Cosa ci dicono i risultati delle elezioni politiche tedesche
Una severa bocciatura per gli illiberali (di destra e di sinistra). La funzione di un centro moderato.
Le ezioni politiche che si sono svolte in Germania il 26 Settembre scorso hanno prodotto la seguente situazione:
SPD – 25.7 % (+5.2) e 206 seggi (+53)
CDU/CSU – 24.1% (-8.9) e 196 seggi (-50)
VERDI – 14.8% (+5.8) e 118 seggi (+51)
FDP – 11.5% (+0,7) e 92 seggi (+12)
AFD – 10.3% (-2.3) e 83 seggi (-11)
LINKE – 4.9% (-4.3) e 39 seggi (-30)
I partiti col segno più sono solo tre: Il Partito Socialdemocratico di Germania (che dopo lunghi anni torna al primo posto ma non basta per garantirsi la guida del governo), i Verdi (la formazione ambientalista più forte d’Europa) e Fdp (il Partito Democratico Libero, di orientamento liberale). Insieme fanno il 52% dei votanti, ed è possibile che insieme daranno vita al nuovo governo. Ma non è detto. Anche l’Unione CDU/CSU (costituita da due partiti – i Cristiano Democratici e i Cristiano Sociali – appartenenti all’area di Centro-destra) insieme a verdi e liberali superano il 50% e potrebbero formare la coalizione di governo. Certo, i cristianodemocratici escono ridimensionati, ma meno di quanto temevano e, in fondo, la distanza dai vincitori della Spd è solo di un punto e mezzo.
Questi partiti (SPD, CDU/CSU, VERDI e FDP), sui quali si è riversato il 76,1% dei voti espressi dai tedeschi, sono tra loro ben diversi. Eppure una caratteristica comune, a ben vedere, ce l’hanno: tutti e quattro si sono presentati agli elettori con programmi che contenevano solo poche concessioni alle proprie fazioni interne più intransigenti e radicali. In altri termini, li accomuna una propensione ad assumere un atteggiamento moderato.
Non potremmo invece parlare di moderatismo in riferimento agli altri due partiti presenti nella competizione elettorale del 26 Settembre:
L’ Afd (Alternativa per la Germania) è un partito di estrema destra sovranista che, secondo quanto si legge sulla stampa tedesca, è stato classificato dai servizi segreti come caso sospetto di estremismo politico e potenziale rischio per la democrazia.
Anche LINKE (La Sinistra) è un partito estremista ma su posizioni opposte a quelle di AFD. Eppure i punti in comune tra le due formazioni non mancano, come ad esempio l’avversione per la NATO e la simpatia per la Russia di Putin (che non è certo un modello di democrazia liberale). Del resto Linke è nata come erede del vecchio partito comunista.
Entrambe queste formazioni estremistiche, che fino a qualche anno fa sembravano navigare sulla cresta dell’onda, hanno subito una pesante sconfitta.
C’è qualcosa di straordinario in questa situazione, che merita di essere sottolineato.
Innanzitutto la bocciatura di Afd e Linke. Essa ci fa ben sperare che si stia sempre più esaurendo il fascino esercitato negli ultimi anni, in Europa e non solo, da varie formazioni populiste ed estremiste sorte un po’ ovunque facendosi portavoce della delusione e della rabbia di chi maggiormente aveva patito le conseguenze della globalizzazione e della grave e lunga crisi economica iniziata nel 2008.
È il caso di ricordare che negli ultimi anni, sui giornali come nei talk televisivi, ci siamo spesso imbattuti in commenti ed analisi politiche cha hanno avuto come refrain l’idea che i partiti tradizionali sono finiti e il futuro della politica è rappresentato dai nuovi movimenti populisti (di destra come di sinistra) tutti caratterizzati da venature estremistiche.
In un articolo apparso sul settimanale L’Espresso un paio di anni fa, ad esempio, il filosofo Massimo Cacciari scriveva: i conflitti futuri avranno ben poco a che vedere col duello destra-sinistra. Anche la formula centro-destra vs centro-sinistra perderà valore. Assisteremo ad una radicalizzazione delle proposte e delle promesse come non abbiamo mai visto e d’ora in poi il conflitto sartà radicale.
L’estremismo è stao comunemente visto come la cifra del nuovo sentire popolare, mentre il moderatismo perdeva appeal presso il popolo perché non era stato in grado di dare vere (cioè drastiche) soluzioni ai grandi problemi come la povertà, l’occupazione, le crisi migratorie.
Ma alla prova dei fatti, i movimenti populisti e radicali hanno mostrato di non essere capaci di dare risposte realmente nuove e più efficaci ai problemi che promettevano di risolvere. Così, con la stessa rapidità con la quale i loro consensi elettorali erano cresciuti ora li stanno perdendo. In Italia il caso emblematico è quello del M5s (del quale tutti ricorderanno la farsa della “abolizione” della povertà).
Noi non sappiamo (e soprattutto non ci interessa qui) spiegare come mai così tanti analisti ci abbiano raccontato il mondo della politica con tanta grossolana superficialità (nel senso che fin dall’inizio si poteva capire che il successo degli estremismi e dei populismi era un fuoco di paglia, perché dietro ai loro slogan non c’erano veri programmi finalizzati ad affrontare seriamente i problemi ).
Qui ci basta ribadire che quelle analisi erano sbagliate. E questo, in tutta evidenza, è stato ratificato dalle elezioni tedesche.
A parte la prevedibile (ma poco prevista) sconfitta degli estremismi, c’è una seconda novità in queste elezioni tedesche. I partiti tradizionali (uno conservatoire e uno progressista) restano ancora i principali beneficiari del voto popolare, ma non più da protagonisti assoluti. I partiti moderati minori (verdi e liberali) sono cresciuti tanto. Quindi, non solo sono indispensabili per la formazione di un governo ma sono anche rappresentanti di una grossa fetta di elettorato che esprime l’esigenza di una azione politica “equilibrata”. Non è più possibile considerare questi partiti come dei semplici gregari.
Per quel che ne sappiamo, infatti, a scrutinio concluso, verdi e liberali hanno avviato un confronto tra di loro per costruire una piattaforma comune di proposte sulla cui base poi aprire un confronto con i due partiti maggiori. È possibile che saranno loro (che insieme raggiungono il 22%) a scegliere con quale dei due schieramenti tradizionali (quello conservatore o quello socialdemocratico) allearsi per la formazione del nuovo governo. Non ci sarà dunque, probabilmente, una ripetizione della grosse Koalition (che ha comunque le caratteristiche di una soluzione eccezionale): non ce n’è bisogno.
Insomma i risultati delle elezioni tedesche hanno prodotto una situazione che molti ritengono essere quella ideale per un Paese in cui la dinamica politica vede la presenza di due schieramenti, uno di destra e uno di sinistra, che si contendono la guida del Paese e vige un sistema elettorale di tipo proporzionale. Poiché in un tale sistema è praticamente impossibile che un solo partito raggiunga il 51%, uno o più partiti di centro possono svolgere un ruolo molto importante per garantire la formazione di un governo nonché la governabilità del Paese: evitare che si formino alleanze spurie, tra partiti che si sono presentati agli elettori con programmi troppo diversi; togliere spazio alle pregiudiziali ideologiche e affrontare pragmaticamente i problemi del Paese (come ha insegnato la Merkel). Fosse così anche da noi!
L’immagine in evidenza è tratta da: vaticannews.va
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