uccide egli stesso è stata la causa delle “guerre giuste e sante” combattute nella storia umana in nome appunto di Dio, di Cristo e di Allah. Ricordiamoci che la violenza spesso ha avuto inizio col grido “Dio lo vuole”. Secondo il cardinal Ravasi (“La Santa Violenza” Il Mulino) “molte giustificazioni delle guerre di religione si sono basate su tali testi (biblici n.d.r.)”.

La storia delle società umane dimostra che l’islam tutto violento ed il cristianesimo tutto razionale perché il suo Dio è Ragione, esistono solo come categorie astratte nelle fantasie di qualcuno: le religioni monoteiste, in particolare, hanno dentro di sé anche una carica esplosiva di intolleranza potenziale, motivata dalla certezza del possesso della verità, soprattutto quando la verità si lega alla necessità di “andare in tutto il mondo e predicare a tutte le genti”.

Vediamo ora più da vicino la “ragione” di papa Ratzinger, quella che viene esaltata perché dono del Dio Logos all’uomo.

La “ragione”, di cui ha sempre parlato e scritto Benedetto XVI, non è un termine neutro perché sempre il papa ha aggiunto – oppure sottinteso – l’attributo “retta”. Il che cambia completamente il senso della parola. In questo modo, infatti, egli ha subordinato la ragione alla “Verità”, perché altrimenti essa diventa possibilità di arbitrio e di diritto del più forte; in questo caso, secondo il papa, si tratta di una ragione non più retta, ma “deviata”. La “Verità” a cui deve fare riferimento la “ragione” dell’uomo è quella impressa nei cuori e nel creato, ed è riconoscibile nei “diritti naturali” di tutti gli umani, di cui i 10 comandamenti sono una espressione e la Tradizione vivente della Chiesa di Roma la massima interprete. I passaggi sono sempre i seguenti, anche nelle encicliche di Ratzinger: la ragione (retta) guida la libertà dell’uomo, in quanto essa è sgabello della Verità, che a sua volta è concentrata nel “deposito della fede” della Chiesa. Quindi l’unità tra ragione – libertà- Verità è garantita dal Magistero pontificio: basta obbedire alla gerarchia per essere sicuramente uniti al Dio Logos.

Purtroppo parecchi eventi storici sono stati vissuti dal Magistero attraverso principi etici e teologici – motivati non dalla ragione ma dalla fede – che negavano aspetti di autonomia e di libertà che, solo  dopo il Concilio Vaticano II e una mare di scuse e richieste di perdono da parte dei pontefici (a partire da Giovanni Paolo II, che riconobbe che alcune pratiche ritenute assolutamente sacrosante dalla Chiesa nel passato oggi sono delle colpe), sono stati, almeno provvisoriamente, accettati: la libertà religiosa per tutte le fedi – il rispetto della sacralità della vita contro pena di morte e tortura – la lettura della Bibbia – la separazione della Chiesa dallo Stato si sono affermati lentamente nel tempo contro la gerarchia vaticana.

Quando questa teoria generale sul rapporto ragione-libertà- Verità diventa concretamente normativa assistiamo, negli enunciati di Benedetto XVI, alla riproposizione della solita morale patriarcale, sessuofobica e autoritaria che ha caratterizzato la Chiesa di Roma fino ad oggi, soprattutto con Giovanni Paolo II e col pontificato successivo.

Niente di nuovo: lotta all’aborto (sacrosanta, ma inficiata in partenza dalla negazione degli anticoncezionali, perfino nell’Africa funestata dall’Aids); un’unica tipologia di “famiglia”, a cui non possono accedere tuttavia i sacerdoti (strano perché a partire dagli apostoli di Gesù fino alla Chiesa dell’anno Mille il matrimonio nel clero era pratica diffusissima); il ruolo della donna, limitato nella sfera liturgica, senza più alcuna giustificazione sensata; il diritto a decidere sul proprio fine vita equiparato alla sentenza di morte dei più deboli  e degli anziani.

Per non citare l’ecumenismo di papa Ratzinger, rivolto essenzialmente alla Fraternità San Pio X di monsignor Lefevre (tradizionalisti cattolici che rifiutano il Vaticano II) e la sua lotta alla pedofilia nel clero, che diventa operativa solo nel 2010 (prima di quella data non c’era l’obbligo della denuncia da parte dei vescovi all’autorità civile e nessun membro del clero è stato mai giudicato prima del 2010 per il reato di pedofilia). Tutte azioni, proposte e comportamenti guidati dalla “retta ragione” secondo il papa emerito. Sono invece azioni, proposte, comportamenti che mostrano come non esista una “retta ragione” a priori, avallata dalla Divinità e di cui la Chiesa di Roma è custode, ma che la ricerca umana, attraverso la ragione, è costantemente all’opera di fronte alla realtà mutevole della storia, con cui deve fare i conti. Le risposte non sono già scritte “nei cuori e nel creato” ma devono essere ricercate nel confronto – questo sì razionale perché esclude volutamente il richiamo ad una fede – e nella negoziazione tra le diverse opzioni che gli umani elaborano.

La “ragione”, nella teologia di Benedetto XVI, è comprensibile e spiegabile alla luce della sua riproposizione di un modello di vita ripreso dal passato perché elaborato nel Medioevo e nell’incapacità di confrontarsi coi cambiamenti che caratterizzano ogni tempo.

Chiamiamola col suo vero nome: la “ragione” di Benedetto XVI è dipendente ed intrinseca alla sua visione del mondo e si chiama “ideologia”, non si chiama capacità critica di confrontarsi con la realtà e verificare attraverso di essa la propria correttezza. L’ideologia come pensiero strutturato è quel modo di pensare che rifiuta il mondo esterno quando non si adatta ai propri schemi interpretativi, come succede proprio all’elaborazione dottrinale di Benedetto XVI. Il pericolo di effetti di fanatismo e di violenza da parte dei fondamentalisti religiosi è purtroppo alimentato dalla presunzione di essere nella Verità e dal fatto che le idee di Ratzinger non vengono coltivate nel chiuso di seminari e tra gli adepti ai lavori, ma sono accompagnate da un enorme potere, culturale, politico e perfino economico, di cui la Chiesa di Roma ha dato più volte prova nel condizionare a proprio vantaggio le istituzioni e nel manipolare le coscienze.

Non è fortunatamente l’unica scelta obbligata per un cattolico, e ancora meno per un cristiano, aderire al pensiero di Ratzinger. Esiste anche una diversa teologia cattolica. Ne parleremo.

L’immagine in evidenza è tratta da: settimananews.it

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