DUE CRISTIANESIMI A CONFRONTO
I cattolici italiani al bivio

non solo nella scelta della fede ma anche in quella della politica

Il mondo cattolico, a settembre, si spaccherà nuovamente.

La componente moderata e riformatrice,
eviterà di dare il voto ai partiti che, fino a ieri, hanno attaccato le scelte sociali e religiose di papa Francesco perché essi sono profondamente ostili sia al creare “ponti” e non “mura” contro l’immigrazione, sia alla posizione privilegiata, da parte di Francesco, dell’apertura ecumenica e soprattutto della misericordia rispetto alla durezza e intransigenza dei dogmi cattolici (dogmi che Francesco comunque accetta).

In particolare, sono Lega e Fratelli d’Italia i partiti che hanno pubblicamente contrapposto all’operato dell’attuale pontefice una religiosità settaria e medievale che fa riferimento a Benedetto XVI, di cui ricordiamo il discorso di Ratisbona, col quale ha chiuso ogni dialogo con l’Islam, e la costante riproposizione di uno stato confessionale fondato sulla morale cattolica (ne sono esempi le posizioni in merito al fine vita e alle rivendicazioni delle minoranze sessuali). 

 La componente integralista e conservatrice,
invece, avrà tendenzialmente un comportamento opposto, in virtù della visione di un mondo nettamente separato tra il regno della Luce (che i tradizionalisti abitano) e il territorio delle Tenebre, dominato da Satana e dai suoi vizi, con cui non vi può essere alcun dialogo, ma solo scontro.

La figura che più può esemplificare l’anima riformatrice del mondo cattolico italiano è quella del cardinale Carlo Maria Martini, di cui quest’anno ricorre il decennale della morte. È stato arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002 e ne scriviamo anche per commemorarlo (utilizzando l’articolo apparso su Vatican new del 31 agosto 2022).  Grande studioso della Bibbia e maestro di vita e di dottrina, da chi lo ha conosciuto viene menzionato come un “padre-pastore”, vero educatore di tante coscienze di credenti perché non presentava certezze apodittiche e non insegnava l’obbedienza supina, ma proponeva questioni e problemi ardui su cui riflettere, ed egli stesso se ne faceva coinvolgere. 

Ancora nei suoi ultimi anni di vita egli pensava che la Chiesa avesse bisogno di meditare e di agire su terreni inesplorati perché vi erano diverse questioni che dovevano essere affrontate con urgenza. In particolare, per il cardinal Martini, si trattava della posizione, defilata e secondaria, della donna nella Chiesa, della partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali, della sessualità mortificata, della rigida disciplina del matrimonio, degli insufficienti rapporti ecumenici con le Chiese sorelle. 

In tema di celibato sacerdotale, il cardinale Martini sulla Presse nel marzo 2010 affermò che «l’obbligo del celibato per i preti dovrebbe essere ripensato» e poi che le «domande fondamentali della sessualità devono essere riformulate». 

Nel suo ultimo libro “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, sostenne che Dio non è cattolico, come papa Bergoglio disse ad Eugenio Scalfari nel dialogo trascritto su “La Repubblica” dell’ottobre del 2013. In un brano dell’intervista di un prete di “comunità” a Milano, don Virginio Colmegna così viene descritto “Quando l’ho incontrato, per me è cambiato il concetto di autorità: lui non era autoritario ma autorevole, una persona che insegna, quindi è diventato davvero maestro, che ha educato anche la mia coscienzaLui preferiva sempre, alla distinzione “credenti e non credenti”, quella tra “pensanti e non pensanti” … In fondo la Lectio divina l’abbiamo imparata tutti da Martini: in quel Duomo pieno di giovani che leggevano, meditavano con lui. E poi questo impegno a ridisegnare le strategie…”. 

Il cardinale Martini, in tutta la sua vita, aveva scelto il dialogo come atteggiamento fondamentale per poter incontrare gli altri, soprattutto gli appartenenti ad altre religioni, gli agnostici e gli atei. Una visione globale, quella di Martini, in cui il resto del mondo non cattolico, cioè la maggioranza dell’umanità, era vista come interlocutrice e “compagna” di ricerca e di strada. Ricordiamo “la Cattedra dei non credenti”, l’iniziativa che dal 1987 al 2002 (12 edizioni e 50 incontri) consentì non solo di ascoltare i non credenti e dialogare con loro, ma anche di metterli “in cattedra” per farsi interrogare da loro e dalla dinamica generata dal confronto. Non si trattava di una classica conferenza, con un insegnamento da parte di chi era “in cattedra” e un ascolto passivo da parte dei presenti. Al contrario, l’elemento dialogico era cruciale nello svolgimento di ogni incontro. 

