MELONEIDE
Basta con l’ideologia, viva la scienza

Basta con l’ideologia, viva la scienza. È questo, in sintesi, quanto ha detto la neo-premier Giorgia Meloni nella sua prima conferenza stampa. Mentre, in realtà, si apprestava a fare esattamente l’opposto.

Non è certo in omaggio alla scienza che la premier ha preso la decisione di inserire nella prossima legge finanziaria l’innalzamento del tetto del contante, ignorando l’evidenza di una studio scientifico condotto dalla Banca d’Italia nel quale viene mostrato chiaramente che “ un aumento della quota di transazioni in contanti determinerebbe, a parità di condizioni, un incremento dell’incidenza dell’economia sommersa”.

E non è certo in omaggio alla scienza che si è precipitata (primo provvedimento annunciato dal nuovo governo) a reintegrare nel servizio sanitario nazionale quattromila, tra medici e infermieri, no-vax “prima del termine di scadenza della sospensione”, cancellando le sanzioni che a loro erano state inflitte secondo la legge. Dimenticando che questi signori avevano fatto apertamente sfoggio di una ideologia a-scientifica, in nome della quale si erano rifiutati di fare bene il lavoro per il quale erano pagati dai contribuenti (ovvero garantire la salute dei pazienti vaccinandosi). Hanno negato, senza averne né titolo né cognizione, la validità delle straordinarie ricerche scientifiche che hanno consentito di sconfiggere il Covid sars 2 e salvare milioni di vite umane. Perché premiarli? La giustificazione che manca personale medico è chiaramente una motivazione di comodo, perché il servizio sanitario ha prima di tutto bisogno di personale preparato e affidabile sul piano scientifico non di improvvisati esperti che negano i progressi della scienza.

La cosa più preoccupante è un’altra ancora, è l’affermazione della premier che “ nelle scelte prese dai precedenti governi non ci fossero evidenze scientifiche”. Questa affermazione, non seguita da una precisazione (accompagnata da dati) circa le scelte dei precedenti governi mancanti di evidenza scientifica, ha un valore prettamente ideologico, può avere solo l’effetto di gettare discredito sulle istituzioni pubbliche e non aiuta certo ad affrontare e risolvere meglio i problemi, non ha nulla del “pragmatismo” al quale la Meloni ha sempre detto di voler ispirare l’azione del suo governo.

 È invece apertamente un omaggio ad una ben precisa ideologia (quella reazionaria “legge e ordine”) la decisione di inserire un nuovo articolo nel codice penale, il 343-bis, ovvero il nuovo reato di “invasione per raduni pericolosi” (cogliendo l’occasione di un raduno rave alle porte di Modena).
L’ articolo recita: “L’invasione per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica consiste nell’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici o privati, commessa da un numero di persone superiore a cinquanta, allo scopo di organizzare un raduno, quando dallo stesso può derivare un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.

È una definizione che procede per tautologica, dove la conclusione non fa altro che ripetere la premessa. Non precisando quindi cosa si debba intendere per pericolo per l’ordine pubblico, incolumità pubblica e salute pubblica, la norma risulta assolutamente vaga, concepita per potere essere usata a piacimento, per dare ampia discrezionalità ai tutori dell’ordine nel determinare di volta in volta ciò che va vietato e punito. Con l’unico vincolo che la pericolosità va considerata solo quando il raduno riguarda più di 50 persone. Un po’ poco per garantire i cittadini circa eventuali abusi e discriminazioni nell’utilizzo di una norma che ne limita ampiamente la libertà. Pertanto è una norma illiberale. La sua vaghezza e il suo rigore punitivo (incredibile che si possa concepire che chi organizza raduni per ascoltare musica a tutto volume possa essere punito con la detenzione da 3 a 6 anni) non sono accettabili come tratti di una norma che di fatto va ad intaccare uno dei fondamentali diritti sanciti dalla nostra Costituzione, la quale all’art 17 recita: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.

Spiace dirlo, ma da queste prime iniziative viene fuori una Giorgia reale alquanto diversa da come lei ultimamente ama rappresentarsi.

L’immagine in evidenza è tratta da: ambasciatori.it
Le altre immagini sono tratte, nell’ordine, da: contocorrenteonline.it; firenzetoday.it; deejay.it

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