La luce di parole autentiche illuminano “lo scontro di civiltà”
Il commento che segue ci serve a capire gli attuali USA, un paese in gran parte cristiano ma che oggi è pieno di persone spaventate (come lo è una buona parte dell’Europa).
“…La parola “cristiano” può essere usata in molte accezioni. C’è ad esempio il cristianesimo culturale, che osserva le abitudini della fede, ne sostiene le istituzioni e parla usando i suoi termini. Le persone che sono profondamente legate alle sue tradizioni e che l’abbracciano fortemente come identità possono sentirsi vincolate dai suoi insegnamenti oppure no. Accogliere lo straniero, amare il nemico, porgere l’altra guancia o prestare qualcosa senza pensare a ciò che si avrà in cambio, sono tutti atti che comportano un rischio. Vanno tutti contro gli istinti di autoprotezione, che in genere sono considerati buon senso dalle società, comprese quelle che si definiscono cristiane. L’assicurazione che accompagna tali comandamenti è che, osservandoli, compiacciamo Dio. Se crediamo nella realtà del Dio della nostra fede ciò dovrebbe essere una speranza e una ricompensa in grado di prevalere su ogni altra considerazione. Essere capaci del coraggio al quale Gesù ci chiama significa essere cristiani in spirito e verità, e non semplicemente per identità o lealtà.
MA FEDE E’ UN’ALTRA PAROLE PER CORAGGIO e dove domina la paura manca la fede…Storicamente di tanto in tanto le società che si definiscono cristiane sono vinte dalla paura e reagiscono in modo violento e irrazionale, ritenendo di difendersi contro la stregoneria, l’eresia o il cripto-giudaismo, per esempio. E’ questo il genere di paura che oggi sembra crescere in mezzo a noi. Alcuni politici, con le loro coorti e i loro simpatizzanti, – e alcuni leader religiosi – hanno suscitato sospetto e risentimento nei confronti di minacce e nemici immaginati che considerano ostili al cristianesimo stesso. A volte le loro paure incoraggiano crimini contro gruppi che essi considerano una minaccia per il loro paese, la razza o la civiltà, cancellando ogni insegnamento di Gesù che vieta l’odio e la violenza La paura diventa la loro religione…Quanti dimenticano Dio, sola certezza della nostra sicurezza, in qualunque modo si voglia definire questa parola, possono essere riconosciuti dal fatto che danno risposte irrazionali a timori irrazionali. La fede può essere la risposta alla paura quando la fede è reale. Laddove esiste davvero crea integrità tra gli individui, una profonda lealtà verso Cristo che si realizza nell’obbedienza a Lui e nell’abbracciare la promessa di una realtà ultima, in cui tutte le nostre paure e risentimenti non avranno spazio… (Purtroppo) la paura è uno stimolante, come si sa, può offrire una narrativa molto drammatica per strutturare la vita più comune quando porta a pensare: ”ci sono persone che minacciano tutto ciò che mi è caro!”. Questo può consentire alle persone di identificarsi in modo appassionato dalla parte degli angeli, per così dire, senza lasciare la comodità del proprio salotto. Può dar loro una squadra, una identità, senza esigere niente da loro…Il rancore ha trasformato il dibattito pubblico in una sorta di guerra tribale, quando invece la democrazia, nella sua essenza e nel suo spirito, è amore e identificazione immaginativi nei riguardi di una comunità con la quale, sovente e per molti aspetti, ci si potrebbe trovare in profondo disaccordo. Penso che questo marketing del rancore sia davvero una minaccia per la comunità. Le persone devono essere sensibilizzate al facile cinismo che intende privarle della speranza e della dignità e così privare la comunità del milione di benefici che giungono dal sostenere una convivenza pacifica e feconda…”
Marilynne Robinson è una delle più importanti scrittrici americane viventi. L’intervista completa si trova nell’ “Osservatore Romano“ del due maggio 2019.
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