Carlo Maria Martini non aveva paura del “mondo”, ed ancor meno lo fuggiva maledicendolo, ma ricercava volutamente le persone dal pensiero divergente dal suo e dalle scelte di vita differenti affinché, attraverso la comunicazione sincera, si aprissero per tutti nuove dimensioni interpretative.  In questo modo la Verità non era posta come premessa all’incontro bensì alla fine di esso se ne potevano scorgere tracce e barlumi condivisi, di cui ognuno era responsabile.

I cattolici tradizionalisti, invece, hanno come punto di riferimento e portavoce della loro mitologia apocalittica Padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria.

Don Livio propone un ritornello quasi quotidiano in cui  – dopo aver sottolineato più volte la necessità che l’amore cristiano si diffonda dappertutto e che la Regina della Pace conquisti i cuori, in modo che torni l’armonia tra i popoli –   egli insiste sulla necessità del rifiuto, fino alla “battaglia”, nei confronti del “mondo senza dio”, cioè tutti coloro che, compresi vescovi e clero, non sono allineati alla sua medievale ideologia religiosa. 

Martedì 30 agosto, commentando al minuto 22,30 della sua trasmissione (“Lettura cristiana della cronaca e della storia”) la differenza tra “umanesimo cristiano” e “umanesimo ateo”( per i tradizionalisti esiste solo la contrapposizione di Bianco e Nero, non c’è il grigio, non esistono le contaminazioni), padre Livio non ha menzionato un partito da votare, ma ha invitato a scegliere la formazione politica che incarna il suo “umanesimo cristiano” (antiabortista, antidivorzista, contro il fine vita autonoma, contro l’accettazione della sessualità delle minoranze). In interviste varie e su Facebook le simpatie di padre Livio vanno espressamente alla Lega (“Salvini segue un cammino di fede, non per interesse politico, è un sincero cattolico” Facebook 13 febbraio 2020) e a Fratelli d’Italia ed è ricambiato dallo stesso Salvini (“Ascolto Radio Maria e la rassegna di padre Livio è puntuale”).

Vogliamo raccontare un piccolo fatto, secondario rispetto alla guerra in Ucraina e ai grandi problemi economici ed ecologici, ma indicativo di come le tanto abusate parole “amore” e “pace” di questi personaggi possano mascherare piccolezza d’animo e insensibilità verso coloro che non si adeguano alle loro scelte e quindi diventano “anormali”.

Ci riferiamo al commento compiaciuto ed espressamente favorevole di padre Livio – ai microfoni di Radio Maria – nei confronti del provvedimento di Salvini, che, come ministro degli interni, volle reintrodurre nel 2018 la dicitura padre’ e ‘madre nel modulo per la richiesta della carta d’identità per i minori (ricordiamo che precedentemente il Garante della privacy si era opposto all’espressione “padre e madre” per gli effetti ritenuti “discriminatori”) eliminando così la dicitura generica “genitori”.

Per approfondimenti sull’intera vicenda, comprese le imprecisioni e falsificazioni di Salvini, di Meloni e di padre Livio, rimandiamo all’articolo del 15 gennaio 2021 di “Pagella Politica”. Impressiona come questi paladini dell’”amore cristiano” vogliano accanirsi, anche ai livelli burocratici del ministero, per rimarcare la distanza tra le famiglie “normali” e quelle nate dal “mondo senza dio”, e che non sia per loro un problema se le conseguenze possono ricadere su bambini.

Dopo aver appoggiato la politica e la campagna elettorale di Trump (difensore dei valori cattolici perché ben consigliato dalla moglie Melania, mentre l’abortista Biden incarna lo spirito satanico dei nostri tempi, parole testuali di padre Livio) Radio Maria è da molti anni l’organo dei cattolici tradizionalisti, a cui indica implicitamente, ma con chiarezza le organizzazioni da privilegiare, cioè “Fratelli d’Italia” (dimenticando, non a caso, “”Fratelli tutti”) e la Lega del Salvini, colui che che ha fatto arrestare la comandante della nave Sea Watch, Carola Rachete per “un atto di guerra contro il nostro paese”. Fortunatamente, per un altro prete cattolico, per il gesuita padre Sorge, l’opinione è opposta: “Il Sicurezza bis e questa politica di chiusure apprezzati da una parte del Paese, e da alcuni credenti, mostreranno in futuro la propria disumanità… eroica è stata l’azione di Carola Rachete”. Che poi le persone che trovano consonanza col Vangelo di Carlo Maria Martini e quelle invece che si identificano con quello di padre Livio si radunino la domenica nella stessa chiesa è una manifestazione di ipocrisia e di incoerenza per entrambe le parti, incoerenza vistosa e inaccettabile, che non potrà durare all’infinito, anche se sappiamo che i tempi del cambiamento nella Chiesa sono notoriamente “biblici”.

L’immagine in evidenza è tratta da: tropeaedintorni.it
Le altre immagini sono tratte, rispettivamente, da: ital-libri.com; papaboys.org

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